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Le opere prime degli under 35 aprono la rassegna estiva che il Teatro Libero dedica alla drammaturgia contemporanea all'interno della rassegna LIBERI D'ESTATE, dal 1 al 16 luglio 2017.
Due settimane fitte di spettacoli che, in linea con la direzione artistica di Corrado Accordino e Manuel Renga e con l'idea di un teatro che viva per la città e con la città, diano voce alla giovane drammaturgia contemporanea del panorama milanese .
In particolare la prima settima, dal 1 al 6 luglio, è dedicata alla fase finale del concorsoBANCO DI PROVA, ideata da Manuel Renga, Francesco Leschiera e Susanna Verri in collaborazione con Isolacasateatro.
Al centro di questa parte della rassegna i testi di giovani drammaturghi italiani, presentati in forma di reading presso Isolacasateatro e poi modificati, elaborati, rifiniti dopo un confronto con critici e pubblico fino a trovare forma definitiva al Teatro Libero.
Seguono dal 7 al 16 luglio spettacoli di giovani compagnie come Fenice dei Rifiuti, Effetto Morgana, Spazio Dilà e formazioni teatrali da poco costituite come l'associazione culturale Youmani e il Gruppo AMAÉ formato da neodiplomati dell'Accademia dei Filodrammatici di Milano.
cordialmente
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Simona Griggio 3288839902 Ufficio Stampa e promozione
Maurizio Camuti, leader dei FUORICENTRO, ha lanciato sui social un video-messaggio in cui invita tutti a partecipare ai Gay Pride che si terranno nelle varie città italiane.
È una cosa che sta molto a cuore alla band milanese, autrice del successo "Pia Contessa", canzone molto apprezzata anche dal mondo LGBT e dall'ARCIGAY.
"Pia Contessa affronta in maniera totalmente inusuale e unica il tema dell'omofobia secondo il punto di vista dell'omofobo represso" - racconta Maurizio Camuti - "È una canzone che tocca un argomento delicato ed estremamente attuale come l'omofobia e l'omofobia interiorizzata con tono ironico, irriverente e goliardico, con l'intento di scrivere qualcosa di 'diverso', una realtà sconosciuta ai più ovvero l'omofobo etero fasullo e represso, invidioso e spaventato della libertà altrui. Uno frustrato che nutre pulsioni irrefrenabili verso coloro che al bar con amici, al ristorante, tra i discorsi con i familiari, rifiuta e disprezza. Un 'carnefice' che è a sua volta vittima di se stesso e della sua educazione, costretto a manifestare le proprie pulsioni in gran segreto, con il travestitismo o banalmente attraverso incontri occasionali, nei momenti liberi rubati, nei parcheggi, insomma in posti e con persone che non potranno essere testimoni dell'inconfessabile Di fatto è un omofobo (represso) come la maggior parte di questi ultimi, a mio avviso!"
Serie TV RAI, Tutto può succedere. In questo remake di Parenthood il team lavora di leggerezza valorizzando bene una naturale inclinazione per la commedia.
«Siamo una famiglia, sì o no?», chiede Sara (Maya Sansa) a sua figlia Ambra (Matilda De Angelis), adolescente sveglia ma insicura, cresciuta con un padre irresponsabile e problematico. La ragazza non risponde: è appena arrivata a Roma da Genova con sua madre e suo fratello Denis (Tobia De Angelis), dopo la dolorosa ma inevitabile separazione da quel padre disastroso.
Non conosce ancora, Ambra, gli abbracci e le risate collettive, le ansie condivise e quanto sia bello spartire coi calorosi parenti romani la gioia di un regalo offerto dalla vita. Non sa molto del tepore dolce di sentirsi ramo di un albero robusto e rigoglioso, composto da due nonni, dai loro quattro figli e da un bel mucchio di nipoti, tra cui lei.
Scoprirà tutto durante un viaggio lungo due stagioni, sempre su Rai Uno, dal 27 dicembre del 2015 al 29 giugno prossimo, quando la disordinata orchestra dei Ferraro suonerà per l'ultima volta la sua vitalità caotica ma coinvolgente, il suo entusiasmo spassoso e un poco confusionario, chiassoso ma sensibile. I problemi delle varie generazioni si accompagneranno per l'ultima volta all'allegria, in un volteggio finale di risate ed emozioni.
Ventisei puntate in tutto, di peripezie esistenziali e sentimentali, durante le quali Ambra, piccolo e prezioso anello di un ampio girotondo familiare, ha incontrato i vistosi difetti dei suoi tanti familiari: dal testardo e orgoglioso nonno Ettore (Giorgio Colangeli) alla saggia e sottilmente malinconica nonna Emma (Licia Maglietta), fino alle tante zie e zii carnali e acquisiti, ognuno coi propri figli a completare il gran concerto. Tanti chicchi di un gustoso grappolo, ognuno dal sapore unico: ecco i Ferraro, coralità agrodolce che parla di bullismo e di vuoti nell'anima portati dal pensionamento, di video virali e di gravidanze involontariamente interrotte, del lavoro che si perde a quarantatré anni e della paura che si prova.
Ambra, al pari di ogni personaggio di Tutto può succedere, osserva la fatica di tutti per tenere in piedi il proprio nucleo, le prove continue che la vita impone a ogni età, le tempeste a volte indomabili che aggrediscono gli amori che parevano al sicuro, gli errori e le rinunce che plasmano i bilanci personali, il sudore colato per crescere i figli, doni infiniti che a volte vivono problemi che non possiamo annullare, soltanto lenire, magari affrontandoli con la bravura esemplare di Alessandro (Pietro Sermonti), primogenito di Ettore ed Emma, e di sua moglie Cristina (Camilla Filippi), che oltre a essere i genitori di Federica (Benedetta Porcaroli), intelligente e riservata coetanea di Ambra, lo sono anche di Max (Roberto Nocchi), che ha otto anni e la sindrome di Asperger. Il tempo speso per il figlio non toglie ad Alessandro la capacità di spendersi per gli altri, non scalfisce la sua propensione ad «aggiustare le persone», come sintetizza suo padre a un certo punto. Le difficoltà non tolgono ai Ferraro il piacere di incontrarsi, aumentano semmai il bisogno di tenersi stretti, sciogliendo la complessità del vivere in una cena con brindisi e autoironico ripescaggio di aneddoti dal passato.
Sa tenere la porta aperta al mondo esterno, questa arruffata famiglia italiana: ha il merito di aprirsi ai portatori di sana rottura e quindi di crescita, al loro sguardo esterno e libero che aiuta a sforbiciare i cordoni ombelicali ancora intatti. Sanno pure pregare, i Ferraro, qualche volta, anche se nonna Emma non sa bene da dove cominciare: «Padre nostro — confessa ad alta voce — so che non ci parliamo molto spesso». Poi, però, ringrazia per i tanti doni ricevuti e chiede preghiere per i propri cari, conquistandosi così l'applauso della tavolata e un "brava" da tutti i commensali.
Tutto può succedere è il remake italiano della statunitense Parenthood, serie cult da sei stagioni in tutto, dal 2010 al 2015, a sua volta ispirata al film Parenti, amici e tanti guai di Ron Howard, del 1989. Se in quel vigoroso family drama i dialoghi brucianti e le vivide interpretazioni rendevano credibili tutte le tensioni e i ritorni alla pace, il team lavora di freschezza e leggerezza, valorizzando bene la naturale inclinazione italiana per la commedia. Se l'intensità di Parenthoodfotografava nitidamente la contemporaneità americana, Tutto può succedere pennella, senza idealizzarlo mai, l'affresco di una media borghesia italiana che sa tanto di normalità. Le sfumature favolistiche vengono diluite con attenzione nel realismo, in questa serie dal linguaggio popolare ma curato, e se diverse avventure incontrano il lieto fine, capita a volte che i limiti personali o le scelte fatte portino a un dolore irreversibile, alleggerito solo in parte da parole di conforto, dalla corsa sincera in aiuto, dalla battuta che indebolisce la solitudine e la sofferenza.
«Siam fatti così — dice Sara della sua famiglia — ci elettrizziamo per poco», mentre Carlo (Alessandro Tiberi), il più giovane dei quattro figli di Ettore ed Emma, sintetizza i suoi parenti con un ironico «son strani», quando li presenta a Feven (Esther Elisha), la ragazza che sei anni dopo una loro breve relazione si è rifatta viva presentando a Carlo il figlioletto Robel, che in poco tempo lo trasformerà da inguaribile immaturo a padre affettuoso e innamorato. Senza quelle barriere psicologiche che invece impediscono a sua sorella Giulia (Ana Caterina Morariu), determinato e tosto avvocato, di costruire una relazione profonda con la piccola Matilde, più legata invece al padre Luca (Fabio Ghidoni), anche lui avvocato ma poco ambizioso e anche per questo reinventatosi felicemente giardiniere.
È l'ennesima tessera di un puzzle che ricorda le potenzialità della famiglia mettendone in mostra le mille imperfezioni, che racconta come uniti il difficile diventi un po' più facile e si possa anche acchiappare la felicità, talvolta. «Empatia — spiega il piccolo Max — vuol dire entrare dentro. Come se io potessi diventare te e tu me». Ecco, i Ferraro, a modo loro, vivono la famiglia in questo modo: cercano la verità negli occhi dell'altro e se serve intervengono per il loro bene. E non è poco.
In occasione della mostra personale di Giuliano Cardellini "Luce e Blu"
si terrà una Live Performance dell'artista con lettura ad opera di Dianora Tinti
di una selezione di poesie dell'artista
sabato 24 giugno 2017
Dalle 19 a mezzanotte
A cura di Sveva Manfredi Zavaglia
Testo critico di Giusy Emiliano
Nell'antico borgo di Magliano, presso la sede dell'associazione culturale e galleria d'arte contemporanea Arti in Corso, si terrà la performance dell'artista "White canvas" in occasione della mostra in corso "Luce e Blu" curata daSveva Manfredi Zavaglia.
L'opera che l'artista Giuliano Cardellini realizzerà sarà del tutto nuova e accompagnerà il percorso dell'esposizione che vede già dieci opere scultoree a muro ed eseguite con tecnica mista.. "L'artista_ come sostiene la curatrice _ propone un'ampia riflessione sui temi che nel tempo hanno coniugato poesia e arti visive, tracciando nuovi modi di vedere l'intangibile".
"Anima laboriosa" per la ricchezza emotiva e la ricerca rigorosa di linguaggi inediti, Cardellini è un artista poliedrico, di grandissima personalità, pittore, scultore, poeta, sempre alla ricerca di nuovi idiomi artistici e sfide tematiche. Nelle opere in mostra, in cui incide brevi versi poetici, leggibili dall'ombra proiettata sul muro grazie all'incisione o delineati da luci a led, la lamiera sostituisce il supporto tradizionale della tela, Le opere in blu, le stesse che danno ragione del nome dell'esposizione, presentano una gradazione scura ma luminosa, frutto di una precisa ricerca cromatica. Qui la materia diventa spessa e mentre crea figure, compone una sorta di atolli formati da materiali ferrosi e di risulta. Come scrive Giusy Emiliano nel testo critico che accompagna il catalogo: "Egli utilizza oggetti residuali "rubati" alla meccanica come viti, bulloni e dadi, accompagnando il pubblico all'interno di un racconto onirico. La materia, quindi, si adagia sulla tela cristallizzata e viene avvolta da un colore blu intenso, perde il suo peso specifico per definire un nuovo ruolo quale è chiamata a interpretare".
La tecnica e il linguaggio usati da Cardellini negli ultimi lavori, dove i versi poetici sono presenti nei titoli o si fondono in elaborati materici, creando quadri-scultura in cui anche il colore vivo contribuisce a creare un'unità estetica/concettuale, potrebbero far pensare a una ripresa della corrente della poesia visiva (la corrente di avanguardia degli anni '60- '70). Ma ciò avviene solo in parte poiché non solo i toni sono smorzati ma prevalgono connotazioni ironiche e di spirito dissacratorio tipiche di una temperie storica precisa, mentre in Cardellini si predilige l'aspetto intimista e lirico, l'osservazione della natura, la percezione dei sentimenti.
Bio
L'artista Giuliano Cardellini vive a Morciano di Romagna, dove continua la sua ricerca e lavora come artista e poeta nel suo Atelir d'Arte GC. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero. Ha esposto a Pesaro, Cattolica, Rimini, Verona, Gubbio, Osaka, Rio de Janeiro, Londra, Monte Carlo, Reggio Emilia, Preganziol e New York. A settembre sarà anche in mostra a Roma. www.giulianocardellini.com.
"Luce e Blu" di Giuliano Cardellini dal 17 al 25 giugno 2017
ARTI in CORSO :Piazza del Popolo -Magliano in Toscana (Gr)
Performance poetica dell'artista : 24 giugno 2017 dalle 19.00
RAI firmato ieril'accordo con France Tv alla presenza della presidente Monica Maggioni e del dg Mario Orfeo
«Siamo forti insieme, deboli se soli». Il dg di France Televisions Xavier Couture sintetizza così l'accordo siglato ieri mattina con la Rai, alla presenza della presidente Monica Maggioni e del dg Mario Orfeo: un contratto quadro di coproduzione che prevede annualmente una serie di progetti, per arricchire con contenuti di matrice europea la programmazione nazionale e la distribuzione internazionale. «Un'alleanza strategica nell'ottica di servizio pubblico — precisa Orfeo — una collaborazione sistematica in un momento in cui l'Europa è attraversata da venti di tempesta, che mettono in pericolo il mondo aperto cui siamo abituati».
È già in cantiere un primo ambizioso progetto che riguarda la storia, ma non recente. Anticipa Couture: «È un documentario che attiene più all'Italia che alla Francia: la prima pietra di un edificio che spero diventi grande e importante. D'altronde i nostri due Paesi sono molto prossimi sul piano culturale, è fondamentale unirci. Siamo colonizzati da altri Paesi molto forti: i nostri giovani conoscono più le strade di Los Angeles che quelle di Roma o Parigi e non va bene. Unire le forze significa avere più soldi per diventare protagonisti, ma non è solo una questione di marketing: l'Europa è la nostra importante famiglia». Aggiunge Mario Orfeo, riferendosi alle recenti elezioni d'Oltralpe: «Dalla Francia arrivano segnali che ci fanno ben sperare in un'inversione di rotta». Fonte: Corriere della Sera
Fino Mornasco, 23 giugno 2017: D-Sat, il primo satellite con la capacità di rimuoversi dall'orbita in maniera controllata e diretta tramite dispositivo dedicato alla fine della missione, è stato lanciato questa mattina, alle ore 5.59 CEST dal Satish Dhawan Space Centre, in India, a bordo di un razzo PSLV.
Il satellite, costruito e operato da D-Orbit S.r.l, è la prima dimostrazione in orbita di D3 (D-Orbit Decommissioning Device), un sistema propulsivo intelligente progettato per rimuovere il satellite su cui viene montato in maniera diretta e controllata alla fine della missione anche se il sistema principale dovesse smettere di rispondere a causa di un malfunzionamento. La stessa tecnologia può essere adattata a satelliti di dimensioni fino a 5 tonnellate.
"D-Sat è una pietra miliare nel modo in cui gestiamo il problema dei detriti spaziali", ha dichiarato Luca Rossettini, fondatore e amministratore delegato di D-Orbit. "Crediamo che tutto ciò che va in orbita debba essere rimosso non appena ha svolto il suo compito, e vogliamo fornire una soluzione pratica e conveniente per trasformare questa visione in realtà. Il nostro sogno è di installare un sistema di questo tipo in ogni nuovo satellite entro il 2025".
Lo sviluppo di D-Sat è stato finanziato attraverso il bando europeo Horizon 2020 "SME instrument", sotto l'accordo N° 711193 per il progetto D3. La parte scientifica della missione è parzialmente finanziata da una campagna di crowdfunding su Kickstarter al seguente indirizzo: kickstarter.com/projects/433487168/d-sat
"Grazie a D-Sat" dice Renato Panesi, fondatore e Chief Commercial Officer di D-Orbit "l'Italia, terzo Paese dopo Unione Sovietica e USA a lanciare un satellite in orbita, diventa il primo a rimuoverne uno in maniera diretta e controllata tramite un dispositivo dedicato. Siamo orgogliosi di questa missione tutta italiana, sviluppata da un fantastico team di ingegneri e tecnici, una squadra di talenti di età media inferiore ai trent'anni".
D-Orbit S.r.l è una impresa italiana di sistemi spaziali specializzata in prodotti e servizi per sveltire e ottimizzare le fasi iniziale e finale di una missione spaziale, riducendo la complessità dei sistemi e il costo delle operazioni, e migliorando la durata della missione, l'affidabilità, e i profitti.
Per maggiori informazioni su D-Sat, consultare il sito di missione all'indirizzo dsat.space
La seconda edizione della rassegna,inaugurataaottobredel2015,haprogrammatounaseriedivisiteguidateagliatelierdi11artistidell'Esquilino,chehannoapertoillorostudioalpubblico.
Francesco Impellizieri, Mikele Abramo, Gianluca Esposito Fabio Maria Alecci, Loretta Surico, Ruggero Savinio, Carlo Grossi, Michele Marinaccio, Mark Kostabi, Primarosa Cesarini Sforza, Michel Bedouin.
Invio di seguito e in allegato il comunicato del 2° Rocca Day Junior,
organizzato insieme al Golf della Montecchia, dal campione Costantino Rocca per i giovani golfisti
del Veneto, .
Allego anche qualche foto eventualmente utile per la pubblicazione.
Ringraziando per la diffusione e per ogni ulteriore dettaglio
sono a disposizione
buon lavoro!
Monya Meneghini
2° ROCCA DAY JUNIOR AL GOLF DELLA MONTECCHIA
Dai banchi di scuola alla scuola di golf, questa volta però con il Maestro davvero speciale Costantino Rocca, il più titolato campione dell’Italia del golf, colui che per primo ha rappresentato il nostro Paese nella Ryder Cup e nei più importanti tornei del mondo.
Nella seconda edizione del Rocca Day Junior ha incontrato, al Golf della Montecchia di Padova, 46 giovanissimi e promettenti atleti del Veneto.
L’insegnamento è sempre stata una sua passione, e oggi, compiuti i 60 anni, Costantino Rocca ha diradato gli impegni agonistici per mettere la sua immensa esperienza a servizio di chi nel golf deve ancora raggiungere i propri obiettivi. Giovani professionisti, ma anche giovanissimi che stanno muovendo i primi passi sul green.
È così che al Golf della Montecchia si è rinnovato l’appuntamento con il Rocca Day Junior, grazie alla bella sinergia con circolo di Selvazzano Dentro, che con i suoi 150 allievi under 18 della Junior Team, dimostra ancora una volta una spiccata sensibilità verso il futuro dello sport del golf.
“Abbiamo scelto il Golf della Montecchia perché da anni crede nei giovani, promuove il golf nelle scuole e sul territorio oltre ad investire sul benessere psicofisico della persona con un centro all’avanguardia e iniziative di formazione continua per i professionisti”, ha detto Rocca.
L’incontro con i ragazzi, coordinato dallo staff del circolo e dal comitato regionale veneto, è iniziato di prima mattina con una lezione di yoga, tai chi e yamuna con i maestri Mary Angel Pujol e Stefano Butti, che hanno dato ai ragazzi un assaggio delle tecniche di respirazione, ossigenazione del corpo che, aumentando la coscienza di sé, possono essere di grande aiuto nel gestire la pressione durante la prestazione agonistica.
“Quando giocavo io – ha commentato Rocca – questi erano concetti conosciuti a pochi, ma sono convinto che lo sportivo di oggi debba curare ogni aspetto della preparazione, oltre alla tecnica quindi è fondamentale imparare la corretta alimentazione e prepararsi alla competizione sia nel fisico che nella testa”.
La giornata è proseguita con tre ore di full immersion con Costantino Rocca in campo pratica, sul putting green e nel gioco corto, con consigli tecnici arricchiti da pillole di saggezza e aneddoti sui suoi anni di gioco sul tour: “I ragazzi mi hanno piacevolmente sorpreso, hanno dimostrato tutti anche quelli più piccoli un comportamento davvero lodevole, c’era partecipazione e interazione e anche durante lo Skills hanno dimostrato attitudine al lavoro di squadra. Complimenti perciò ai loro genitori e maestri”.
I ragazzi, che hanno condiviso con Rocca anche momenti conviviali e di relax, si sono prima cimentati su 9 buche, dopodiché i due migliori delle categorie under 12, under 14 e under 16 si sono sfidati in uno Skills sulla buca uno. Due colpi a testa e la squadra migliore si è aggiudicata un premio firmato Costantino Rocca.
Un super premio, infine, per il migliore in assoluto: Riccardo Piaser di Treviso. A lui oltre la medaglia e la grande coppa è data la possibilità di interagire con Costantino Rocca per chiedere consigli durante tutto il prossimo anno.
La giornata si è poi conclusa tra le premiazioni e con i ringraziamenti di rito per il Presidente Paolo Casati, la sua famiglia e tutto lo staff della Montecchia Golf Academy con i professionisti Maria Paola Casati, Niccolò Bisazza e Germana Zanardi, per il Presidente del Comitato Regionale Veneto della Fig Aldo Preo e al responsabile dell’attività giovanile Daniele Martinis oltre a tutti i maestri del Veneto.
I viaggi più belli e unici si fanno nell'animo delle persone e molte volte uno dei due non riesce o non vuole più tornare:ecco il nuovo video-single del cantautore toscano, anticipazione del secondo capitolo discografico "L'isola dei giocattoli difettosi" la cui uscita è attesa dopo l'estate.
Si intitola Giulia ed è il nuovo video-single del cantautore toscano Andrea Brunini.
Primo estratto dal secondo album L'isola dei giocattoli difettosi in uscita dopo il periodo estivo, il brano racconta dal punto di vista del folk singer l'irrefrenabile ossessione per questa ragazza di cui descrive hobby, atteggiamenti e quel suo bisogno di viaggiare che la contraddistingue dalle altre e la accomuna a lui stesso. A fare da tappeto sonoro, un mix di corposo rock all'italiana e sognante folk pop strutturato per mettere in risalto la parte cantata e la chitarra acustica, vera e propria anima artistica di Brunini.
Una canzone che funge da invito rivolto dal cantautore alla protagonista affinché intraprendano insieme un cammino: assicurandole avventura, sorrisi e felicità Brunini le confessa che il luogo, lo sfondo, il motivo di qualsiasi viaggio possano fare assieme non contano per lui perché "il viaggiopiù bello che posso fare è dentro te sperando di non tornare."
Girate nella riviera viareggina, le riprese si discostano molto dal testo della canzone, con un finale particolare ed inaspettato che lascia intatta quella magia e porta a comprendere le vere intenzioni del viaggio interiore e fantastico tanto decantato nel brano.
Durante il periodo di realizzazione non sono mancati momenti divertenti e imbarazzanti, come racconta lo stesso Brunini: "Tra i salti con il manichino sui tappeti a molle con la gente che mi credeva pazzo e poneva domande opportune anche se strane (assistevano pur sempre ad un tizio che amoreggiava pubblicamente mano nella mano con un pupazzo), le sfide ai giochi più disparate e attimi di romanticismo sul molo, direi che ce la siamo spassata alla grande.."
Nato a Borgo a Mozzano, provincia di Lucca, il 22 maggio 1989 Andrea Brunini è un cantautore, chitarrista, pianista, improvvisatore e intrattenitore che si ispira molto allo stile classico del folk rock con una profonda influenza funky.
Allegro e socievole per natura, inizia il suo percorso artistico all'età di 13 anni e da lì non smette più di scrivere. Per lui una canzone può essere paragonata a un'opera d'arte, immortale nel tempo: è estro, sentimento, emozioni. Per lui la musica è vita. È per questo che le sue canzoni spaziano tra realtà e fantasia, tra storia e attualità, tra passato e futuro. Nel 2015 decide di realizzare il suo primo album professionale presso l'etichetta Madamadorè vincendo con il singolo "Accanto al tuo cuore" il primo premio band ed il premio della critica al festival nazionale "Una rotonda nel blue" svoltosi alla Capannina Viareggio.
Nel 2016 partecipa al Festival di Sanremo d.o.c. come ospite presentando il suo album "Vietato calpestare i sogni" su Sky canale 591; oltre a questo si annovera: la finale al "Santomato Live music 2016 - 5a edizione" (diretta su Toscana TV); 3°classificato premio "Il Faro Università degli studi di Teramo" come miglior testo e musica con il brano "Vietato calpestare i sogni"; la partecipazione al Festival di Castrocaro Terme, voci nuove 2016 arrivando alla fase semifinale; quella al premio nazionale "Giancarlo Bigazzi" svoltosi a Lucca.
Nel giugno 2016 realizza il videoclip di "Accanto al tuo cuore" con la collaborazione di Tv Global Channel e del regista Donato Pelusi in località Lanciano, in Abruzzo. Sempre nel 2016 è protagonista di un tour nei pub e piazze d'Europa presentando una versione unplugged dell'album d'esordio, realizzando il video del suo nuovo singolo "Giulia" che lancia il nuovo album previsto per la seconda metà del 2017.
Nel febbraio di quest'anno partecipa al concorso Sanremo new talent trovando un posto tra i finalisti. Il 21 giugno esce "Giulia", video-single d'anticipazione del secondo capitolo discografico "L'isola dei giocattoli difettosi", la cui pubblicazione è prevista nella seconda metà dell'anno.
Intervista di approfondimento a Robert Lipovsky, Senior Malware Researcher di ESET
Roma, 22 giugno 2017 – Il 17 Dicembre 2016 la capitale ucraina Kiev ha subito un blackout di 75 minuti e le indagini degli investigatori locali hanno confermato che l’interruzione di energia fu causata da un attacco informatico. Subito dopo i ricercatori ESET hanno analizzato un nuovo e sofisticato malware, che si sospetta possa essere coinvolto in questo caso. Lo hanno chiamato Industroyer – la più grande minaccia ai sistemi di controllo industrial (ICS) dai tempi dello Stuxnet. Questo pericoloso malware è stato sviluppato per sfruttare le vulnerabilità di questi sistemi e dei protocolli utilizzati, che sono stati sviluppati decenni fa senza riguardo delle misure di sicurezza. Riportiamo di seguito l’intervista di approfondimento sul tema a Robert Lipovsky, Senior Malware Researcher di ESET.
Cos’è Industroyer? Industroyer è un pericoloso strumento nelle mani di un criminale informatico determinato, preparato e adeguatamente finanziato. Il malware è in grado di persistere nella rete compromessa e interferire direttamente con i processi critici in funzione in quella struttura.
Quanto è pericoloso l’Industroyer? I potenziali danni possono variare dalla semplice interruzione nella distribuzione di energia, passando per vari guasti, fino a danni più gravi alle apparecchiature e tutto ciò può cambiare da una sottostazione all’altra.
Come è possibile? Il problema principale è che questi sistemi industriali e i relativi protocolli, obiettivo dell’Industroyer, sono stati sviluppati decenni fa e non sono stati ideati per essere sicuri se connessi alla rete.
Perché l’Industroyer viene paragonato allo Stuxnet? I criminali dietro allo Stuxnet sapevano sicuramente cosa stavano facendo: puntavano al programma nucleare iraniano ed il malware è stato in grado di prendere il controllo diretto delle turbine delle strutture nucleari. Lo stesso vale per l'Industroyer e per i criminali che ci sono dietro. Hanno dimostrato una profonda conoscenza dei sistemi di controllo industriale e, all'interno del malware, hanno implementato funzioni capaci di comunicare direttamente con gli switch e gli interruttori dei circuiti utilizzati nelle sottostazioni della rete elettrica.
Industroyer è responsabile dei blackout in Ucraina? Il blackout più importante è quello che si è verificato nel Dicembre del 2015 e che ha coinvolto circa 250000 famiglie in diverse regioni del paese, privandole di energia per diverse ore. Questo evento è stato causato dal malware chiamato Black Energy. Nel Dicembre del 2016, esattamente un anno dopo, c’è stato un altro blackout di minore entità e che è durato soltanto un’ora, interessando una sola regione, ma che è stato provocato usando un malware molto più avanzato. Proprio in questo caso si sospetta sia stato usato l’Industroyer.
Chi è il responsabile di questo attacco? Attribuire la colpa di questi attacchi è sempre molto complesso e spesso impossibile. Questa volta non ci sono indizi e vogliamo evitare qualsiasi speculazione.
Qual è il risultato principale emerso dall’analisi dell’Industroyer? L’impatto relativamente basso del recente blackout è in forte contrasto con il livello tecnico e la complessità di un malware come l’Industroyer. Quindi la possibile spiegazione – opinione condivisa da la maggior parte degli esperti di sicurezza – è che si sia trattato di un test su larga scala.
Se questa sia o meno la verità, quello che emerge dalla nostra analisi è che questo evento dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per tutti i responsabili della sicurezza di sistemi critici nel mondo. Per maggiori informazioni sul malware Black Energy, responsabile di un’interruzione di energia nel Dicembre del 2015 e che ha coinvolto circa 250000 famiglie ucraine è possibile leggere questo articolo del blog di ESET Italia. https://blog.eset.it/2016/03/blackenergy-vince-i-razzie-dei-malware-come-peggiore-minaccia-dellanno/
Per maggiori informazioni sul malware Industroyer, il principale sospettato nel recente blackout di Dicembre 2016 è possibile leggere l’analisi completa del malware Industroyer sul blog di ESET Italia. https://blog.eset.it/2017/06/industroyer-la-piu-grande-minaccia-ai-sistemi-di-controllo-industriale-dai-tempi-dello-stuxnet/
ESET, fondata nel 1992, è uno dei fornitori globali di software per la sicurezza informatica di pubbliche amministrazioni, aziende e utenti privati. Il software ESET NOD32 Antivirus fornisce una protezione in tempo reale da virus, worm, spyware e altri pericoli, conosciuti e non, offrendo il più elevato livello di protezione disponibile alla massima velocità e con il minimo impiego di risorse di sistema. NOD32 è l’antivirus che ha vinto il maggior numero di certificazioni Virus Bulletin 100% e dal 1998 non ha mai mancato l’individuazione di un virus ItW (in fase di diffusione). ESET NOD32 Antivirus, ESET Internet Security, ESET Smart Security Premium e ESET Cybersecurity per Mac rappresentano le soluzioni per la sicurezza informatica più raccomandate a livello mondiale, avendo ottenuto la fiducia di oltre 100 milioni di utenti. L’azienda, presente in 180 Paesi, ha il suo quartier generale a Bratislava e uffici e centri di ricerca a San Diego, Buenos Aires, Singapore, Praga, Cracovia, Montreal, Mosca.. Per quattro anni di seguito ESET è stata inclusa fra le aziende Technology Fast 500 EMEA da Deloitte e per dieci anni consecutivi fra le aziende Technology Fast 50 Central Europe. Per maggiori info: www.eset.it
FUTURE TIME è il distributore esclusivo dei prodotti ESET per l’Italia, nonché suo partner tecnologico. Fondata a Roma nel 2001, Future Time nasce dalla sinergia di due preesistenti aziende attive da anni nel campo della sicurezza informatica. Future Time, con Paolo Monti e Luca Sambucci, fa parte della WildList Organization International, ente no profit a livello mondiale composto da esperti e aziende antivirus che hanno il compito di riportare mensilmente tipologia e numero dei virus diffusi in ogni Paese. Per maggiori info: www.eset.it
Dal 14 al 18 giugno presso Palazzo Borghese, una mostra dedicata al mondo dell'Oriente.
Firenze, con l'avvio dell'ottava edizione della Florence Design Week, si appresta a partire per un viaggio alla scoperta delle più creative destinazioni turistiche dove il design è ancora una volta espressione di identità dei luoghi e un veicolo di cultura. "Changing Cultures" è il tema, nonché filo conduttore, di tutta la Kermesse dedicata allo scambio culturale tra le maggiori città design-oriented. Durante la settimana, numerose saranno le locations pronte ad ospitare eventi e mostre di designers e artisti, pronti a dare visibilità alle proprie opere e creazioni.
Tra le varie esposizioni, degna di nota è sicuramente quella dedicata al design orientale e alla collaborazione, che si appresta ad essere sempre più forte, tra Oriente e Occidente. Presso la suggestiva cornice storica di Palazzo Borghese, non potete perdere la mostra dedicata ad una serie di progetti unici cinesi. Progetti in cui viene espresso e vantato tutto il patrimonio architettonico cinese ora più che mai proiettato verso una nuova generazione di design e pronto ad essere apprezzato anche agli occhi degli europei. "Oriental Creativity", così si intitola l'esposizione, si presta ad essere la prima di una serie di mostre in tutta Europa: da Firenze a Barcellona fino a Londra; in cui poter mostrare la creatività cinese nel design e nell'architettura, essere una finestra aperta in grado di incoraggiare ad uno scambio culturale tra l'Europa e l'Asia attraverso l'arte e la cultura. Non vi resta che partire e restare affascinati da quello che la Florence Design Week è pronta ad offrirvi.
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