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martedì 28 febbraio 2012

I DISTURBI DI COMPORTAMENTO E LE ABBUFFATE COMPULSIVE

Ormai è noto in psicologia come
ci siano delle relazioni tra i disturbi di comportamento e le abbuffate
compulsive. Chiaramente non tutte le ingestioni eccessive di cibo sono da
considerarsi patologiche, anzi capita a tutti nella vita di abbuffarsi, almeno
una volta. Diverso è invece la situazione in cui le abbuffate si ripetono con
frequenza elevata. Il rapporto con il cibo è spesso condizionato dal nostro
stato di equilibrio mentale e di serenità interiore. La relazione che lega i
problemi delle persone all’abbuffata compulsiva è spesso complessa, tanto da
arrivare a creare un circolo vizioso difficile da spezzare.
La ricerca scientifica ha messo
in evidenza come, di frequente, le persone alternano le abbuffate compulsive a
periodi di dieta. Non si tratta chiaramente di anoressia,
dove la dieta è spesso ferrea o totale, ma di una restrizione in attesa
dell’abbuffata, quasi a sentirsi “autorizzati” ad ingerire successivamente
un’enorme quantità di cibo. Chiaramente queste persone avranno un peso in
continua oscillazione, in base al periodo in cui si trovano (dieta o
abbuffata). Le persone affette da questa problematica, a differenza di quanto
accade invece nella bulimia, non mettono in atto dei comportamenti compensatori
come il vomito auto-indotto o l’abuso di lassativi per eliminare le calorie
ingerite. La conseguenza è proprio quella di aumentare notevolmente di peso,
fino a ricominciare con la dieta successiva.
Spesso chi soffre di questo
disturbo ha alla base una bassa autostima, un disturbo di personalità o un
eccessivo perfezionismo (anche indotto dal nostro modello culturale che oggi
continua a riproporre donne molto magre). In questo quadro clinico si colloca anche la
depressione
. Le motivazioni che possono portare a questo disordine
alimentare sono molteplici: tra le più frequenti c’è l’instabilità emotiva. La
persona utilizza l’abbuffata per alleviare l’ansia, la tristezza o la
depressione arrivando ad utilizzare il cibo come elemento compensatorio per sopportare
o affrontare momenti di difficoltà. Come afferma Paola di 53 anni: <la separazione da mio marito mi sentivo persa, sola, senza voglia di affrontare
la vita, ero sempre triste e depressa e il cibo rappresentava per me l’unico momento di piacere e di sfogo. È stato così
che ho iniziato a mangiare sempre maggiori quantità, fino a ritrovarmi
obesa>>.
Sembra essere questo un disturbo
in crescita anche in Italia, che ad oggi colpisce circa 1 milione e 300 mila
persone. Le persone affette da questo disturbo devono farsi aiutare: oggi c’è
anche la possibilità di ricevere una consulenza psicologica on line. Chi lo
desidera può contattare direttamente uno psicologo on line esperto nella
gestione di queste problematiche con l’obiettivo di correggere le proprie
abitudini alimentari e ricevere consigli utili per eliminare le situazioni ad
alto rischio di abbuffate alimentari.
Il servizio www.psicologo360.it può essere un valido
aiuto.


Dott.ssa Simona Capurso


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