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giovedì 3 novembre 2016

Condizionatore: la riduzione dei gas Hfc fermerà le emissioni di CO2?

Dopo l'intesa firmata a Kigali per ridurre l'uso di gas Hfc usato per apparecchi come condizionatore e frigo, si attende il via dell'Accordo di Parigi.

 

Il "monumentale passo avanti" annunciato dal segretario di Stato John Kerry detta una nuova regola nell'uso del condizionatore, essenziale per ridurre i gas serra.

Lo storico accordo raggiunto a Kigali (capitale del Ruanda) il 15 ottobre ha rappresentato un passo importante nella lotta contro il cambiamento climatico da parte dei 170 Paesi riuniti per l'intesa globale di ridurre (ed eliminare progressivamente) l'uso di gas Hfc (idrofluorocarburi), utilizzati finora per il funzionamento di frigoriferi, condizionatori d'aria, aerosol, schiume.

Dopo 7 giorni di negoziati, a sottoscrivere il nuovo accordo internazionale per far fronte al surriscaldamento globale è stato il presidente americano Barack Obama.

Sulla base di quanto ha affermato l'ambientalista David Doniger di Natural Resources Defense Council, un accordo del genere potrebbe fermare le emissioni di CO2 da combustibili fossili in tutto il mondo per oltre 2 anni.

 

L'utilizzo di gas Hfc nel condizionatore e non solo: i danni

Gli effetti dannosi dei gas Hfc, usati per apparecchi come il condizionatore e il frigorifero, sono cento/mille volte più potenti dell'anidride carbonica: le emissioni di Hfc crescono al ritmo di 7-15% ogni anno, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo.

In base all'accordo di Kigali, che modifica il Protocollo di Montreal del 1987 entrando subito in vigore, tra i primi a ridurre le emissioni di questo gas del 10% saranno USA ed Europa.

Il taglio inizierà a partire dal 2019 mentre i tanti Paesi guidati dalla Cina si impegneranno a congelare i consumi tra il 2024 ed il 2028 (i tagli effettivi avverranno solo dal 2029).

Alcuni Stati mediorientali, India e Pakistan rimandano a non prima del 2028: l'India, in particolare, inizierà i tagli dal 2032.

 

L'obiettivo

L'obiettivo da raggiungere, che potrebbe sembrare al primo impatto insignificante, è ridurre il surriscaldamento globale di 0,5° entro fine secolo.

Un traguardo ambizioso se consideriamo che aumentando la temperatura terrestre di 1,5° potrebbero scomparire le barriere coralline, farla salire di 2° significherebbe per l'umanità non potersi più sfamare e con 3° in più l'Artico verrebbe eliminato.

Al momento, i gas Hfc contribuiscono per l'8% al surriscaldamento climatico ma la percentuale è destinata a salire.

Se pensiamo al mercato del condizionatore d'aria, si prevede che entro il 2030 verranno installati oltre 700 milioni di apparecchi in tutto il mondo.

Il piano d'azione firmato a Kigali dovrebbe ridurre di 70 miliardi di tonnellate di anidride carbonica le emissioni tra il 2030 ed il 2050: per rendere meglio l'idea, è come se sparissero 500 milioni di auto.

Si punta a raggiungere una riduzione mondiale dell'80-85% in uso di Hfc a partire dal 2047.

 

Quanto costerebbe all'India questo nuovo accordo?

Rimpiazzare i gas Hfc con alternative più green ed ecosostenibili - che si tratti di condizionatore, frigorifero od altro – costerebbe all'India, secondo quanto ha riferito il leader Narendra Modi, tra i 15 ed i 38 miliardi di dollari.

Da ciò risulta che è quantomeno indispensabile l'aiuto dei Paesi industrializzati.

I firmatari dell'intesa a Kigali hanno, perciò, creato un fondo di finanziamento apposito.

 

In attesa dell'Accordo di Parigi

La sfida al cambiamento climatico prevede un prossimo grande appuntamento, subito dopo Kigali: l'entrata in vigore dell'Accordo di Parigi prevista per il 4 novembre.

Questo accordo è stato finora approvato da 79 su 197 Paesi firmatari. L'Italia è tra i Paesi che non ha ancora ratificato l'Accordo di Parigi ma il relativo disegno di legge dovrebbe essere approvato prima del 7 novembre, data fissata per la conferenza Cop22 a Marakech.

Sono in molti a chiedersi: se si tratta di un problema immediato perché aspettare il 2019, il 2024 o, addirittura, il 2032?

Il dubbio aumenta se si considera che Cina e India (il cui livello di inquinamento è altissimo) non intendono ridurre a breve termine i gas Hfc.

C'è chi sospetta una manovra per spingere i consumatori ad acquistare un nuovo condizionatore o refrigeratore in nome del rispetto per l'ambiente, ma sono ancora più numerosi quelli che si chiedono se davvero la riduzione e progressiva eliminazione dei gas Hfc riuscirà davvero a contribuire fortemente alla lotta contro il surriscaldamento globale.

La questione dei gas che intaccano l'ozonosfera è nata negli anni '80 e soltanto adesso i potenti del mondo decidono di eliminare questi gas.

Nasce spontanea la domanda: per quale motivo il buco nell'ozono, nel frattempo, si è ridotto?

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