Roma, 22 luglio 2012
All'attenzione di:
Re Carlo XVI Gustavo Bernadotte di Svezia
Governo del Regno di Svezia
Ufficio Immigrazione Svedese (Swedish Migration Board)
Comitato per il Premio Nobel di Stoccolma
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani
Commissario Europeo per i Diritti Umani
Parlamento europeo
Consiglio europeo
Commissione europea
Società civile
Il Gruppo EveryOne e la ong Gandhi rivolgono al Re di Svezia, al governo svedese e alle istituzioni umanitarie internazionali un appello urgente per la vita della giovane profuga eritrea Mihret Afewerki, che è fuggita da una condizione di persecuzione nel suo paese per chiedere protezione in Svezia. La situazione dei diritti umani, in Eritrea, è tragica e i giovani, uomini e donne, sono costretti da un regime spietato a fare il servizio militare permanente per molti anni, in condizioni terribili, soggetti a un addestramento sadico, mentre la loro personalità viene distrutta. I giovani che non resistono e chiedono un po' di umanità subiscono lunghe detenzioni, tortura e violenze continue. Innumerevoli ragazzi e ragazze sono morti durante tale detenzione. L'Eritrea è uno dei paesi in cui si verificano il numero più elevato di violazioni dei diritti umani e di omicidi di stato. La Svezia, al contrario, nonostante il dilagare in tutto il mondo del fenomeno della xenofobia, è un paese che cerca di mantenersi su elevati standard di civiltà e rispetto dei diritti umani. Ecco perché chiediamo che le autorità svedesi e tutti i destinatari di questo appello si impegnino affinché non venga commessa una nuova atrocità nei confronti di questa giovane donna fuggita con coraggio dall'orrore e dalla barbarie e che Mihret Afewerki riceva asilo in Svezia e possa iniziare a dimenticare il suo triste passato e costruire una nuova esistenza, lontana da violenze, prevaricazioni e terrore. In una prima istanza, purtroppo, l'Agenzia per l'Immigrazione svedese ha negato protezione internazionale alla giovane, intimandole il ritorno in Eritrea.
All'attenzione di:
Re Carlo XVI Gustavo Bernadotte di Svezia
Governo del Regno di Svezia
Ufficio Immigrazione Svedese (Swedish Migration Board)
Comitato per il Premio Nobel di Stoccolma
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani
Commissario Europeo per i Diritti Umani
Parlamento europeo
Consiglio europeo
Commissione europea
Società civile
Il Gruppo EveryOne e la ong Gandhi rivolgono al Re di Svezia, al governo svedese e alle istituzioni umanitarie internazionali un appello urgente per la vita della giovane profuga eritrea Mihret Afewerki, che è fuggita da una condizione di persecuzione nel suo paese per chiedere protezione in Svezia. La situazione dei diritti umani, in Eritrea, è tragica e i giovani, uomini e donne, sono costretti da un regime spietato a fare il servizio militare permanente per molti anni, in condizioni terribili, soggetti a un addestramento sadico, mentre la loro personalità viene distrutta. I giovani che non resistono e chiedono un po' di umanità subiscono lunghe detenzioni, tortura e violenze continue. Innumerevoli ragazzi e ragazze sono morti durante tale detenzione. L'Eritrea è uno dei paesi in cui si verificano il numero più elevato di violazioni dei diritti umani e di omicidi di stato. La Svezia, al contrario, nonostante il dilagare in tutto il mondo del fenomeno della xenofobia, è un paese che cerca di mantenersi su elevati standard di civiltà e rispetto dei diritti umani. Ecco perché chiediamo che le autorità svedesi e tutti i destinatari di questo appello si impegnino affinché non venga commessa una nuova atrocità nei confronti di questa giovane donna fuggita con coraggio dall'orrore e dalla barbarie e che Mihret Afewerki riceva asilo in Svezia e possa iniziare a dimenticare il suo triste passato e costruire una nuova esistenza, lontana da violenze, prevaricazioni e terrore. In una prima istanza, purtroppo, l'Agenzia per l'Immigrazione svedese ha negato protezione internazionale alla giovane, intimandole il ritorno in Eritrea.
Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau, Glenys Robinson - Gruppo EveryOne
Ong Gandhi
Nella foto, torture in un carcere eritreo
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