DI NUOVO I BULLDOZER CONTRO UN CIMITERO BAHÀ'Ì, IN IRAN.
Da Najafabad, a Yazd, a Abadeh, fino nel Mazandaran è tutto un pullulare di violenze.
Con preghiera di darne diffusione.
Bulldozer in un cimitero Bahà'ì, in Iran. Questo è l'ultimo di una serie di attacchi perpetrati contro la comunità Bahá'í iraniana, a seguito di una campagna denigratoria e di odio portata avanti, in maniera sistematica, dal Governo di quel Paese. La distruzione di questo cimitero vicino a Najafabad, nei dintorni di Isfahan, è avvenuta qualche giorno fa ed è pressoché identico a quello che è accaduto nel mese di luglio, a Yazd: dove un altro cimitero Bahá'í è stato danneggiato, in maniera estesa, con attrezzature meccaniche, di movimento terra.
L'elenco delle violazioni dei diritti umani, dei Bahá'í in Iran, sta crescendo, negli ultimi tempi, a dismisura. Alcuni giorni prima della distruzione di un centinaio di tombe a Najafabad, sono state fatte recapitate lettere minacciose, ad una trentina di famiglie Baha'i.
Ancora una volta, anche quest'anno, ai Bahá'í iraniani, che cercano di accedere agli Istituti Professionali e Tecnici è stata, di fatto, impedita la loro iscrizione al prossimo anno accademico, dal momento che la domanda, per essere ammessi ai corsi, non lascia loro alcuna opzione, se non quella di negare la loro Fede. Ai richiedenti vengono, infatti, date tre scelte: Zoroastriana, Ebraica o Cristiana. E se la casella del modulo non viene riempita il richiedente viene considerato mussulmano. La signora Bani Dugal, principale rappresentante della Bahá'í International Community alle Nazioni Unite, ha denunciato la situazione, sostenendo che "con questo sistema, i Bahá'í non sono messi, di fatto, in grado di compilare correttamente la domanda senza negare, per questo, la propria Fede. Ccosa che è contraria ai loro principi religiosi. E che si rifiutano di fare."
Nel mese di maggio, nella provincia del Mazandaran, è stato appiccato il fuoco alle case - fortunatamente non occupate, in quel momento - di sei Bahà'ì.
Nel mese di giugno, nella città di Abadeh un gruppo di vandali e facinorosi, ha scritto frasi intimidatorie e calunniose sui muri di alcune case e negozi, di proprietà dei Bahá'í del posto. Tra le scritte minacciose che si potevano leggere sui muri di questi edifici di Abadeh, ce n'erano alcune che erano molto inquietanti, come quella specifica che sentenziava - in maniera particolarmente ostile - che "Hezbollah è sveglio e disprezza i Bahá'í„.
E poi ce ne n'erano anche altre, di frasi intimidatorie:
a. "Morte ai Bahà'ì, mercenari dell'America e dell'Inghilterra„
b. "i Bahà'ì: mercenari d'Israele„
c. "i Bahá'í sono impuri„.
Si tratta di frasi che derivano, in maniera diretta, dalla propaganda che è stata fatta, negli ultimi anni, dal Governo iraniano, attraverso i mezzi d'informazione di massa.
Dal mese di maggio, alcuni Bahá'í residenti in diciassette città dell'Iran sono stati trattenuti dalle locali autorità di polizia, per essere interrogati. In tutto il Paese si segnalano sei nuovi arresti.
i. A Kermanshah, un uomo di 70 anni è stato sottoposto a 70 colpi di frusta ed è stato condannato a un anno di prigione. L'accusa: propaganda e diffusione della Fede Bahá'í e diffamazione dei Puri Imam.
ii. Nel Mazandaran, si è svolto un processo, da parte di una corte islamica, nei confronti di tre donne ed un uomo che sono stati ingiustamente incriminati di aver fatto propaganda contro l'Iran, in nome d'una organizzazione anti islamica.
Ricordiamo che il cimitero Bahá'í di Yazd è stato distrutto nello scorso mese di luglio. I segni lasciati e l'entità dei danni riportati dimostrano, anche in questo caso come per Najafabad, che sono stati usati mezzi pesanti. Tutti questi episodi cruenti sono il risultato di una lunga campagna del Governo iraniano che ha incitato la popolazione all'odio contro i Bahà'ì.
La Bahá'í International Community – presente alle Nazioni Unite, di New York e di Ginevra – nella persona del suo rappresentante ufficiale, Diane Ala'i ha fatto appello al mondo perché il Governo iraniano sia giudicato per i suoi misfatti e perché sia ostacolata l'azione violenta perpetrata contro la comunità Bahà'ì: la quale conta in Iran circa 300.000 credenti e rappresenta la più grande minoranza religiosa di tutto il Paese.
A parere di Diane Ala'i: "Mentre può sembrare che questi ultimi avvenimenti siano di rilevanza minore rispetto ad altri che si sono verificati in precedenza, per il semplice fatto che si reiterano, in maniera così frequente, in ogni regione dell'Iran, dimostrano che la persecuzione dei Bahá'í fa parte della politica del Governo e quindi è qualcosa per cui l'Iran deve essere ritenuto responsabile a livello internazionale".
Diane Ala'i ha puntualizzato, inoltre, che "vi sono altri gruppi, in Iran, che soffrono della violazione dei diritti umani: basti pensare che negli ultimi mesi, le autorità iraniane hanno intensificato i controlli nei confronti della società civile, prendendo di mira accademici, attiviste femminili, studenti e giornalisti".
Rino Cardone – addetto stampa
22 settembre 2007
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