Possono le maceria di un sentimento divenire fondamenta di una nuova vita?
"Diario di Bordo" racconta un percorso, un metaforico viaggio sui resti di una storia d'amore finita, rivissuta e rivalutata dal bisogno di collocarsi nel presente che porterà alla scoperta di un sé rinnovato e autentico. Nove giorni di intenso viaggio per evadere da un rimpianto, tra ricordi e aspettative, passato e futuro. Nove giorni per ritrovarsi e ritornare a casa.
Il libro alterna il racconto alla poesia; due i protagonisti, un uomo e una donna senza nome, due anonimi amanti che potrebbero rappresentare ognuno di noi.
L'amore degli uomini è un sentimento forte che cambia la vita e può modificarla o distruggerla, ma il vero cambiamento, il "viaggio" autentico, è quello che si compie all'interno di noi, per ritrovarci unici, irripetibili e in divenire.
Il primo romanzo di Guido Mazzolini.
In arrivo tra poco.
Per tutti.
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Apri gli occhi.
Luce soffusa nella stanza. Il sole invernale scalda un triangolo giallo di letto, la mente è annebbiata e incolpevole.
Che ore sono? 9.30, bagliore verde smeraldo dell'orologio.
La stanza è fredda.
Gusto amaro in bocca, un misto di fumo e alcool, assenzio e fiele.
Allunghi un piede nella parte gelida del materasso ma lo ritiri subito. È meglio quel limbo caldo di lenzuolo sgualcito, così come è meglio quel nirvana malinconico di ricordi che spesso bussa alle tue tempie e ti trapana inesorabile il cervello.
Questa è la volta buona e lei ancora risorge nei tuoi pensieri, uno zombie profumato e biondo che ritorna quando credi di averlo seppellito per sempre, smuove la terra e riappare come in un vecchio film horror.
Dove sarà ora? Che starà facendo?
Un'altra realtà, un altro mondo sconosciuto.
Un'altra vita.
Che strade avrà percorso, quale sogni costruirà, su quali labbra appoggerà le sue?
Te lo domandi spesso ora che siete così lontani, separati l'uno dall'altra per sempre, due destini diversi e apparentemente incompatibili che si sono mescolati per un attimo solo; coca e rum, una volta mischiati per bene e girati con cura nel bicchiere come puoi pretendere che ritornino divisi, magari in due bottiglie differenti?
Cerchi di assaporare il gusto inebriante della libertà ora che lei non c'è più.
Ora che sei perduto per sempre dentro altre dimensioni incompatibili.
Ora che hai deciso di chiudere il cancello e di sciogliere l'inscioglibile.
Ora che la tua vita è cambiata e percorri altre strade sterrate e insicure.
La radio trasmette musica jazz soffusa. Riconosci Bill Evans, un pianoforte ruffiano e delicato che strofina di candido blues un misolidio sublime quasi volesse spogliarlo con le unghie.
Ti manca, sì.
Ti manca saperti suo come un gatto, come un paio di scarpe o un oggetto lasciato da qualche parte ma comunque suo.
Ti manca saperla qui nel presente, anche se vorresti cacciarla dall'angolo di cervello in cui abita, sfrattarla per sempre a calci nel culo e fare come chi riesce veramente a girare pagina.
Sei libero e sei quello che ti pare perché quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Per questo non ti alzi dal letto e rimani nell'inciso malinconico di questo blues chiamato ricordo come chi cavalca sprezzante le onde mentre in realtà vorrebbe andare a fondo.
Allora lo fai davvero, questa volta non scherzi.
Parti, te ne vai.
La barca si stacca lenta ma inesorabile dal pontile del ricordo e lei c'è, voltata di spalle, altèra, una sagoma grigia stagliata in controluce.
La vedi girare un poco la testa, lo stesso gesto di quando stava sotto di te impazzita di voglia e si dimenava, ti guardava e ti teneva d'occhio, controllava la misura della vostra estasi.
È soltanto un attimo, ancora puoi vedere i suoi occhi, il suo profilo disegnato sul fondo azzurro del cielo che si allontana sempre più, in silenzio.
Diventerà solo il particolare piccante di una serata banale tra amici senza fantasia, ghiaccio, nebbia e distanza che aumentano e ti strapperanno il cuore a brandelli sempre più piccoli. Altre volte invece il suo ricordo sarà così forte, il bisogno di lei così impellente che gli occhi vorranno sciogliersi in lacrime bollenti e resterai ad ammazzarti di ricordi in un folle suicidio di memoria.
Smetti di respirare e vorresti non respirare più.
Si scuce il velo, si strappa la corda.
La corrente ti porta lontano.
Inizia il viaggio.
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