FUKUSHIMA /RICERCA: IL SILENZIO DOPO IL SENSAZIONALISMO
"I quotidiani italiani hanno trattato il disastro nucleare di Fukushima come un qualsiasi delitto: per i primi cinque giorni hanno riempito le prime pagine con titoli apocalittici, legati alla cronaca dell'evento. Poi, dopo nemmeno 4 o 5 giorni, l'argomento è stato rimosso.
Gli approfondimenti scientifici hanno costituito il 10 per cento degli articoli. Le notizie sono finite in trentesima pagina quando la situazione si è aggravata, con lo sversamento di migliaia di tonnellate di iodio radioattivo in acqua".
Con queste parole Alessandro Caramis, sociologo dell'ambiente de La Sapienza - Università di Roma, ha anticipato a Ecoradio "La sindrome cinese", la prima ricerca - da lui stesso curata - sull'impatto dell'incidente atomico giapponese sulla stampa italiana.
"L'Italia ha fatto giornalismo embedded su Fukushima - continua Caramis a Ecoradio - le fonti a cui si riferiscono gli articoli pubblicati sono, nel 62 per cento dei casi, fonti istituzionali, come ad esempio la Tepco o il governo giapponese."
I risultati completi della ricerca verranno presentati alla Conferenza Internazionale "Social Aspects of Energetic Issues.
Sustainable Development, social organization and desiderability of alternative sources" organizzata dall'Università di Chieti il prossimo 26/27 maggio.
"I quotidiani italiani hanno trattato il disastro nucleare di Fukushima come un qualsiasi delitto: per i primi cinque giorni hanno riempito le prime pagine con titoli apocalittici, legati alla cronaca dell'evento. Poi, dopo nemmeno 4 o 5 giorni, l'argomento è stato rimosso.
Gli approfondimenti scientifici hanno costituito il 10 per cento degli articoli. Le notizie sono finite in trentesima pagina quando la situazione si è aggravata, con lo sversamento di migliaia di tonnellate di iodio radioattivo in acqua".
Con queste parole Alessandro Caramis, sociologo dell'ambiente de La Sapienza - Università di Roma, ha anticipato a Ecoradio "La sindrome cinese", la prima ricerca - da lui stesso curata - sull'impatto dell'incidente atomico giapponese sulla stampa italiana.
"L'Italia ha fatto giornalismo embedded su Fukushima - continua Caramis a Ecoradio - le fonti a cui si riferiscono gli articoli pubblicati sono, nel 62 per cento dei casi, fonti istituzionali, come ad esempio la Tepco o il governo giapponese."
I risultati completi della ricerca verranno presentati alla Conferenza Internazionale "Social Aspects of Energetic Issues.
Sustainable Development, social organization and desiderability of alternative sources" organizzata dall'Università di Chieti il prossimo 26/27 maggio.
Nessun commento:
Posta un commento