Corrado Bonomi
Sogno come ironia
Oratorio De' Disciplinanti
Chiostri di Santa Caterina
Finalborgo
05 agosto – 24 settembre 2006
Titolo: Corrado Bonomi Sogno come ironia
A cura di: Maurizio Sciaccaluga – Viviana Siviera
Catalogo: Edizioni Vanilla – Testi di M. Sciaccaluga, V. Siviero
Sede: Oratorio De' Disciplinanti – Chiostri di Santa Caterina Finalborgo
Periodo: 05 agosto – 24 settembre 2006
Inaugurazione: Sabato 05 agosto ore 18.30
Orario: Tutti i giorni 18.00/23.00 chiuso il martedì
Informazioni: www.comunefinaleligure.it - culturismo@comunefinaleligure.it
Tel. 019 6816004 – Fax 019 6816377
Tutti noi, in un tempo più o meno lontano siamo stati bambini. C'è chi poi una mattina si sveglia e scopre che quel tempo è passato o chi riceve in dono di mantenere per sempre il suo immaginario più sincero. Corrado Bonomi di strada ne ha percorsa attraversando la vita, passando attraverso molti medium: pittura, scultura, installazioni generose, gaie e taglienti come un gioco serissimo. Le opere di Bonomi ci sorridono con un ghigno che ha un non so che di amaro, perché gli occhi dell'artista rimasto bambino, come spesso accade, sono più lucidi rispetto a quelli di chi è sceso a patti con l'esistere. Occhi che - come lo specchio di Alice - sono capaci di restituire un "bel paese" delle meraviglie in cui è necessario restare all'erta. Occhi capaci di vedere secondo le regole di Saint-Exupery, un boa che ha ingoiato un orso dove chiunque vedrebbe un cappello…
Bonomi denuncia universi infantili, tradendo una maturità che si serve dell'ironia come l'assassino si serve dell'infermità mentale per restare impunito. Non è un problema di medium contingenti, non ci si deve fissare sul risultato formale: Bonomi si serve ora del pennello, ora di un manifesto farcito e decorato alla stregua di un dolce, ora di mezzi domestici ed affettivi che ricordano il tesoro in scatola dell'Amelie di Jeunet. Oggetti dallo scarso valore commerciale che vengono manipolati per risorgere a nuova vita, preziosità di bambini che innescano circuiti d'affezione che in una misura o nell'altra sono la storia di tutti; la genialità è da ricercare nel perché di tutto questo più che nel "come"…
1- Buongiorno Corrado, la tua è una carriera lunga e intensa che ti ha visto alle prese con i media più diversi, in una sorta di "battaglia a suon di frecciate e concetti" che in realtà sembra avere alla base una grande disillusione; secondo tua stessa ammissione, è un'arte che non crede di cambiare nulla, <>…Potresti essere definito un narratore senza parole, che esprime la rabbia sana dell'arte…?
1)
Non mi sono mai fermato troppo a riflettere sulla mia carriera ,sempre troppo impegnato nel divenire, ho una sorta di pudore scaramantico a parlare di me, sai quando cominci a guardarti indietro è perché davanti….. A parte tutto , a fare l'artista con tanto di mostre ho cominciato nel 1981 ma come tutti gli artisti la passione è nata prima. Esiste una predisposizione che porta alcuni a privilegiare la comunicazione attraverso la manualità ,piuttosto che attraverso le parole sia verbalizzate che scritte . Io sono sempre stato così e la cosa mi ha fatto riflettere sin da molto giovane.Ricordo di un tema in terza elementare in cui bisognava descrivere col ricordo o con la fantasia una passeggiata in un bosco, ho fatto del mio meglio naturalmente, ma poi che soddisfazione a casa dopo la scuola, riscrivere o meglio ridisegnare quello che avevo scritto in classe .Il bosco era ai miei occhi molto più bello disegnato che scritto c'erano più particolari più colori, la prospettiva … insomma ho avuto la fortuna di prendere coscienza di questa cosa e delle mie possibilità sin da allora. Nella vita le intuizioni sono molto perché ti danno slancio e nuove prospettive. In casa i miei avevano passione e come molte famiglie italiane, oggi appare ahimè desueto,acquistavano collane, enciclopedie tematiche. Le mie preferite erano Natura Viva cinque volumi con tante foto, e i Maestri del Colore :centinaia di piccole monografie ben fatte con una trentina di immagini a pagina intera . Credo di averle consumate a furia di sfogliarle erano anche modelli per disegni .Semplicemente senza saperlo ancora , facevo già allora quello che avrei fatto
oggi e mi viene da pensare viceversa !
- (1) Chi è Peter Pan ( (2) e chi sei tu?) ( (3) e chi è Capitan Uncino?...cominciamo con le metafore. (4) Utilizzi molto le favole e i personaggi di certi cartoon; puoi dirci che cosa rappresenta per te la favola, in modo, da far capire perché la utilizzi come elemento nel tuo lavoro…
Questa è tutta la stessa domanda. Vorrei però che rispondessi conseguentemente a tutti i 4 quesiti che ti chiedo. La domanda sarà solo quella che vedi scritta in rosso. Mi piacerebbe che nell'intercista si parlasse delle opere esposte a Finale; quindi c'è una domanda relativa ad ogni lavoro che mi hai detto metterai. In questa domanda pensavo che citerai anche i manifesti con paperina etc, che se non sbaglio ci saranno, quindi non ho ripetuto la domanda dopo…)
2)
A essere sincero Peter non mi è poi tanto simpatico ,a lui preferisco Capitan Uncino o piuttosto il suo assistente Spugna anche se il fascino del coccodrillo tic tac…… Si Uncino perseguitato dal coccodrillo che già gli ha mangiato la mano, come Acab perseguitato da Moby Dik, i cattivi che piacciono a me, più che cattivi sono sfigati predestinati.: facciamo un breve elenco: Gargamella ,Silvestro ,Maga Magò ,Capitan Uncino , a qualcuno o dedicato delle opere che ho intitolato dream, in cui concedo loro un momento di riscatto sui loro atavici nemici. Del resto non nascondo che l'immaginario metaforico è un comodo ed elegante calesse ,prendiamo le favole ad esempio il gatto con gli stivali: è più interessante come personaggio il gatto o il suo padrone,il presunto marchese di carabà?
Io dico che sono più interessanti gli Stivali del gatto!Così nell'opera che gli ho dedicato alla fine ci sono solo gli stivali , in realtà gli stivali appaiati con tanto di fibbia dorata sono finti perché al loro interno trova posto una macchinina radiocomandata .Una non-scultura tre volte 1 perché oggetto 2 perché oggetto finto 3 perché addirittura si muove. Tre negazioni al concetto classico di scultura.Riguardo al titolo :" Gli stivali del Marchese di Carabà " voglio esplicitamente alludere alla possibilità che appunto alla fine gli stivali se li sia tenuti il marchese ! Questo è un possibile percorso attraverso l'opera. La fiaba è come il mito, e i personaggi delle fiabe e quelli più recenti dei cartoon, fanno parte dell'immaginario collettivo.Quando Willy coyote sposta massi enormi su pendenze insostenibili, finisce sempre inesorabilmente schiacciato,eppure ogni volta si rigenera e rifà le stesse cose. Sembra la trasposizione del supplizio di Tantalo.
- Sul tuo tavolo di artista ci sono tesori inestimabili: gommose pelli iridescenti che sembrano provenire dal corpo di un drago o da un uccello di fuoco, sono in realtà parti di oggetti comuni ed allusivi, che vengono rimodellate per generare un nuovo elemento. E' chiaro ormai che l'arte sia pura rappresentazione del reale e proprio questo - peculiarità e non limite - rappresenta il viatico che permette all'artista di fare ciò che desidera. Tu crei dei giardini bellissimi utilizzando oggetti che servono per la cura degli stessi: annaffiatoi e manichette dell'acqua diventano petali, i sottovasi su fanno foglie… (parlaci dei tuoi fiori: come hai cominciato e perché. Perché il roseto? Parlaci anche delle orchidee per favore…)
3)
Il ciclo di lavori che ho voluto ambiguamente titolare "Culture", ha origine nel 1993 . Nel 1989 dipinsi un vaso con una pianta grassa su un innaffiatoio sezionato a metà , questo era l'inizio di un'idea che appunto tre anni dopo si sarebbe tridimensionalizzata. Nel caso dell'innaffiatoio giocavo sull' ambiguità del soggetto pianta grassa presenza-assenza di acqua, poi avrei potuto dipingere piante e giardini ad esempio sui sacchi del terriccio . Comunque tra dipingere un soggetto utilizzando come supporto un oggetto che lo riguardi ad esempio: tazzina di caffè-sacco di caffè
o risaia-sacco del riso ma anche mucca-cartone del latte ,ovvero rappresentare un soggetto utilizzando oggetti che siano referenziali al soggetto stesso, il passo è intuitivamente e può diventare metodo.
Il ciclo delle culture dicevamo si sviluppò in questo modo :costruire un organismo vegetale utilizzando oggetti che si utilizzano per coltivare . Semplice e complesso ,il risultato di questo ragionamento fu un ciclo che prosegue tuttora con orchidee e piante grasse,passando da fiori grandi e piccoli , rose singole,roseti rampicanti, palme , girasoli, ninfee,ecc…La contemporaneità presente in questo ciclo di opere è resa evidente sia dai materiali utilizzati che dall'aspetto formale che tende a ricreare una natura più innaturale che mai. Le "culture" hanno poi due momenti distinti, le prime opere non significavano precisamente un tipo di fiore in seguito, direi dal roseto in poi, le tipologie sono diventate più precise, il particolare,la cura del dettaglio, hanno(mi scuso per l'aggettivo ardito) imbarocchito il lavoro, ma evidentemente è così che deve andare. A queste ultime varietà o cominciato a dare nomi propri,ho preso un libro con le vite dei santi e cominciando dalla lettera A ho titolato con il solo nome senza l'appellativo di santità ciascuna opera . Le piante grasse hanno fisionomie spiccate, personalità. Per le orchidee non è tanto diverso, quelle vere sono così belle e dodate di simmetrie inusuali che in effetti mi ricordano più i coralli, che poi appartengono al regno animale ma sto divagando credo….
- Il tuo lavoro sembra essere in sintonia con un certo surrealismo magrittiano combinato all'immancabile lezione duchampiana, una riflessioni che non dimentica gli avvenimenti successivo e in particolar modo il concettualismo (chi è il più grande artista del mondo? O i più grandi…) In "Questa pipa è una pipa" – 1987 – sull'oggetto "pipa" reale, dipingi l'immagine della pipa. Successivamente su vecchi orari telefonici compaiono le immagini dei treni così come sui teloni dei vagoni merci, mezzi dei vigili del fuoco su una pompa per spegnere incendi, strade e automobili su vecchi stradari e ancora le immagini di pesci sulle scatolette di sardine ("Pescato" e "Mare", dal 1987): un'opera infinita come il mare… (raccontaci il perché di questo tuo fare e che cosa rappresenta)
4)
Magritte e Duchamp sono tra gli artisti del novecento, quelli che hanno sviluppato meglio un metodo di lavoro. Magritte un artista concettuale travestito da pittore, riesce partendo da strani parallelismi, a mettere in scacco il linguaggio. Duchamp è un rivoluzionario che oltre a trasformare il concetto stesso di opera d'arte, è stato capace di farlo con una dose di autoironia veramente ineguagliabile. Il novecento delle avanguardie o almeno i primi cinquant'anni, sono stati un periodo fertile per l'arte cui noi facciamo riferimento.Io ho rispetto e ammirazione per centinaia di artisti di questo periodo, però solitamente sono attratto dalle singole opere, la qualità artistica del singolo pezzo prevale una tantum. Magritte e Duchamp in parte sfuggono a questi tentativi di classifica. La maggior parte delle loro opere" fa squadra", il metodo, il pensiero generale prevale . In questo modo ciascuna delle loro opere pur mantenendo una certa autonomia, fa pur parte di un disegno più ampio proprio del loro creatore. Mi si potrà obiettare che per molti è così: il mondo secondo Picasso ad esempio, per me la differenza è sottile ma esiste , Duchamp e Manritte hanno sviluppato uno stile mentale che privilegia la consapevolezza allo stupore. Nel mio lavoro sono stato influenzato dal lavoro di molti artisti, ma sicuramente le affinità hanno un loro peso, diverse volte ho citato consapevolmente diversi autori. Magritte disegnò una pipa e scrisse sotto "questa pipa non è una pipa", sottolineando così che si trattava di un disegno di una pipa.Così nel 1988 presi una pipa, e dipinsi sul camino della medesima una pipa fumante e lo titolai "questa pipa è una pipa" , poi nel 1999 in occasione di una mostra ci aggiunsi un meccanismo che fa fumare la pipa oggetto.Nessuno può confutare il fatto che almeno una delle due pipe sia vera.Anche a Duchamp ,oltre al costante ri ferimento, ho dedicato qualcosa di particolare "Ready made assoluto": all'interno di un orinatoio finto in plastica, vendutomi come scherzo di carnevale, ho dipinto uno dei Ready made ideati da Duchamp . E' stato divertente e un poco irriverente, del resto la vista di questi orinatoi sullo scaffale degli scherzi di carnevale…. Un orinatoio finto, particolare rilevante, del tutto somigliante all'originale, non potevo desistere così ne feci undici tanti sono i Ready Made da me conosciuti.
- Il fagiolo magico nasce come conseguenza Attraverso un fantastico "Fagiolo Magico" (2003), si atterra sui "Castelli in aria" (2002): un mondo parallelo la cui mappa è chiaramente leggibile nel bambino che chiunque custodisce in sé… Con la tua arte metti al muro leggi e costumi consolidati: qual è la regola che sopporti di meno? In quale misura "la vita è un gioco"? Che cosa ti fa veramente arrabbiare?
5)
del mio interesse per le nuvole! Nel 2001 feci un'installazione presso il CAC di Bellinzona intolata "Oh le nuvole…!" in quell' occasione comparivano le nuvole come elemento dell'installazione ,poi venni invitato in una collettiva sul tema della "leggerezza" da Luisa Delle Piane che mi ispirò il ciclo dei "castelli in aria", sull'idea del castello avevo già lavorato utilizzando sabbia e colla (1990), in quel momento mi illuminò la possibilità di abbinarli, i castelli di carta a sottolinearne leggerezza e caducità e le nuvole che sono fatte con l'imbottitura dei cuscini opportunamente modellati e sfumati di colore. Nel 2002 mi venne l'idea del fagiolo un'opera che considero ibrida perché la pianta è fatta con i materiali del ciclo delle "culture". In un primo momento l'opera allestita in studio, non mi convinse: i tre metri del soffitto non erano sufficienti a dagli lo slancio e il respiro necessari. L'opera necessitava o di ambienti altissimi o di sfondare virtualmente più piani. Finalmente nel 2003 presso la galleria Falzone di mannheim, riuscii a installarlo su tre piani. Nel seminterrato si trovava il vaso da cui partiva il fagiolo che si sviluppava al piano terra, per finire al primo piano con la nuvola e il castello d'oro.Ai Chiostri di S.Caterina a Finalborgo ,prossima mostra, cercerò di installarlo approfittando dello sviluppo in altezza della sede espositiva.
- 2000: "Il naufragio della speranza"; 2003: "I funerali di Malevic"; 2004: "Il sogno di Claude (Monet n.d.r.). Nel 1994 nasce "ACACIA" un miele miracoloso, capace di dare a quelli che lo consumano la capacità di capire l'arte contemporanea e di sapere sempre chi siano l'artista giusto, l'opera giusta e il gallerista giusto, mentre nel 1997, non essendo riuscito a risolvere il problema, crei un carillon con tanto di suono e movimento di pecore in circolo vizioso "Per collezionisti insonni". Hai affermato che "è un caso che l'arte coincida con il destino dell'uomo": l'arte è un gioco, una cosa seria oppure tutte e due le cose insieme?
6)
Hai citato tutte opere che hanno a che fare con la storia dell'arte ,nel "naufragio della speranza " mi sono divertito a tridimensionalizzare un'opera di Friedrich, "I funerali di Malevitc" e "Il sogno di Claude" sono opere che parlano della vita e della personalità degli artisti in questione. "Per collezionisti insonni" è un'opera omaggio alla passione di pochi e speciali individui: i collezionisti.
"Acacia" del 2004(la data sul cat. Arti e mestieri è sbagliata), è dedicata sempre ai collezionisti ma di un altro genere, di quel genere che viene a sua volta collezionato e di conseguenza omologato.
- Le tue opere sono nella collezione permanente di molti musei importanti fra cui il Castello di Rivoli e il Mart di Rovereto (descrivi quali sono per favore col titolo e l'anno se te li ricordi e che cosa rappresentano. Se vuoi e se è importante parla anche di altre collezioni che ti stanno a cuore…)
7)
Due mie opere sono nella collezione del Mart sono pervenute al Mart dalla Fondazione VAF (il cui patron è Volker Feierabend ,collezionista).Le opere sono "my god is my dog" : un' opera credo del 1995 in cui mettevo arditamente a confronto la religione cattolica con i suoi simboli e il suo rapporto col denaro e "Non omnis moriar" gruppo statuario di notevole impatto…..
A Rivoli non ho opere.
- Corrado un'ultima domanda: che così la cosa più bella del mondo?
8) La cosa più bella del mondo è sicuramente quella sensazione psicofisica nota col nome di ENTUSIASMO come dire : voglia di fare, gioia di fare, idee che arrivano , si mescolano, lampi, associazioni , la sensazione che hai quando intuisci qualcosa , non proprio estasi ma pelle d'oca si. _________________________
Valente Artecontemporanea
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