Il presidente della Cia, Giuseppe Politi, commenta i dati Istat relativi al secondo trimestre 2013: è l'effetto delle incessanti piogge dei primi mesi dell'anno a 'penalizzare' il settore primario, che finora si era dimostrato l'unico comparto produttivo "anticiclico" e in grado di garantire produttività e occupazione. Temporali e freddo fuori stagione hanno "bruciato" gran parte della produzione agricola, con un calo del 20 per cento dell'ortofrutta primaverile e con forti ritardi nei raccolti cerealicoli, slittati avanti mediamente di un mese.
"L'agricoltura paga la lunga ondata di maltempo che nei primi sei mesi dell'anno non ha dato tregua alle campagne italiane. Ed è così che si allinea nel II semestre all'andamento degli altri comparti produttivi, facendo registrare un calo congiunturale del valore aggiunto, dopo che si era dimostrata il settore più vitale e l'unico in grado di garantire produttività e occupazione", ha detto il presidente della Cia Giuseppe Politi, commentando le stime preliminari del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre dell'anno, diffuse oggi dall'Istat, che mostrano un calo tendenziale del Pil del 2 per cento e congiunturale dello 0,2 per cento.
"Nel Centro-Nord -ha continuato Politi- i danni consistenti causati dal maltempo hanno compromesso il normale svolgimento delle attività agricole soprattutto a marzo e a maggio, i mesi più decisivi per il mondo agricolo, che quest'anno hanno registrato le maggiori anomalie pluviometriche. A marzo, il mese delle semine, il 102 per cento in più di pioggia nelle regioni settentrionali ha posticipato e spesso impedito le operazioni in campo. Mentre a maggio l'incremento del 50 per cento delle precipitazioni ha in parte compromesso la maturazione delle coltivazioni incidendo sulle rese".
"È un'inversione di tendenza di tipo congiunturale legata alle anomalie climatiche di una stagione che è stata particolarmente dura per l'agricoltura italiana -ha proseguito Politi- che ha perso in molti casi il 20 per cento delle produzioni ortofrutticole primaverili e ha visto ritardare la raccolta dei cereali di almeno trenta giorni, a causa dell'impraticabilità dei campi, impossibili da lavorare".
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