Secondo fonti ufficiali – Agenzia delle Entrate, Inps, Istat - l'evasione fiscale nel 2015 è stata di 122.200 milioni di euro (180 miliardi secondo l'autorevole Tax Justice Network), pari al 7,4% del Pil.
E' l'equivalente di 4 robuste manovre finanziarie, e dell'aggiustamento dei conti Inps (34.500 milioni); ovvero di 35 detassazioni di Imu e Tasi sulla abitazione principale in proprieta'.
Fanno da pendant i dati della Banca Mondiale secondo i quali il nero in Italia è stimato nell'ordine del 24% del PIL; contro il 16% della Germania, il 14% della Francia, il 12% della Gran Bretagna. Solo il Portogallo ci supera con il 30%.
Uno scandalo che pone l'Italia - come succede usualmente quando si tratta di record negativi - ai primissimi posti in Europa per questo tipo di inefficienza.
Uno scandalo peraltro autorevolmente denunciato anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno.
Nel maggio del 2014 l' Agenzia delle Entrate ha indicato le aree geografiche ad alta pericolosita' fiscale: una sorta di mappatura dell'evasione in Italia.
Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia, Toscana da un lato fra le aree virtuose; la Campania, mezza Puglia e mezzo Lazio, la Calabria e buona parte della Sicilia, fra le aree a rischio.
Purtroppo, in tale situazione, nel nostro Paese si e' storicamente ricorsi al criterio che, a detta del mio maestro Enrico Allorio, ha sempre improntato la fiscalita' italiana.
In presenza di una elevata quota di evasione endemica, per ottenere il gettito si tenga alto il carico fiscale individuale (ad esempio le aliquote).
L'esito e' disastroso per i contribuenti a regime.
Oggi per costoro non sfugge piu' una virgola al fisco ed il soggiacere ad un sistema calibrato sull'esigenza di "compensare l'evasione" produce un effetto stritolante.
Ma c'e' anche un altro criterio di fatto applicato. Un principio inespresso, ma presente nella coscienza di molti politici : in alcune aree del Paese gestiamo il fisco per ottenere un effetto redistributivo della ricchezza.
Principio fuorviante sul piano sociale ed iniquo sul piano individuale: le provvidenze si introducono con provvedimenti mirati e non chiudendo un occhio sull' irregolarita' fiscale.
Foto: Achille Colombo Clerici con il Direttore del Il Giorno Giancarlo Mazzuca
Fanno da pendant i dati della Banca Mondiale secondo i quali il nero in Italia è stimato nell'ordine del 24% del PIL; contro il 16% della Germania, il 14% della Francia, il 12% della Gran Bretagna. Solo il Portogallo ci supera con il 30%.
Uno scandalo che pone l'Italia - come succede usualmente quando si tratta di record negativi - ai primissimi posti in Europa per questo tipo di inefficienza.
Uno scandalo peraltro autorevolmente denunciato anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno.
Nel maggio del 2014 l' Agenzia delle Entrate ha indicato le aree geografiche ad alta pericolosita' fiscale: una sorta di mappatura dell'evasione in Italia.
Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia, Toscana da un lato fra le aree virtuose; la Campania, mezza Puglia e mezzo Lazio, la Calabria e buona parte della Sicilia, fra le aree a rischio.
Purtroppo, in tale situazione, nel nostro Paese si e' storicamente ricorsi al criterio che, a detta del mio maestro Enrico Allorio, ha sempre improntato la fiscalita' italiana.
In presenza di una elevata quota di evasione endemica, per ottenere il gettito si tenga alto il carico fiscale individuale (ad esempio le aliquote).
L'esito e' disastroso per i contribuenti a regime.
Oggi per costoro non sfugge piu' una virgola al fisco ed il soggiacere ad un sistema calibrato sull'esigenza di "compensare l'evasione" produce un effetto stritolante.
Ma c'e' anche un altro criterio di fatto applicato. Un principio inespresso, ma presente nella coscienza di molti politici : in alcune aree del Paese gestiamo il fisco per ottenere un effetto redistributivo della ricchezza.
Principio fuorviante sul piano sociale ed iniquo sul piano individuale: le provvidenze si introducono con provvedimenti mirati e non chiudendo un occhio sull' irregolarita' fiscale.
Foto: Achille Colombo Clerici con il Direttore del Il Giorno Giancarlo Mazzuca
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