Dichiarazione del presidente di Assoedilizia e vice presidente di Confedilizia Achille Colombo Clerici:
Roma , 6 agosto 2012 « E' risaputo che se ad una azienda si richiede, dall'oggi al domani, il rientro sia pure parziale dell'esposizione bancaria, cioe' il ripianamento dei debiti verso le banche, la si condanna al fallimento.
I conti formalmente tendono ad essere riequilibrati, ma l'equilibrio economico salta.
Analogamente avverrebbe per lo Stato italiano se si attuasse, come da taluno si suggerisce in modo superficiale, demagogico e talvolta forse interessato, un prelievo fiscale eccezionale ( detto diversamente, una patrimoniale, ordinaria o straordinaria che sia ) per ridurre il debito pubblico.
Non so se si riuscirebbe a raccogliere la somma considerevole che si immagina, ma certamente si distruggerebbe il tessuto economico del Paese, gia' pesantemente minato da una serie di provvedimenti fiscali dall'effetto complessivamente depressivo, che drenano peraltro gia' una cospicua fetta dei redditi privati ( erodendo spesse volte anche il risparmio ) soprattutto nel settore immobiliare.
Ne deriverebbe un inevitabile collasso per lo Stato, soprattutto perche' il nostro sistema economico e' basato, piu' che negli altri Paesi europei, sull'iniziativa e sull'impresa privata di medio-piccola dimensione e sul risparmio delle famiglie .
Mettere in crisi questo sistema, con una ulteriore grave tassazione, significherebbe incrinare fortemente l'equilibrio che tiene insieme la nostra economia e porre una cappa di piombo, dall'effetto fortemente depressivo, sulla possibilita' di dare slancio alla crescita economica stessa.
Bisogna capacitarsi che, se si vuole ridurre il debito pubblico, non si possono usare strumenti fiscali ispirati alla logica " andiamo a prendere i soldi dove pensiamo ci siano".
Occorre, viceversa una politica lungimirante che tenda gradatamente
- a ridurre la spesa pubblica;
- a ridurre gli sprechi (che ammontano a qualcosa come piu' di trenta miliardi all'anno, il 7 % del prelievo fiscale );
- a "dismettere" il patrimonio pubblico, magari trasferendone la proprieta' a prezzi ridotti, non pero' ad alcuni soggetti privilegiati, bensi' ai risparmiatori diffusi, attraverso l'emissioni di titoli rappresentativi di fondi incorporanti beni pubblici ( rigorosamente destinando il ricavato all'abbattimento del debito pubblico e non al pagamento delle spese correnti) ; pensiamo dunque alla traslazione della titolarita' dei beni attraverso un sistema di titoli la cui remunerativita' prescinda anche dalla redditivita' dei beni;
- a rendere piu' efficiente e meno dispendioso il sistema burocratico-istituzionale pubblico;
- a combattere l'evasione fiscale, sul campo e non con proclami ed azioni dimostrative, che hanno come effetto quello di terrorizzare anche i contribuenti onesti, che non hanno alcuna voglia di avere a che fare col fisco italiano, non gia' perche' alla fine abbian sempre necessariamente qualcosa da nascondere, ma perche' avere il fisco tra i piedi e' di per se' una "rogna";
- a far crescere l'economia, generando la fiducia nei cittadini verso lo Stato e alimentando la speranza nei giovani verso il futuro.
E cosi' fra un lustro o poco piu' , con una politica di incentivazione per i fiscalmente virtuosi e senza disarticolare il sistema economico e produttivo, ma anzi attraverso la crescita basata sulla fiducia nello Stato da parte dei cittadini,
ci troveremo a consegnare ai nostri figli e nipoti, un Paese piu' sano e con un debito pubblico ridotto.»
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