Anthony ha capito presto che avrebbe dovuto fare tutto con i piedi. Anzi, l'ha scelto, perché fu lui stesso a decidere di non voler usare il braccio artificiale che i medici avevano suggerito ai genitori. Papà Henry e mamma Vicki non ne furono sorpresi, perché gli hanno sempre insegnato che non c'è niente che non possa fare da solo. «I miei genitori – racconta lui – non mi hanno mai fatto sentire diverso da nessun altro e mi hanno fatto crescere con la mentalità di provare ad essere perfetto in tutto quello che faccio, indipendentemente da cosa faccio. Chiaramente so benissimo di non essere come gli altri, ma riesco ugualmente a fare tutto. Anche i disabili possono raggiungere i loro obiettivi». Anthony batte spesso i suoi coetanei ai videogiochi, usando i piedi. E in campo ha sviluppato sistemi particolarmente ingegnosi per infilare casco, calzini e imparare a calciare. «Non penso mai al fatto che non ho le braccia e che mi manca qualcosa. Semplicemente, mi adatto alla situazione. Non ho nulla che mi impedisca di riuscire bene in quello che faccio».
«Anthony è un buon kicker – dichiara Harry Rey, che gioca nel suo stesso ruolo – Non potrei immaginare di calciare senza braccia, perché mi danno equilibrio e forza. E' incredibile invece come lui ci riesca, senza perdere efficacia». E a fine partita, quando tutti si danno la mano, gli avversari gli riservano uno schiaffetto sul casco, mentre lui riesce a portarsi via la borsa da solo, mettendosela in spalla. Anthony è davvero un buon kicker. Gioca per Eastlake North, una high school dell'Ohio, ed è tra i migliori dello stato, al punto di ambire ad entrare al Kings College. In questa stagione è stato il sesto kicker dello stato per punti segnati ed è stato inserito dal network ESPN tra i 18 adolescenti più incredibili degli Stati Uniti. E' stato due volte giocatore della settimana, ha vinto vari premi ed è stato eletto giocatore dell'anno dello special team di Eastlake North. Il premio d'ora in poi sarà intitolato a lui. Il suo momento di gloria è stato nella partita contro Riverside, quando ha messo a segno un "extra-point" che ha dato la vittoria alla sua squadra.
Su di lui è stato girato anche un documentario. Se n'è occupato il produttore Tony Marinozzi, che poi ha aiutato Anthony a metter su l'associazione di beneficenza "Kicking for the Cure", che si prefigge di raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro. Ha iniziato vendendo scarpe da football arancioni. L'ha fatto per papà Henry, che ha dovuto lottare contro la terribile malattia, e che è stato decisivo per farlo diventare un buon kicker, oltre che un ragazzo forte. «Un calcio per volta – gli diceva – dimentica quelli che sbagli, concentrati su quelli che puoi segnare».
Adesso li segna spesso, lo vedrete al "Primo Nebiolo" di Torino sabato 13 aprile sia con la maglia dell'Italia sia con quella della selezione americana "Stars&Stripes".
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