Poste Tributi : presenza di un Socio scomodo (è AIPA)
Poste Tributi è presente sul mercato della gestione dei tributi locali, con particolare riguardo all’accertamento e riscossione anche coattiva, costituendo una espressione leader di tale delicato e rilevante settore finanziario.
Costituita fin dall’anno 2006, Poste Tributi appartiene alla galassia del Gruppo Poste Italiane che, per dimensioni e volumi d’affari, si colloca in una posizione apicale dello scenario delle grandi imprese italiane.
Le peculiari qualificazioni tecniche necessarie per lo svolgimento della attività di gestione dei tributi locali, hanno a suo tempo suggerito l’opportunità di fare entrare nella propria compagine societaria un’Azienda avente sicuri requisiti per tali attività gestionali: si intende far riferimento alla società AIPA spa di Milano, che con la propria partecipazione avrebbe evidentemente costituito l’elemento di qualità, sotto il profilo della competenza tecnica nel settore tributario in questione.
Così sara’ anche stato, ma il tempo ha ribaltato le logiche iniziali, per cui AIPA oggi costituisce il Socio scomodo di Poste Tributi.
Al di là dell’ambiente strettamente collegato al settore tributario d’interesse, alla generale opinione pubblica non sono certamente sfuggite le eco prodotte dalla vicende del marzo scorso, in cui il Presidente di AIPA viene “sorpreso” (con le mani nel sacco!) dalla Guardia di Finanza che, dopo un lungo e complesso procedimento d’indagine, finisce per arrestarlo.
L’accusa è semplice: il Presidente, Daniele Santucci, apre due conti correnti “dedicati” (ovvero conti correnti destinati alla riscossione dei tributi comunali- ndr), regolarmente intestati alla Società AIPA, madimenticando di farne confluire le risultanze nella contabilità generale dell’Azienda.
Volendo prezzare tale dimenticanza, i dati inizialmente rilevati dalla G.d.F. fanno riferimento ad un ammanco nella contabilità aziendale di sette milioni di Euro, che hanno preso strade totalmente diverse da quelle per le quali legittimamente le riscossioni erano state eseguite. In altre parole, anziché essere destinati ai Comuni titolari dei tributi introitati, quei diversi milioni hanno imboccato sentieri noti soltanto al Presidente Santucci: allevamenti di cavalli da corsa, macchine di lusso e, verosimilmente, una tipologia di vita in conformità.
La vicenda non si chiude qui. L’ulteriore corso delle indagini sta mettendo in luce altre parti sommerse dell’iceberg AIPA secondo la gestione Santucci.
In tale scenario, comincia ad emergere qualche elemento di positività, a fronte delle giuste e fondate preoccupazioni che Poste Tributi sta nutrendo dal marzo scorso. Infatti, la presenza di AIPA nella compagine societaria di Poste Tributi si appalesa densa di elementi di rischiosità per il prossimo futuro, ma soprattutto per il divenire di Poste Tributi stessa.
Il venir meno, all’interno di tale Società, dell’affidabilità di un Socio, pur anche di assoluta minoranza, costituisce condizione di grave criticità nella capacità concorrenziale di Poste Tributi sul mercato della riscossione, mettendo a repentaglio sia la prosecuzione dei rapporti contrattuali in essere con gli Enti appaltanti, sia la possibilità di partecipazione a nuove gare e quindi di sviluppare il proprio volume d’affari.
Tutto ciò, senza volersi al momento soffermare sul delicato profilo dell’immagine di Poste Tributi che, pur potendosi ampiamente compensare all’interno della dominante garanzia che in tal senso il Gruppo Poste può comunque assicurare, non andrebbe tuttavia ignorato poiché si tratta pur sempre di un elemento indiziario in qualunque momento utilizzabile per gettare gratuito discredito.
Va da sé, quindi, che la più rapida soluzione per superare l’attuale linea di imbarazzo per Poste Tributi è quella di liberarsi velocemente del Socio scomodo e, di conseguenza, con altrettanta rapidità acquisire un nuovo Socio tecnico che possa garantire la piena funzionalità, efficienza ed efficacia nella gestione tributaria di competenza di Poste Tributi, cosi improvvisamente e inopinatamente provata dalla leggerezza gestionale sopra descritta.
Quanto da ultimo accennato non ha la pretesa di essere un suggerimento. Lo si prenda, semmai, come un auspicio per la stima che il Gruppo Poste merita.
E uno spunto di riflessione per il nuovo ad di Poste, Francesco Caio, che tiene molto, dicono in tanti, alla trasparenza della gestione dell’azienda e , probabilmente, nominato da poco, non è al corrente di quanto succede in casa sua.
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