Nel cuore tenebroso della storia irlandese, le Case Magdalene emergono come un capitolo oscuro e inquietante. Queste istituzioni, attive per oltre due secoli e mezzo, dal 1765 fino all'alba del terzo millennio, erano sotto la supervisione del governo irlandese, che spesso delegava le operazioni quotidiane a terzi.
Le condizioni all'interno di queste lavanderie erano di una severità estrema. Un numero considerevole di donne, stimato in decine se non centinaia di migliaia, venivano rese prigioniere. Queste donne erano sottoposte a un silenzio forzato, a una sorveglianza incessante, a abusi emotivi e fisici di notevole gravità e a una totale privazione delle opportunità educative.
Gli abusi perpetrati all'interno delle Case Magdalene hanno persistito ininterrottamente dal momento della fondazione dello Stato Libero d'Irlanda nel 1922 fino alla conclusione del XX secolo. I governi successivi hanno scelto di trascurare la situazione, nonostante fossero a conoscenza delle condizioni all'interno di queste istituzioni. La denominazione "Stato Libero d'Irlanda" risulta essere un titolo effimero per uno Stato in cui le donne venivano detenute secondo la legge irlandese, diventando di fatto prigioniere. Queste donne, vittime di uno Stato e di una cultura criminale, erano obbligate a lavorare, principalmente nelle lavanderie, poiché queste istituzioni dovevano essere autosufficienti e generavano profitti, probabilmente anche per coloro che avevano interessi nell'esistenza di queste strutture.
Nel 1993, una rivelazione sconcertante ha rivelato le operazioni criminali di queste istituzioni: tombe anonime di 155 donne nei terreni di una di queste lavanderie. In risposta a questa scoperta, nel 2013 lo Stato irlandese ha emesso un'apologia formale e il governo ha istituito, almeno nominalmente, un programma di risarcimento per le donne sopravvissute. Tuttavia, nel 2020 i media irlandesi hanno riportato che non tutte le sopravvissute hanno ricevuto il dovuto risarcimento, seppur modesto. Infatti, il risarcimento complessivo per ogni vittima ammonterebbe a circa 38.000 euro in un paese dove lo stipendio annuo medio si aggira intorno ai 50.000 euro.
Fino ad oggi, il governo irlandese non ha ancora confessato il suo ruolo in questi abusi perpetrati contro migliaia di donne. In un tentativo di distogliere l'attenzione, i politici irlandesi hanno continuato a scaricare tutte le responsabilità sulle suore che gestivano le operazioni quotidiane di queste strutture per conto dei vari governi irlandesi che si sono succeduti nel corso dei decenni. Un tentativo di depistaggio che getta un'ombra ancora più cupa su questa già oscura vicenda.
È inconcepibile che un'istituzione così nota come le Case Magdalene potesse operare all'interno della Repubblica d'Irlanda senza alcun controllo da parte del governo. Infatti, per una parte di politici europei e l'intera opinione pubblica, tale vicenda meriterebbe di essere portata davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea insieme ai governanti irlandesi che si sono resi responsabili negli ultimi anni.
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