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Immigrazione. La Procura di Firenze scarcera i clandestini. Urge attuazione normativa della Direttiva Rimpatri
Firenze, 3 Maggio 2011. All'indomani della sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (1), la Procura della Repubblica di Firenze ha iniziato a scarcerare con effetto immediato gli immigrati irregolari che stavano scontando una condanna definitiva per il reato di cui all'art. 14, comma 5 ter e quater del testo unico in materia di immigrazione.
Il caso da cui la vicenda prende le mosse riguarda la storia paradossale di un cittadino straniero extracomunitario, incensurato e irregolare sul territorio che viene prima colpito da un provvedimento di espulsione perche' non in possesso di regolare soggiorno, poi condannato penalmente per permanenza illegale sul territorio italiano. Nel 2009, ancora in Italia, partecipa alla sanatoria prevista dalla legge 102 del 2009. Spera di poter finalmente soggiornare legalmente in Italia, avere un regolare contratto di lavoro e non dover piu' temere di essere fermato dalla Polizia. Invece la sua domanda di sanatoria viene respinta, proprio perche' e' stato condannato per la propria permanenza illegale.
Il che e' un controsenso: la sanatoria serve "proprio" per sanare l'irregolarita'. Il cittadino straniero ricorre allora al TAR Toscana (la prima udienza presso il tribunale amministrativo si e' tenuta oggi), per opporsi all'illegittimo e irrazionale diniego.
Ma... mentre aspetta che venga fissata la sua udienza al Tar, viene eseguito un ordine di carcerazione nei suoi confronti, per scontare la condanna per permanenza clandestina: 5 mesi di carcere. Chiediamo allora che in ottemperanza alla Direttiva rimpatri (2:) e in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia della UE (3)) venga provvisoriamente scarcerato (4).
Ieri la procura della Repubblica di Firenze ha finalmente ordinato la sua scarcerazione provvisoria, con queste motivazioni: "rilevato che per effetto della sentenza 28/04/2011 della Corte di Giustizia dell'unione Europea e' stata dichiarata la inapplicabilita' dell'art. 14 co. 5 ter e quater d. l.vo 286/98 in quanto incompatibile con la normativa comunitaria;
che si verte in ipotesi di revoca di sentenza ai sensi dell'art. 673 cpp (vedasi la C.Cass., Sez. 7, sent. n. 21579 del 6/3/2008, rv. n. 21579 la quale ha stabilito che: "il giudice nazionale deve attenersi alla conclusione vincolante resa dalla Corte di giustizia, in quanto, ai sensi dell'art. 164 del Trattato CEE, l'interpretazione del diritto comunitario da parte della Corte ha efficacia vincolante per tutte le autorita' – giurisdizionali e amministrative – degli stati Membri, anche ultra partes. Una sentenza della corte interpretativa di una norma comunitaria, infatti, si incorpora nella stessa e ne integra il precetto con immediata efficacia con quella comunitaria; che per evitare il perdurare inutilmente dello stato di carcerazione, appare opportuno disporre la tempestiva liberazione del condannato in attesa che il Giudice dell'esecuzione, fissando il necessario incidente di esecuzione, possa revocare la sentenza di condanna sopra indicata".
Il prossimo 9 maggio si terra' presso il Tribunale penale di Firenze l'udienza nella quale il giudice sara' chiamato a decidere sulla richiesta formulata sia dalla difesa che dalla Procura della Repubblica di Firenze di revoca della sentenza di condanna perche' il fatto non e' piu' previsto dalla legge come reato.
Un gran caos, non c'e' dubbio. Difficile spiegare -da avvocato- al proprio assistito perche' e' stato condannato, perche' e' stata negata la sua sanatoria, perche' e' stato prima incarcerato e poi scarcerato. Quasi impossibile spiegargli perche' ha fatto due mesi di carcere e perche' ora debba andare davanti a due giudici diversi (penale e amministrativo).
Nel frattempo, ci preoccupano molto le recenti dichiarazioni del Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che accusa la Corte di Giustizia dell'Unione Europea di aver "fatto un po' di confusione" e annuncia un decreto legge da presentare forse gia' al prossimo Consiglio dei Ministri, per contrastare le norme europee e reintrodurre l'espulsione diretta, "unico rimedio per contrastare in modo efficace l'immigrazione clandestina".
Non e' cosi', il fallimento della normativa italiana sulla espulsione immediata e' sotto gli occhi di tutti e la storia che abbiamo appena raccontato, tutt'altro che rara, ne e' lampante esempio. Non serve a nulla una legge sulle espulsioni coattive se poi queste non vengono concretamente poste in essere, come e' accaduto finora. La Corte e' stata invece molto chiara: preoccupatevi di allontanare i clandestini, non di chiuderli in carcere. L'immigrazione clandestina si contrasta eseguendo le espulsioni non incarcerando i clandestini per poi continuare a farli circolare liberamente in Italia a fine pena. L'Italia non e' stata in grado, finora, di procedere concretamente alle espulsioni e ha mascherato questa incapacita' brandendo il pugno duro del carcere per i clandestini. Ma il castello di carta non e' durato nemmeno due anni: il pacchetto sicurezza e' stato velocemente demolito e smantellato dalla Corte costituzionale e dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.
Quel che non serve ora e' l'ennesima legge da campagna elettorale usa e getta con i giorni contati (come e' stato per le norme in materia di immigrazioni contenute nel pacchetto sicurezza del 2009); quel che invece serve e' un intervento normativo serio, che attui immediatamente le norme comunitarie e crei un sistema di respingimento e allontanamento degli irregolari realmente efficiente, nel rispetto delle norme europee e dei diritti umani.
(1) http://immigrazione.aduc.it/articolo/immigrazione+sentenza+corte+giustizia+ue_19017.php
(2)
http://immigrazione.aduc.it/articolo/immigrazione+italia+non+recepisce+direttiva_18670.php
(3) http://immigrazione.aduc.it/articolo/immigrazione+mancato+recepimento+direttiva+rimpatri_18903.php
(4) http://immigrazione.aduc.it/generale/files/file/allegati/20110324-istanza_sospensione_espulsione.pdf
Emmanuela Bertucci, legale Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL'ADUC
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