Assunti
a tempo indeterminato tredici docenti precari della scuola che, dopo
aver iniziato il contenzioso nel 2009 al Tar Lazio per l’inserimento a
pettine, lo avevano riassunto al Tribunale del lavoro di Palermo, con
gli avvocati Ganci e Miceli, ottenendo l’immissione in ruolo.
La
decisione del Tribunale di Palermo, pubblicata il 26 luglio, è tanto
più importante perché si accompagna a decine di sentenze emesse negli
altri Tribunali d’Italia e a più di 400 ordinanze cautelari di analogo
contenuto. Aveva
ragione l’Anief che, fin dall’estate scorsa, aveva chiesto
esplicitamente al ministro Gelmini di chiudere in via transattiva il
contenzioso dopo la sentenza della Corte Costituzionale che aveva
riconosciuto l’illegittimità del divieto di trasferimento provinciale
del personale precario voluto ostinatamente dalla Lega Nord.
La
questione dei ricorsi pettine è ormai nota a chi ha seguito le vicende
del precariato scolastico e l’annosa questione dell’inserimento nelle
graduatorie. Tutto inizia nel 2007, quando l’allora direttore generale
in un nota precisa che nel successivo aggiornamento non sarà permesso il
trasferimento da una provincia all’altra. Tale nota viene impugnata e
annullata dal Tar Lazio nei ricorsi patrocinati dall’Anief. Nel 2009,
durante l'aggiornamento provinciale delle graduatorie dei docenti
precari, viene negata nuovamente la possibilità di effettuare il cambio
della provincia di appartenenza.
La
violazione del diritto al trasferimento provinciale, e quindi alla
libera circolazione dei lavoratori sul territorio nazionale, oltre che
la violazione del criterio del merito (punteggio posseduto) per accedere
alle supplenze e alle nomine in ruolo nella scuola pubblica, induce
nuovamente migliaia di precari ad affidarsi all'ANIEF e ai suoi legali
Fabio Ganci e Walter Miceli.
La
vicenda, infine, approda alla Corte Costituzionale che con una
lapidaria sentenza del febbraio 2011 dà piena soddisfazione alle tesi
strenuamente sostenute dall'ANIEF e ribadisce che il collocamento “in
coda” risulta illegittimo “perché,
in modo irragionevole e in violazione del principio di uguaglianza,
prevede una diversa disciplina a seconda del momento in cui il docente
chiede il trasferimento da una graduatoria provinciale ad un’altra” e che, agendo in tal modo, il legislatore “introduce,
con effetto temporale rigidamente circoscritto ad un biennio, una
disciplina eccentrica, rispetto alla regola dell’inserimento “a pettine”
dei docenti nelle graduatorie, vigente non solo nel periodo anteriore,
ma persino in quello posteriore all’esaurimento del biennio in
questione. Tale ultimo assetto normativo costituisce, dunque, la regola
ordinamentale prescelta dal legislatore, anche nella prospettiva di non
ostacolare indirettamente la libera circolazione delle persone sul
territorio nazionale (art. 120, primo comma, Cost.), rispetto alla quale
la norma impugnata ha veste derogatoria”.
Dopo
la sentenza del Giudice delle Leggi, tuttavia, l’amministrazione nega
il diritto all’immissione in ruolo dei ricorrenti costringendo i
ricorrenti a rivolgersi al giudice del lavoro per ottenere l’agognata
assunzione. L'ANIEF così organizza una rete di legali su tutto il
territorio nazionale per depositare nei Tribunali di tutta Italia
centinaia di ricorsi e far riconoscere definitivamente il diritto dei
propri assistiti.
Oggi
a Palermo si chiude simbolicamente la partita iniziata nel 2007 dal
giovane sindacato che ha proprio nel capoluogo siciliano la sua sede
nazionale.