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lunedì 4 dicembre 2023
LAVORO E FINE DEL CONFLITTO DI CLASSE... DALLE PIAZZE AI CONSIGLI DI AMMINISTRAZIONE, I LAVORATORI SI FANNO "PADRONI".
Nel bel paese, mentre si esaurisce il “conflitto” di CGIL-UIL contro la finanziaria del governo Meloni, con assenza della CISL che, invece, vede nella finanziaria dei punti positivi…, in un altro luogo, la sede dell’ABI, il 23 novembre scorso, e questa volta unitariamente, CGIL-CISL-UIL hanno firmato congiuntamente all’ABI (Associazione Bancaria Italiana) il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori bancari. Bene, si dirà. Ma questo rinnovo rappresenta, con tono sommesso e nella “distrazione” dell’opposizione politica, una svolta con cui, potremmo sintetizzare, si rafforza e assume forma contrattuale, la fase capitalista della partecipazione dei lavoratori italiani alla cogestione delle imprese bancarie, cogestione che vedrà al lavoro i rappresentati di CGIL-CISL-UIL e ABI.
In sostanza e in una visione marxista, una svolta destinata a rafforzare il processo politico e sindacale che porta alla cancellazione del conflitto di classe in Italia, quel conflitto di classe che ha l’obiettivo dell’alterità di società al capitalismo.
Infatti, il CCNL rinnovato il 23 scorso, oltre a aumenti e riduzione di orario di lavoro, nelle banche i soldi non mancano e ciò è comunque positivo, contiene una condizione contrattuale (portatrice di cattivi presagi) e impegnativa per chi l’ha firmata, in cui si prevede, citiamo: “le parti riconoscono che la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla vita delle imprese/gruppi nelle sue diverse forme contribuisce alla produttività del lavoro, al miglioramento dell’ambiente lavorativo, allo sviluppo anche sociale delle persone e all’assunzione delle rispettive responsabilità, quali fattori strategici di crescita per le imprese/gruppi e per la valorizzazione delle persone che vi lavorano. In tale prospettiva, nelle imprese/gruppi si potrà congiuntamente valutare di adottare – anche in via sperimentale – forme di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori per contribuire alla gestione del cambiamento e/o per promuovere il benessere sui luoghi di lavoro e un ambiente di lavoro inclusivo, anche funzionali per aumentare la competitività delle imprese e la produttività del lavoro e/o per condividere i risultati d’impresa. Ogni eventuale iniziativa verrà adottata con modalità coerenti con i relativi contenuti ed i contesti di riferimento”.
Sicuramente una vittoria della CISL, da sempre sostenitrice della cogestione tra lavoratori e imprese. E infatti, sempre la CISL, con coerenza al suo obiettivo di cogestione tra lavoratori e imprese, ha presentando al Parlamento italiano, 3 dicembre scorso, una proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte e ai profitti delle imprese accompagnata da migliaia di firme.
Alla firma del rinnovo del CCNL Bancari esulta Sbarra, segretario della CISL, il quale argutamente parla di espansione della “democrazia” e richiama l’articolo 46 della Costituzione italiana “Art. 46. Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”
E la CGIL e UIL, con convinzione, firmano dichiarando per bocca dei loro segretari generali che si tratta di un rinnovo del CCNL bancari che, oltre a salario e riduzione dell’orario di lavoro, etc., introduce la partecipazione… dei lavoratori alle imprese, come scritto nero su bianco nel testo del CCNL.
E’ la fine del sindacato di classe. Questo accordo è una ulteriore materializzazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, della trasformazione storica dei sindacati confederali italiani da rappresentanti degli interessi dei lavoratori in cogestori del sistema aziendale capitalistico italiano allinenadoci, così, a linee sindacali che in altri paesi trovano vita da anni, fatte le dovute distinzioni.
Si dirà, minimizzando, si sono quelle cose che si scrivono e si firmano nei CCNL, ma poi…
Così si disse e si scrisse, per la previdenza complementare e le forme di sanità privata aziendale, così si disse per la scala mobile, così si disse e si scrisse per la limitazione degli scioperi (legge 146/90), per la precarietà contrattualizzata… e potremmo continuare... ed oggi ne vediamo i risultati, lavoro povero e senza diritti e precarietà.
No, questa svolta rappresenta l’avvio di quel processo politico ed economico che nei grandi gruppi bancari vedrà concretizzarsi la cogestione tra capitale e lavoro con l’obiettivo dell’espulsione del conflitto di classe, il tutto a favore del profitto e dell’impresa e della continuità del sistema del capitalismo che, questo si, viene assunto quale valore e prospettiva storica senza alternativa anche per i lavoratori e le lavoratrici italiani.
Per assurdo, al momento, l’unica opposizione a questo CCNL posteriore alla firma, per quanto strumentale, viene da alcuni settori dell’ABI.
Come Movimento Politico per il Socialismo denunciamo la gravità politica e sindacale di questa firma che fa assumere a CGIL CISL UIL la loro responsabilità storica e sociale difronte ai lavoratori.
Come Movimento Politico per il Socialismo (MPS) invitiamo le lavoratrici e i lavoratori del settore a respingere questo contratto, qualora si voti, e a sottrarsi a questa prospettiva di essere, come lavoratori, strumento per gli interessi del capitale bancario.
Come Movimento Politico per il Socialismo (MPS) invitiamo le lavoratrici e i lavoratori del settore e di tutte le categorie del mondo del lavoro alla costruzione di un movimento di lotta generale che imponga gli interessi di classe dei lavoratori in una prospettiva anticapitalista, attraverso un programma che preveda indicativamente: la nazionalizzazione delle banche per un utilizzo del risparmio famigliare per fini di sviluppo sociale e sotto controllo pubblico, ripristino della scala mobile, aumenti contrattuali veri, cancellazione della precarietà, tassazione dei profitti e delle grandi ricchezze, difesa e rilancio della sanità e scuola pubblica, blocco dei tassi di interesse dei mutui bancari, stop alla guerra in Ucraina e all’invio delle armi, fine del massacro dei palestinesi di Gaza con il riconoscimento del loro diritto allo Stato Sovrano di Palestina.
Movimento Politico per il Socialismo MPS
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