Dopo l'intervento della magistratura, e con l'Ilva di fatto sequestrata, un anno fa era chiaro che nessun privato avrebbe avuto convenienza a rilevarla o avanzare un credibile progetto industriale. Né si poteva accettare l'idea di una svendita. Ma oggi, quello che era il più grande siderurgico d'Europa giorno dopo giorno sta perdendo ogni giorno capacità produttiva e di mercato: importanti commesse sono state irrimediabilmente perse, reparti vengono chiusi e sempre più operai restano a casa in cassintegrazione. La situazione dell'indotto è anche più catastrofica, alle imprese vengono richieste commesse che non vengono pagate, mentre il peso fiscale diventa sempre più schiacciante. Un circolo vizioso che avvelena la vita delle persone ancor prima del fumo delle ciminiere.
Le risorse che sarebbero derivate dal patrimonio sequestrato ai Riva non sono mai arrivate, non si sa se arriveranno, ma semmai arrivassero sarebbero poca cosa per attuare pienamente l'AIA, realizzare le bonifiche e riportare sul mercato l'acciaieria.
Un anno fa l'intervento pubblico era inevitabile, ma ora non si conoscono né i tempi né le condizioni per ottenere obiettivi di sicurezza ambientale. E' evidente che la gestione commissariale abbia fallito.
Questa è la fotografia reale e tragica dell'Ilva di oggi e la Regione Puglia che parte intende recitare?
Per questo motivo il gruppo OLTRE CON FITTO ha presentato un'interrogazione, prima firmatario il consigliere Renato Perrini, al presidente della Regione e all'Assessore allo Sviluppo Economico per sapere quali sono le azioni che il governo regionale intende mettere in atto per impedire che per l'Ilva sia iniziata una lunga e irreversibile agonia e si arrivi al default totale.
Bari, 1 ottobre 2015
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