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sabato 16 luglio 2016

Lo scrittore Andrea Brusa, a qualche settimana di distanza dall'uscita del suo ultimo libro LA VIA DEI MIRACOLI - a giorni in tutte le librerie e per il momento in formato Ebook - confessa di sentirsi inerte di fronte alla semplicita' spiazzante dei bambini. "Quanto mi manca l'innocenza di mia figlia e il CUORE di mia moglie.... O quanto vorrei che anche lei ritrovasse quell'innocenza e non si facesse più contaminare dal germe dell'indifferenza".

Ci si trova di fronte alla semplicità spiazzante della loro tenerezza e si rimane inerti e senza parole davanti alla scoperta delle loro verità. Siamo la società che vive in automatico e in automatico rispondiamo "presente" ai modelli che pochi benpensanti hanno ritenuto di propinarci. In genere questi opinion-leader sono coloro che da secoli, ormai, conducono il teatrino del liberalismo e del consumismo che, tradotto in soldoni, conducono per mano, direttamente o indirettamente, le masse popolari. Capita così che, sebbene individualmente, si pensi di essere astuti, svegli e liberi di pensiero, allo stato dei fatti, spesso ci mostriamo degli esseri poco pensanti, in balia delle interferenze esterne, dei moduli precostituiti e raramente si è davvero in grado, o si ha la voglia, di confrontarsi con gli standard sociali. Diveniamo vittime sociali, tutti per necessità uguali, e assai frequentemente, in fin dei conti, abbandoniamo o sotterriamo le capacità individuali di riflessione e il nostro potenziale intellettivo. Si va in automatico, seguendo le mode, i sistemi educativi che ci vengono imposti e prontamente stacchiamo la spina alla mente, lasciandoci condurre dal cosiddetto sistema, dalla sua mano invisibile; tutto ciò su svariati fronti, su parecchie tematiche ed ambiti del modus vivendi quotidiano. Ma a volte, ci pensano i più puri ed ingenui ad aprire il cuore e gli occhi, davanti al mondo, i bimbi. Sì, proprio quelli che, sin dalla tenera età, cerchiamo a tutti i costi di "incarognire" alla vita con le nostre devianze risultanti da un utilizzo delle intelligenze a senso unico, da una scarsa sensibilità e dalla crisi di Amore. Ci si trova di fronte alla semplicità spiazzante della loro tenerezza e si rimane inerti e senza parole davanti alla scoperta delle loro verità, tanto evidenti e logiche quanto scomode e, a tendere, potenzialmente pericolose per il sistema.
Amo la semplicità dei bambini. Lo dico in tutte le salse, lo scrivo in ogni dove rimarcando il fatto che, in fondo, sono invidioso della loro genuinità e della loro spensieratezza. La fatidica frase "Ah che bello quando ero piccolo, non avevo tutte queste preoccupazioni!" sarà uscita dalla bocca di tutti gli adulti almeno una volta nella vita. Ma pochi, pochissimi avranno provato a prendere sul serio il significato della loro semplicità. Un invito a guardare la realtà così come si presenta, senza pregiudizi o scappatoie. Un atteggiamento che non ha paura, tipico di chi ha il cuore libero perché segue nella vita quotidiana l'invito che Gesù fa ai suoi discepoli «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.»  Mia figlia mi richiama proprio alla semplicità del bambino tipo e al suo modo di guardare il mondo che lo circonda. Quando io e mia moglie disabile andavamo in giro, spesso avevamo gli occhi puntati addosso che nascondevano mille pregiudizi. È in questo momento che avviene la scissione tra grandi e piccoli (ma chi sono i grandi e chi i piccoli?). I genitori, imbarazzati e inteneriti, si limitavano a guardare mia moglie, i bambini come mia figlia continuavano a giocare perché per loro non c'è alcuna differenza tra la smorfia di un adulto e quella di una bambina disabile. Per loro la disabilità è un pezzo di realtà da guardare, da seguire. Da amare. E per mia figlia, come per me, sua madre ovvero mia moglie, è una persona a cui non manca nulla.... Anzi! Essere semplici non vuol dire essere stupidi, idioti, ma razionali senza furbizia e malizia che generano preconcetti e inganni. Ci vergogniamo della nostra semplicità per timore di non essere accettati, considerati. Tendiamo a valorizzarci alterando il nostro modo naturale di comportarci e di ragionare. La semplicità apre le porte alla sensibilità e spontaneità come regalare un sorriso, ma è così raro trovarlo sul volto della gente. La semplicità è una virtù che poche persone hanno, ma che soltanto i bambini conoscono. Perché siamo così strani e complicati, scappiamo dai problemi, ma ci attira il mistero… ci perdiamo in fantasie intriganti e ci ritroviamo prigionieri di manie e fobie.
Vi racconto un aneddoto che mi ha raccontato una maestra a cui stavo parlando di mia figlia... allora... non tutti nella sua classe fanno religione... e durante quell'ora chi non la fa segue un programma di intercultura, ad esempio quest'anno parlavano della spagna perché ci sono alcuni bimbi spagnoli... quando arriva la maestra di religione di solito fa chiamare dalle maestre i bimbi che la seguono in un'altra stanza. Una volta erroneamente si era messo in fila pure un bimbo che non la fa... al che lui si è messo dire a voce alta "oh! io no, io no! io son buddista!" ed è uscito dalla fila...!!     e allora tutti a dire che volevano essere buddisti ecc… ecc… che forza i bambini!!!
Quanto mi manca l'innocenza di mia figlia e il CUORE di mia moglie.... O quanto vorrei che anche lei ritrovasse quell'innocenza e non si facesse più contaminare dal germe dell'indifferenza che sembra farla da padrone in lei.

BlackRock Luca Giorgi: Italiani ancora troppo "liquidi" nel loro portafoglio

Secondo un'indagine di BlackRock, 'Global investor pulse', sono i Millenials, le generazioni nate tra l''80 e il 2000, a riservare più sorprese: hanno una maggiore propensione al rischio e investono in strumenti alternativi.

BlackRock Italia Luca Giorgi_480

Sempre molto liquidi nel loro portafoglio, affezionati alle obbligazioni, gli italiani si scoprono oggi un po' più fiduciosi del 2014 su un ritorno dei loro investimenti ma fanno ancora fatica a trovare le soluzioni migliori per i loro risparmi. Anche quest'anno il colosso dell'asset management BlackRock, ci consegna una ricerca che analizza il comportamento degli investitori con qualche sorpresa.

Luca Giorgi Direttore Commerciale BlackRock Italia e Grecia: "Dalla ricerca emerge chiaramente che il profilo dell'italiano medio, è un profilo molto conservativo. Alla domanda qual è la percentuale di liquidità che detiene i portafogli, arriviamo ad un numero intorno al 50%. Sicuramente è un numero importante, l'italiano si rende conto che in realtà forse è anche troppo. In realtà quando chiediamo quale secondo te dovrebbe essere questo numero, in realtà è un numero intorno al 30%, quindi capisce che comunque sta investendo troppo in liquidità, ma è anche vero che ha poche soluzioni. Infatti se guardiamo la seconda categoria del portafoglio medio degli italiani, la categoria degli obbligazionari".

I cari vecchi buoni del tesoro, certo molto affidabili ma ormai poco redditizi con i tassi a zero. Chi ne farà minor uso potrebbero essere proprio i millenials, i nati tra l'80 e il 2000 che sembrano più propensi al rischio dei loro genitori.

"… poi ai millenials piace la tecnologia, piace soprattutto il modo in cui viene fatto uso della tecnologia per gestire i portafogli, quindi si sentono vicino a questa categoria e investono in questi strumenti. E' anche vero che i millenials hanno anche una componente importante di liquidità sono oltre del 60%, quindi in realtà sono anche una categoria che si indebita, sono anche una categoria che ha perso il possesso delle cose, verso più il sharing, quindi non vanno a comprare ma spesso vanno a condividere da macchine a borse… è una categoria particolare che però a livello di risparmio gestito, rischia con strumenti alternativi e una componete di liquidità molto importante nel portafoglio".

La vera emergenza per le nuove generazioni è sicuramente la pensione.

"L'età giusta per iniziare ad investire per la pensione è 29 anni, quindi direi proprio nel mezzo deimillenials. Chiedendo loro se hanno iniziato ad investire per la pensione, pochissimi hanno risposto in modo affermativo. Quindi per cominciare dovrebbero iniziare ad investire con un'ottica di lungo periodo, visto che comunque hanno una componente importante di liquidità. Dovrebbero cominciare ad investire nel lungo periodo in asset class più rischiose, nell'azionario che tipicamente nel lungo periodo è l'asset class che genera più ritorni".

FONTEAdnkronos

Intervista all'autore della LA VIA DEI MIRACOLI: Ho paura di non essere mai abbastanza".

Giornalista: Pensa che le emozioni siano tutte utili o ve ne siano alcune da evitare nel limite del possibile?

Andrea Brusa: …le emozioni sono tutte utili. Chi inizia a scagliare le pietre contro la rabbia… mi fa venire la rabbia! E grazie alla rabbia che si muovono le montagne, si menano le rivoluzioni e si ferma un malvivente… La rabbia è MOLTO sana… quello che è certamente meno sano è come la manifestiamo… soprattutto se ricade su altre persone e o sul nostro corpo! La gioia è fantastica invece… piace a tutti e ci dimentichiamo di viverla! … Poi c'è la tristezza che scanseremmo volentieri.

Giornalista: Sembra che in lei a causa del suo vissuto personale ribollino spesso emozioni contrastanti.... Ritiene corretta la mia interpretazione?

Andrea Brusa: Beh... Non esattamente... In ogni caso ritengo ci sia un mondo di vissuti dentro di noi e vorrei mettere l'attenzione sulle possibilità che abbiamo e che ci diamo di allenarci a vederle, viverle, gestirle e nutrire e scegliere al meglio quelle più funzionali per la nostra qualità di vita. Per questo condivido questo racconto breve per arricchire la visione di quante energie, secondo me, sprechiamo a schiacciare le emozioni.
Dentro ognuno ci sono due lupi, uno "buono"/funzionale l'altro "cattivo"/meno funzionale al benessere della vita, se noi nutriamo quello cattivo dandogli tutto quello che c'è di brutto nell'uomo, è inevitabile che la persona sarà quello che compie. Nessuno dice di schiacciare, annullare, reprimere la rabbia… certo però che se smetto di alimentare emozioni di quel tipo e con loro la mia paura di vivere, potrebbe essere che inizio così a nutrire la gioia? … e così vivo meglio?
"Nonno, perché gli uomini combattono?"
Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
"Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi."
"Quali lupi, nonno?"
"Quelli che ogni uomo porta dentro di sé."
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine, il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.
"Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
"E l'altro?"
"L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede."
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità ed al suo pensiero.
"E quale lupo vince?"
Il vecchio si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.
"Quello che nutri di più.."

Gionalista: Grazie per l'emozione donataci.

Andrea Brusa: Grazie a lei.

Lo scrittore Andrea Brusa, a qualche settimana di distanza dall'uscita del suo ultimo libro LA VIA DEI MIRACOLI - a giorni in tutte le librerie e per il momento in formato Ebook - confessa di sentirsi inerte di fronte alla semplicita' spiazzante dei bambini. "Quanto mi manca l'innocenza di mia figlia e il CUORE di mia moglie.... O quanto vorrei che anche lei ritrovasse quell'innocenza e non si facesse più contaminare dal germe dell'indifferenza".

Ci si trova di fronte alla semplicità spiazzante della loro tenerezza e si rimane inerti e senza parole davanti alla scoperta delle loro verità. Siamo la società che vive in automatico e in automatico rispondiamo "presente" ai modelli che pochi benpensanti hanno ritenuto di propinarci. In genere questi opinion-leader sono coloro che da secoli, ormai, conducono il teatrino del liberalismo e del consumismo che, tradotto in soldoni, conducono per mano, direttamente o indirettamente, le masse popolari. Capita così che, sebbene individualmente, si pensi di essere astuti, svegli e liberi di pensiero, allo stato dei fatti, spesso ci mostriamo degli esseri poco pensanti, in balia delle interferenze esterne, dei moduli precostituiti e raramente si è davvero in grado, o si ha la voglia, di confrontarsi con gli standard sociali. Diveniamo vittime sociali, tutti per necessità uguali, e assai frequentemente, in fin dei conti, abbandoniamo o sotterriamo le capacità individuali di riflessione e il nostro potenziale intellettivo. Si va in automatico, seguendo le mode, i sistemi educativi che ci vengono imposti e prontamente stacchiamo la spina alla mente, lasciandoci condurre dal cosiddetto sistema, dalla sua mano invisibile; tutto ciò su svariati fronti, su parecchie tematiche ed ambiti del modus vivendi quotidiano. Ma a volte, ci pensano i più puri ed ingenui ad aprire il cuore e gli occhi, davanti al mondo, i bimbi. Sì, proprio quelli che, sin dalla tenera età, cerchiamo a tutti i costi di "incarognire" alla vita con le nostre devianze risultanti da un utilizzo delle intelligenze a senso unico, da una scarsa sensibilità e dalla crisi di Amore. Ci si trova di fronte alla semplicità spiazzante della loro tenerezza e si rimane inerti e senza parole davanti alla scoperta delle loro verità, tanto evidenti e logiche quanto scomode e, a tendere, potenzialmente pericolose per il sistema.
Amo la semplicità dei bambini. Lo dico in tutte le salse, lo scrivo in ogni dove rimarcando il fatto che, in fondo, sono invidioso della loro genuinità e della loro spensieratezza. La fatidica frase "Ah che bello quando ero piccolo, non avevo tutte queste preoccupazioni!" sarà uscita dalla bocca di tutti gli adulti almeno una volta nella vita. Ma pochi, pochissimi avranno provato a prendere sul serio il significato della loro semplicità. Un invito a guardare la realtà così come si presenta, senza pregiudizi o scappatoie. Un atteggiamento che non ha paura, tipico di chi ha il cuore libero perché segue nella vita quotidiana l'invito che Gesù fa ai suoi discepoli «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.»  Mia figlia mi richiama proprio alla semplicità del bambino tipo e al suo modo di guardare il mondo che lo circonda. Quando io e mia moglie disabile andavamo in giro, spesso avevamo gli occhi puntati addosso che nascondevano mille pregiudizi. È in questo momento che avviene la scissione tra grandi e piccoli (ma chi sono i grandi e chi i piccoli?). I genitori, imbarazzati e inteneriti, si limitavano a guardare mia moglie, i bambini come mia figlia continuavano a giocare perché per loro non c'è alcuna differenza tra la smorfia di un adulto e quella di una bambina disabile. Per loro la disabilità è un pezzo di realtà da guardare, da seguire. Da amare. E per mia figlia, come per me, sua madre ovvero mia moglie, è una persona a cui non manca nulla.... Anzi! Essere semplici non vuol dire essere stupidi, idioti, ma razionali senza furbizia e malizia che generano preconcetti e inganni. Ci vergogniamo della nostra semplicità per timore di non essere accettati, considerati. Tendiamo a valorizzarci alterando il nostro modo naturale di comportarci e di ragionare. La semplicità apre le porte alla sensibilità e spontaneità come regalare un sorriso, ma è così raro trovarlo sul volto della gente. La semplicità è una virtù che poche persone hanno, ma che soltanto i bambini conoscono. Perché siamo così strani e complicati, scappiamo dai problemi, ma ci attira il mistero… ci perdiamo in fantasie intriganti e ci ritroviamo prigionieri di manie e fobie.
Vi racconto un aneddoto che mi ha raccontato una maestra a cui stavo parlando di mia figlia... allora... non tutti nella sua classe fanno religione... e durante quell'ora chi non la fa segue un programma di intercultura, ad esempio quest'anno parlavano della spagna perché ci sono alcuni bimbi spagnoli... quando arriva la maestra di religione di solito fa chiamare dalle maestre i bimbi che la seguono in un'altra stanza. Una volta erroneamente si era messo in fila pure un bimbo che non la fa... al che lui si è messo dire a voce alta "oh! io no, io no! io son buddista!" ed è uscito dalla fila...!!     e allora tutti a dire che volevano essere buddisti ecc… ecc… che forza i bambini!!!
Quanto mi manca l'innocenza di mia figlia e il CUORE di mia moglie.... O quanto vorrei che anche lei ritrovasse quell'innocenza e non si facesse più contaminare dal germe dell'indifferenza che sembra farla da padrone in lei.

Emotions Generate Learning: si è conclusa l’esperienza interculturale del City Camp a Cori

Per due settimane la scuola dell'infanzia ha ospitato la vacanza-studio dell'A.C.L.E. alla quale hanno partecipato 50 ragazze e ragazzi tra i 5 e i 14 anni che hanno vissuto a contatto diretto con 5 Tutors madrelingua provenienti da Irlanda, Stati Uniti e Canada, 13 Helpers e 2 Camp Directors.

         Si è concluso il City Camp 2016, la vacanza-studio estiva organizzata dall'Associazione Culturale Linguistica Educational (A.C.L.E.) dal 4 al 15 Luglio presso la scuola dell'infanzia di Cori 'A. Marchetti' e nella piscina ludica comunale di Giulianello. Per il quinto anno consecutivo l'iniziativa ha registrato ottimi risultati in termini di efficacia formativa e di servizio reso e già si pensa alla prossima edizione del 2017.

            I 50 iscritti, tra i 5 e i 14 anni, hanno dimostrato grande entusiasmo, vivendo per due settimane a stretto contatto i 5 Tutors madrelingua, statunitensi, irlandesi e canadesi, ospitati dalle famiglie di Cori e Giulianello, e confrontandosi con i 13 Helpers, i ragazzi più grandi e con un più ampio bagaglio linguistico. Le 2 Camp Directors, le docenti delle scuole locali, Manuela Magliozzi e Lorella Musella, mediando il rapporto allievi – insegnanti, hanno creato un clima familiare e di coinvolgimento totale, favorendo l'avvicinamento alla lingua e alla cultura straniera con il metodo REAL (Rational Emotional Affective Learning).

            L'apprendimento è stato inoltre facilitato da un sistema di studio soft per non appesantire gli studenti. Il Warm Up Circle Time, apriva la giornata tipo con giochi e action songs guidati dai Tutors; poi le attività didattiche mediante approccio ludico in lingua inglese; il pranzo e il break con attività ricreative. Nel pomeriggio le English activities (drama, action songs, sports, arts & crafts, competitions, creative works, CLIL activities) prima di concludere con il Cool Down Time, canzoni e giochi insieme a Tutors e Helpers.

            La formazione è stata certificata con l'English certificate A1 e B1 consegnato agli iscritti, e l'attestato di partecipazione per l'attribuzione di crediti formativi presso le scuole superiori di appartenenza, ricevuto dagli Helpers. Il 'Final Show' in inglese, davanti a genitori e parenti, ha chiuso anche quest'anno la straordinaria esperienza interculturale resa possibile anche grazie al sostegno dei familiari e delle attività locali Biscottificio Alessi Ernesto e Le Delizie di Maciste (Foto di Marika Zampini – Mimiz).

Marco Castaldi

Addetto Stampa & OLMR

Learning: si è conclusa l’esperienza interculturale del City Camp a Cori

Emotions Generate 

Per due settimane la scuola dell'infanzia ha ospitato la vacanza-studio dell'A.C.L.E. alla quale hanno partecipato 50 ragazze e ragazzi tra i 5 e i 14 anni che hanno vissuto a contatto diretto con 5 Tutors madrelingua provenienti da Irlanda, Stati Uniti e Canada, 13 Helpers e 2 Camp Directors.

         Si è concluso il City Camp 2016, la vacanza-studio estiva organizzata dall'Associazione Culturale Linguistica Educational (A.C.L.E.) dal 4 al 15 Luglio presso la scuola dell'infanzia di Cori 'A. Marchetti' e nella piscina ludica comunale di Giulianello. Per il quinto anno consecutivo l'iniziativa ha registrato ottimi risultati in termini di efficacia formativa e di servizio reso e già si pensa alla prossima edizione del 2017.

            I 50 iscritti, tra i 5 e i 14 anni, hanno dimostrato grande entusiasmo, vivendo per due settimane a stretto contatto i 5 Tutors madrelingua, statunitensi, irlandesi e canadesi, ospitati dalle famiglie di Cori e Giulianello, e confrontandosi con i 13 Helpers, i ragazzi più grandi e con un più ampio bagaglio linguistico. Le 2 Camp Directors, le docenti delle scuole locali, Manuela Magliozzi e Lorella Musella, mediando il rapporto allievi – insegnanti, hanno creato un clima familiare e di coinvolgimento totale, favorendo l'avvicinamento alla lingua e alla cultura straniera con il metodo REAL (Rational Emotional Affective Learning).

            L'apprendimento è stato inoltre facilitato da un sistema di studio soft per non appesantire gli studenti. Il Warm Up Circle Time, apriva la giornata tipo con giochi e action songs guidati dai Tutors; poi le attività didattiche mediante approccio ludico in lingua inglese; il pranzo e il break con attività ricreative. Nel pomeriggio le English activities (drama, action songs, sports, arts & crafts, competitions, creative works, CLIL activities) prima di concludere con il Cool Down Time, canzoni e giochi insieme a Tutors e Helpers.

            La formazione è stata certificata con l'English certificate A1 e B1 consegnato agli iscritti, e l'attestato di partecipazione per l'attribuzione di crediti formativi presso le scuole superiori di appartenenza, ricevuto dagli Helpers. Il 'Final Show' in inglese, davanti a genitori e parenti, ha chiuso anche quest'anno la straordinaria esperienza interculturale resa possibile anche grazie al sostegno dei familiari e delle attività locali Biscottificio Alessi Ernesto e Le Delizie di Maciste (Foto di Marika Zampini – Mimiz).

Marco Castaldi

Addetto Stampa & OLMR


venerdì 15 luglio 2016

BlackRock: «La Brexit? Passerà La vera sfida sono i tassi zero»

Parla Andrea Viganò, alla guida delle attività italiane dell'Istituto finanziario.
La scomparsa dei rendimenti è il nodo cruciale. Gli italiani sono più consapevoli, ma in pochi hanno una strategia. Ecco lo stato d'animo di 31 mia investitori, 2mila italiani

Blackrock Andrea Viganò

Oggi sembra difficile, ma di Brexit ci dimenticheremo abbastanza in fretta. «Molto più importante, se si vogliono far valutazioni di lunga gittata, è l'effetto sulle nostre vite dei tassi di interesse a zero»: Andrea Viganò, che guida le attività di BlackRock in Italia, ne è sicuro. E per il gigante mondiale del risparmio gestito (quasi 5 mila miliardi di asset) pensare in lungo e provare a fare i conti in tasca al futuro è il cuore del mestiere, visto che due terzi dei clienti della casa ha obiettivi pensionistici.

Il cambiamento

«Qualche anno fa si potevano investire i risparmi al 7% senza rischiare più di tanto. Oggi sappiamo che vivremo più a lungo e che, in compenso, impiegare il denaro a rischio basso rende meno dell'1%», prosegue Viganò. Questi numeri ci dicono che per raggiungere gli stessi risultati bisogna o rischiare di più o risparmiare molto di più. Una bella sfida che cambia parecchio le carte in tavola della previdenza pubblica e privata e che interpella tutti. Anche se sono i ragazzi quelli a cui toccherà il conto più difficile con la sparizione (quasi) generalizzata dei rendimenti. «Un paradigma che vale in tutto il mondo — spiega Viganò — BlackRock da tempo studia e compara esigenze e atteggiamenti finanziari delle famiglie in diversi Paesi». E l'Italia com'è? «Il nostro Paese da sempre è ai primi posti nella gara del risparmio: il nostro stock di risorse accantonate per il futuro è da record nonostante la crisi». Ultimamente, continua Viganò, anche la consapevolezza sul gap tra ultimo reddito e pensione pubblica è aumentata molto. A questa maggior coscienza, però, spesso non corrisponde una strategia pratica di pianificazione utile per vincere la guerra dei tassi bassi, che potrebbe durare ancora a lungo. Ma senza soldi — e questo vale per i più giovani e anche per chi ha dovuto fare dei conti con la crisi — è difficile mettere in piedi delle strategie diverse dall'arrivo a fine mese.

I dati

In ogni modo si va avanti. E la quarta edizione del Global investor Pulse, presentata da BlackRockla settimana scorsa a Milano, fotografa lo stato d'animo e le idee di 31 mila investitori nel mondo. Di questi circa 2 mila sono italiani, con età comprese tra i 25 e i 74 anni. Come si sentono? Hanno più fiducia sui mercati — anche se in questo momento la Brexit li ha messi sul chi va là —, un alto tasso di liquidità e una propensione ad investire in obbligazioni sempre superiore alla media europea. Più in generale il campione mostra un leggero incremento della fiducia sul futuro delle borse: si dichiara infatti più ottimista il 42% del campione contro il 40% di un anno fa. La principale incognita resta quella legata, appunto, alle pensioni, con l'Italia che rimane fanalino di coda in Europa in merito alla costruzione di un progetto di reddito integrativo: meno della metà dei nostri connazionali (47%) ha iniziato infatti a risparmiare in modo mirato per colmare il divario che la rendita pubblica sempre meno ricca lascerà rispetto all'ultima busta paga, contro una media europea del 59%, con punte del 69% in Germania.

Difficoltà e problemi

Ma il problema è ben chiaro a molti: solo il 23% è convinto di poter contare su una pensione «classica» sufficiente a fare fronte ai bisogni futuri. Chi si sente sicuro nel prendere decisioni di risparmio (39%) è meno numeroso di un anno fa (48%), ma le abitudini consolidate sono difficili da abbandonare: la liquidità occupa quasi la metà del portafoglio (49%), anche se molti sanno che sarebbe meglio averne non più del 30%. E ancora: sul fronte obbligazionario gli italiani hanno capito che i governativi non garantiscono più un rendimento, ma il peso dei bond resta il più alto d'Europa (13%). BlackRock però segnala attitudini diverse tra i giovani nati dopo gli anni Ottanta, attratti dagli investimenti alternativi, in particolare in tecnologia. Il fatto che per avere di più occorre rischiare di più, insomma, non è un traguardo raggiunto (perché appunto, esistono delle oggettive difficoltà economiche con cui molti devono fare i conti) ma una serie di informazioni che entrano pian piano nel bagaglio delle famiglie. In particolare la ricerca ha individuato un gruppo di super investitori (8%). «Super» è l'acronimo delle competenze che li rendono più informati e quindi meno spaventati. Sono quelli che diversificano le tipologie di investimento, pianificano, programmano, si affidano a consulenti e cercano attivamente di inseguire un rendimento nell'era dei tassi zero.

FONTECorriere Della Sera

Giulianello di Cori: il centro anziani si dota di un defibrillatore a disposizione della comunità

I soci della struttura si sono muniti dell'apparecchio in seguito alla partecipazione di alcuni di loro al corso per uso del defibrillatore 'Come comportarsi ed impiegare tecnicamente lo strumento' organizzato dalla Protezione Civile di Cori con il contributo del Comune di Cori e curato dall'Associazione 'Latina Cuore' e dall'American Heart Association.

Da oggi la Comunità di Giulianello ha un defibrillatore in più a disposizione nei casi di urgenza, grazie ai soci del Centro socio culturale e ricreativo 'Il Ponte' che si sono dotati dell'apparecchio in seguito alla partecipazione di alcuni di loro al corso di rianimazione cardiopolmonare con uso del defibrillatore 'Come comportarsi ed impiegare tecnicamente lo strumento', finalizzato ad estendere la conoscenza dei fondamentali per sostenere in caso di necessità sanitaria e di primo intervento le funzioni vitali di una persona.

Il corso è stato organizzato dalla Protezione Civile di Cori con il contributo del Comune di Cori e curato dall'Associazione 'Latina Cuore' e dall'American Heart Association, da anni impegnate a diffondere la cultura della prevenzione cardiologica. L'ente lepino stesso non è nuovo a questo genere di iniziative, con l'obiettivo di allargare la platea di cittadini abilitati ad usare, qualora ce ne fosse bisogno, i defibrillatori pubblici dislocati sul territorio. Le lezioni, tenute dal dott. Paolino La Marca, si sono svolte al teatro comunale di Cori, in due giornate full immersion, a gruppi da 8, per un totale di 24 partecipanti tra personale della Polizia Locale di Cori, della Protezione Civile di Cori e dei due centri anziani di Cori e Giulianello.

La parte teorica sul riconoscimento e la gestione delle emergenze è stata affiancata da esercitazioni su manichino con l'impiego del defibrillatore, utilissimo ogniqualvolta si manifesti un'aritmia cardiaca (fibrillazione ventricolare) al fine di bloccarla con una scarica elettrica. Nello specifico i presenti hanno imparato ad adoperare il defibrillatore semiautomatico, che valuta direttamente la necessità o meno di defibrillare il paziente. Con un test finale è stata valutata l'acquisizione delle competenze BLSD dei frequentanti, ai quali è stato rilasciato l'attestato di partecipazione, riconosciuto in ambito nazionale e valido due anni, e l'autorizzazione ex lege all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori semiautomatici.

Marco Castaldi

Addetto Stampa & OLMR

Prendi fiato e.. Relax in business! - Due momenti di rigenerazione in una location esclusiva

Fondazione la Fornace di Asolo propone per quest'estate una novità: il "Regeneration Camp 2016: Pausa, Pensa, Riparti", due giornate formative pensate per imprenditori, manager e liberi professionisti che vogliono rimettersi in discussione e ripensare all'innovazione lontano dai suoni e dai rumori familiari della propria azienda.

Dopo mesi di lavoro e di impegni, un momento di pausa in un contesto rilassante è quello che ci vuole per poter rivedere il film del nostro percorso, acquisire nuovi strumenti e approcci per riscoprire le nostre ambizioni/visioni e (r)innovare l'entusiasmo per le nostre azioni. Il focusa dell'attività è di ragionare sugli obiettivi propri e d'impresa, per tornare in azienda con le pile cariche, portando gli stimoli giusti da condividere poi con i collaboratori.

La prima delle due giornate è prevista per giovedì 4 agosto a Valdobbiadene, presso la Cantina Mionetto; giovedì 8 settembre a farci da cornice sarà la Tenuta Baron di Onè di Fonte.
Il programma verterà, a partire dalle ore 9.00 e per l'intera mattinata, su 'Vision e Stimoli' attraverso una totale immersione nei principi della strategia "Oceano Blu": i partecipanti avranno l'occasione di scoprire cose mai viste e mai pensate, mettendosi in discussione, provando ad immaginare come eliminare ostacoli e concorrenti e creando nuove opportunità di business e nuovi clienti.
Dopo la pausa pranzo ci sarà l'opportunità, mediante la fase 'Applicazione e ReVision', di conoscere ed applicare il metodo del "Design Thinking" alle necessità di cambiamento da affrontare una volta tornati a casa: grazie agli strumenti forniti, saranno in grado di mettere in pista una revisione della propria vision e delle strategie d'impresa applicando le logiche apprese nella prima parte della giornata.

Ad accompagnare gli imprenditori ed i professionisti in questa giornata full intensive ci saranno Silvia Toffolon di Sintonia Creativa e Gianpaolo Pezzato della Fondazione la Fornace: due coach che accostano creatività e business alla continua ricerca di innovazione.

 


Vedi il dettaglio su: http://www.fondazionefornace.org/files/1407201616.31.26-Regenera.pdf

Ufficio Stampa
Fondazione la Fornace Per l'Innovazione
Tel. 0423 951611
Per info ed iscrizione inviare email a info@fondazionefornace.org


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Fondazione la Fornace dell'Innovazione

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I Prossimi appuntamenti in Fornace

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GIOVEDI' 21/07 18.00 "FornaceFLY_2016: I Droni-aggiornamento sulla normativa e le applicazioni in ottica di business"

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GIOVEDI' 28/07 "PARLARE IN PUBBLICO 2.0"

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giovedì 14 luglio 2016

Azienda agricola, obiettivo dei giovani imprenditori

Contro ogni pronostico e tendenza l’agricoltura in italia sta mostrando un repentino e radicale cambio di tendenza, si è innestato da qualche tempo un trend di ripresa nella nascita di nuove aziende agricole fondate da giovani, questo ha portato a un forte stimolo all’innovazione nel settore e soprattutto a un restyling dell’immagine di un settore come quello agricolo caratterizzato da arretratezza, obsolescenza e con pochissime prospettive, per diventare, invece, una nuova opportunità di crescita, sviluppo e occupazione.

Si tratta ormai di un dato acquisito confermato anche dall’ultima analisi di Coldiretti: il settore agricolo è in piena ripresa nel 2015, I giovani fanno registrare un aumento record del 35% rispetto all’anno precedente, con ragazzi sotto trentaquattro anni che operano da imprenditori agricoli insieme a familiari e soci di cooperative agricole hanno superato I settanta mila.

L’analisi si basa sui dati Istat del secondo trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, si tratta del dato di crescita più alto rispetto a tutti I settori economici.

Chi sono questi nuovi operatori agricoli? Si tratta di agricoltori di prima generazione, giovani e motivati, che spesso abbandonano altri settori, hanno spesso un’elevata scolarizzazione più della metà sono laureati, operano in attività che vanno dalla trasformazione alla vendita dei prodotti, dalle fattorie didattiche, all’agricoltura sociale per l’inserimento dei disabili, detenuti o tossicodipendenti, dall’agri benessere alla produzione di energie rinnovabili alla produzione di verdura biologica a domicilio ecc.

La specificità che li unisce tutti è la creatività e la fortissima spinta all’innovazione, in grado, infatti, di implementare processi d’innovazione tecnologica di prodotto e dei servizi differenziandosi così dai concorrenti e contribuendo in questo modo a internazionalizzare le proprie aziende.

E così conquistano fette di mercato, a livello nazionale e internazionale, con innovazioni che vanno dalle App salva truffa all’energy drink contadino, dal caviale di lumaca alla pasta di canapa e alle micro alghe per il benessere. Il risultato è che le aziende agricole di questi giovani imprenditori possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.

Stiamo parlando di una nuova generazione che costituisce uno dei primari vettori di crescita nel settore agroalimentare italiano. La loro finalità è si di produrre cibo made in ma di svolgere anche una funzione socio culturale rurale proteggendo semi piante acqua e suoli, nel frattempo li valorizzano ed esportano la cultura italiana, con ciò che di meglio il nostro Paese sa offrire. Non è un caso se I dati di crescita di cui abbiamo parlato, sono I più alti in assoluto in Europa.

Certamente questa crescita è data da un cambio di mentalità ma è importante essere obbiettivi, la loro parte la fanno anche I vari piani di sviluppo rurale presentati dall’Italia alla commissione europea dove si da opportunità d’insediamento per almeno ventimila giovani fino al 2020, oltre alle linee di finanziamento per I giovani agricoltori con età tra I 18 e 40 anni che possono offrire fino a 70000 euro a fondo perduto per l’avvio dell’attività, oltre a un successivo contributo sugli investimenti aziendali che può arrivare fino al 60%. Oltre a tutto questo nell’ultimo semestre di presidenza italiana è stato votato un provvedimento che prevede un Erasmus per giovani agricoltori europei.

Tirando le somme possiamo dire che I risultati sono buoni che le azioni in campo sono mirate e funzionano ma bisognerà fare ancora di più, magari con obiettivi ambiziosi, come per esempio raggiungere la media europea, con l’8% di giovani che guidano aziende agricole. Negli Stati Uniti gli agricoltori tra i 25 e i 35 anni sono aumentati del 2% (passando da 106.735 a 109.146) nel giro di cinque anni.

 

Cantieri: come assicurare la sicurezza sul posto di lavoro

In Italia il fenomeno degli infortuni sul lavoro e quello ancora più funesto delle “morti bianche” è un decrescita, secondo gli studi dell’Inail, (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro), le cifre mostrano una decrescita negli ultimi anni.

Tuttavia non si può e non si deve sottovalutare la questione.

Il tema della sicurezza sul luogo di lavoro in Italia deve rimanere di primaria importanza: si calcolano ancora, in media, 60 morti sul luogo di lavoro e oltre 50.000 casi di infortunio al mese (escluse le trasferte o i casi avvenuti “in itere”). Da qui si comprende come sia importante seguire e migliorare le norme di sicurezza sul lavoro.

Uno dei settori più a rischio di incidenti sul posto di lavoro è quello dell’edilizia con il 23% dei casi, e costituisce uno dei punti più sensibili nella battaglia della sicurezza.

La normativa vigente è stata esplicitata fin dal 1956 con il DPR 164/1956 (Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni) , tuttavia questa era carente dal punto di vista della pianificazione della sicurezza e dei metodi per prevenire possibili situazioni di rischio. Queste carenze verranno successivamente risolte con la Direttiva Cantieri (92/57/CEE) della Comunità Europea e con il Dlgs 494/1996 e le successive disposizioni autonome. Attualmente tutta la normativa relativa ai cantieri è riunita nel capitolo IV (e allegati) del  il Dlgs 81/2008.

L’adozione di comportamenti e sistemi di prevenzione è essenziale nei cantieri quanto l’utilizzo di strumenti per il lavoro come utensili pneumatici e paranchi Milano.

Analisi dei rischi

Per la pianificazione della sicurezza nei cantieri la normativa ci mette a disposizione tre preziosi strumenti:

·         il Piano di sicurezza e coordinamento (PSC) previsto per i cantieri nei quali operano più imprese e che aiuta nella prevenzione e nella gestione dei rischi reali;

·         il Piano di sicurezza sostitutivo (PSS) da redigere nell’ambito dei lavori pubblici (dove non serva redigere il PSC) che sarà redatto dell'appaltatore o dal concessionario e non prevede la stima dei costi della sicurezza;

·         il Piano operativo di sicurezza (POS) documento redatto dal datore di lavoro dell’impresa esecutrice per pianificare la sicurezza e la prevenzione dei rischi in merito ad un singolo cantiere.

L’analisi per la sicurezza parte dall’elenco delle attività per l’esecuzione dell’opera, questo permetterà al progettista di individuare le migliori soluzioni tecnico-costruttive per eliminare o ridurre la possibilità di incidenti nel cantiere.

Questa analisi dei rischi può essere eseguita a priori o a posteriori, la differenza fra questi due approcci consiste nei casi analizzati: la prima è eseguita a partire da possibili rischi connessi all’attività in cantiere ed è di solito quella adottata nella maggior parte dei casi; la seconda si riferisce a casi avvenuti in passato che vengono presi a modello per studiare strategie preventive.

Prevenzione e protezione

Una volta che l’analisi dei rischi è stata portata a conclusione vanno attuate le misure per mettere in sicurezza il posto di lavoro, questi sono fondamentalmente di due tipi:

·         Prevenzione: misure atte a ridurre le possibili situazioni di rischio nel cantiere;

·         Protezione: strategie per limitare i danni qualora avvengano degli infortuni.

Fra gli ultimi possiamo annoverare i dispositivi di protezione (DP) individuale (DPI) o collettiva (DPC), queste sono di sicuro le più essenziali nella sicurezza nei cantieri, ponteggi, parapetti, reti anticaduta…) e l’adozione dei DPC è da considerarsi addirittura prioritaria rispetto a quella dei DPI.

 

RSPP e la responsabilità civile

Le responsabilità civili e penali del RSPP costituiscono un importante tema di riflessione giuridica, connessa con la sempre maggiore importanza acquisita dalla figura del RSPP nell’organizzazione aziendale.

La responsabilità civile del RSPP

La responsabilità penale non esaurisce l’ambito delle responsabilità del RSPP il quale, con l’assunzione dell’incarico, assume anche degli obblighi nei confronti del Datore di Lavoro, specie se si tratta di RSPP esterno all’azienda o comunque di RSPP interno che, per tale ruolo, riceve una specifica retribuzione.

Se dunque dalla sua consulenza derivano danni a qualcuno, il RSPP li deve risarcire.

La responsabilità civile del RSPP può dunque classificarsi in due grandi famiglie: la responsabilità extracontrattuale (o “da fatto illecito” o “aquiliana”) e la responsabilità contrattuale.

Responsabilità extracontrattuale

La responsabilità extracontrattuale del RSPP trova fondamento in una delle norme più importanti dell’intero ordinamento giuridico che è contenuta nell’art. 2043 del Codice Civile: “Qualunque fatto, doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”.

Nella sua semplicità questa disposizione è il cardine su cui si fonda la parte preponderante della responsabilità civile del RSPP: qualunque fatto “doloso o colposo” significa infatti qualsiasi azione, sia essa cosciente e volontaria, oppure semplicemente, non voluta, ma posta in essere per negligenza, imprudenza o imperizia, se cagiona un danno a qualcuno, obbliga al risarcimento.

Una consulenza errata, superficiale, negligente; la mancata adozione di misure preventive di un rischio, la mancata informazione ai lavoratori ecc. sono tutte azioni che, laddove diventino causa o concausa di un danno, obbligano il RSPP a risarcire di tasca propria i soggetti lesi.

Va da sé che, anche in questo caso, le ipotesi più tipiche di responsabilità sorgono in occasione di infortuni sul lavoro e vanno di pari passo con la responsabilità penale.

Ma la responsabilità civile ha un’estensione che travalica i limiti della responsabilità penale e che può affermarsi anche quando, in ipotesi, il soggetto non sia più penalmente perseguibile (magari per prescrizione del reato): l’obbligo di risarcire il danno infatti, sopravvive anche alla prescrizione penale, se è stato adeguatamente azionato.

Si tratta insomma di una responsabilità che si rivolge a 360° a tutti i soggetti che, a causa della negligenza del RSPP possano lamentare dei danni, sia di natura patrimoniale (perdite nel patrimonio, mancato guadagno ecc.)  sia di natura non patrimoniale (danni qualificati come morali, alla salute, biologici, esistenziali, alla vita di relazione ecc.)

Non si limita infatti al risarcimento del danno direttamente subito dal soggetto infortunato, ma può estendersi anche (senza pretesa di esaustività):

  • al danno subito dagli enti previdenziali o assistenziali che – in ipotesi – potrebbero rivalersi nei confronti del Datore di Lavoro e, eventualmente, anche del RSPP negligente, per le somme pagate al lavoratore nell’ambito delle coperture assicurative obbligatorie per legge;
  • al danno patito dai congiunti del lavoratore infortunato iure proprio (danni patrimoniali e non patrimoniali subiti per accudire il congiunto) o iure hereditario (danni patrimoniali e non subiti dal lavoratore che poi, sempre a causa dell’evento occorso, muore);
  • danni alla salute pubblica o danni morali lamentati da enti locali, sindacati, associazioni di categoria in relazione a infortuni sul lavoro che determinino anche gravi lesioni dei diritti costituzionalmente garantiti

In questi casi il risarcimento è esteso a tutte le conseguenze legate i modo immediato e diretto all’evento, chiunque ne sia il titolare, purché questi dimostri (con prova a suo carico) che sussiste un danno e un nesso di causalità fra il danno e il comportamento del RSPP.

Responsabilità contrattuale.

L’affidamento da parte del Datore di Lavoro e l’accettazione da parte di un soggetto, dell’incarico di RSPP, si configura in genere come un contratto a prestazioni corrispettive in cui il nominato RSPP assume l’obbligo di svolgere i compiti propri a tale figura, a fronte di un compenso da parte del Datore di Lavoro.

Si tratta, evidentemente, di un contratto d’opera professionale, tanto più perché il RSPP, benché non iscritto in uno specifico albo, esercita essenzialmente un’attività lavorativa di carattere intellettuale consistente nella prestazione di consulenza, nella progettazione di misure di contrasto ai rischi lavoro correlati ecc.

Il RSPP, in quanto soggetto qualificato in virtù dei corsi di formazione sicurezza lavoro che ha frequentato e della formazione che ha ricevuto, è tenuto pertanto ad assolvere alle obbligazioni contrattuali legate al suo ruolo con la diligenza del buon professionista.

Ne consegue che, laddove il RSPP non svolga con la dovuta diligenza l’incarico che gli viene affidato, il Datore di Lavoro che subisca un danno può contestare l’inadempimento contrattuale e, eventualmente, protestare i danni che abbia subito.

Si pensi, ad esempio al caso di un Datore di Lavoro, non sufficientemente informato ed assistito dal proprio RSPP, che subisce una condanna ai sensi dell’art. 451 c.p. o che subisce una condanna per un reato contravvenzionale (proprio) o una sanzione amministrativa: se è infatti vero che la nomina del RSPP non esonera (quasi mai) da responsabilità il Datore di Lavoro, è altrettanto vero che se il Datore di Lavoro subisce delle perdite patrimoniali in relazione ad una consulenza erronea del RSPP (o di una consulenza omessa…) potrebbe rivolgere le proprie richieste risarcitorie nei confronti di quest’ultimo.

In caso di responsabilità contrattuale opera solo fra i soggetti che sono parti del contratto (datore e RSPP) e il risarcimento trova una limitazione a quei danni essenzialmente patrimoniali che sono conseguenza prevedibile dell’inadempimento contrattuale, con la tendenziale esclusione di danni di natura non patrimoniale.

In questo caso, il Datore di Lavoro che avesse subito un danno avrebbe unicamente l’onere di dimostrare che si è verificato un danno e che lo stesso deriva da una difettosa consulenza del RSPP: incomberebbe invece su quest’ultimo dimostrare di aver adeguatamente prestato la propria attività di consulenza, ossia di aver correttamente adempiuto agli obblighi imposti dalla legge al suo ruolo.

Resta inteso, infine, che i due tipi di responsabilità potrebbero anche coesistere fra loro.

 

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