Bruno Di Bello torna protagonista alla Fondazione Marconi con una mostra che mette a confronto opere degli anni Settanta e Ottanta, eseguite con tecniche foto/grafiche, con lavori degli ultimi anni, tra cui figurano i grandi trittici del 2016 e 2017, opere realizzate al computer e stampate su tela Fine Art.
"Vedo questa nuova fase dell'opera di Di Bello fortemente protesa con lo Zeitgeist iniziale di questo terzo millennio, eppure in realtà connessa anche con quella giovanile in cui un'analisi costante permeava l'esercizio costruttivo della forma e dell'immagine… Dove l'occhio e la mente di Di Bello riaffiorano con il medesimo vigore inalterato dell'artista esploratore e trovatore di altri 'luoghi' e nuova bellezza." (B. Corà, Immagini del III millennio in Bruno Di Bello Frattali e altro, Fondazione Marconi, 2015)
Nasce da queste parole,di Bruno Corà l'idea della mostra dedicata a Bruno Di Bello in occasione dei suoi ottant'anni.
Dopo aver fatto il suo ingresso nel panorama artistico aderendo al Gruppo '58 di Napoli, Di Bello dà inizio alla sua attività distinguendosi per i riferimenti ad un'arte segnica e astratta e per le indagini sulle possibilità di scomposizione dell'immagine che attua attraverso l'uso della fotografia.
Mezzo preferito dall'artista è la tela fotosensibile su cui l'immagine viene catturata, scomposta, analizzata, per poi ricomporsi davanti allo sguardo dello spettatore.
Nel corso degli anni sperimenta l'uso della luce e si dedica, già dalla fine degli anni Ottanta, allo studio delle nuove tecnologie, in particolare della fotografia digitale, che gli permette di diventare nel frattempo padrone di conoscenze nel campo delle tecniche di creazione ed elaborazione dell'immagine al computer.
"Sono convinto che riusciremo a trovare un linguaggio veramente di avanguardia solo attraverso un uso competente ed esperto delle tecnologie digitali…"
È quanto dichiara Bruno Di Bello in un'intervista all'inizio del 2000.
Bruno Corà così commenta questa affermazione nel testo redatto in occasione della mostra del 2015 alla Fondazione Marconi: "Ebbene, tra gli artisti che si sono posti questo obiettivo,egli risulta essere sicuramente tra i più credibili e autorevoli. Non solo perché ha dato, da quel tempo, precise e coerenti prove di un'attitudine distintiva a sperimentare una semiologia tecnologica da lui stesso introdotta nelle proprie opere, attraverso l'impiego della fotografia o l'uso della luce in modi inusuali, ma poiché, già dalla seconda metà degli anni Sessanta, Di Bello aveva avviato quel processo scompositivo, decostruttivo e ricompositivo dell'immagine che, a base di griglie a struttura quadrata, ha preluso alla visualità della tecnologia digitale."
Note biografiche
Bruno Di Bello è nato a Torre del Greco nel 1938. Dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Napoli inizia a esporre e, con Biasi, Del Pezzo, Fergola, Luca e Persico, dà vita al Gruppo '58. Tra i meriti di questa giovane formazione c'è quello di aver stabilito un contatto diretto con le coeve vicende milanesi, grazie soprattutto al
periodico "Documento Sud", ideale corrispettivo di "Azimuth". Dopo le prime mostre di gruppo alla Galleria San Carlo e alla Galleria Minerva di Napoli, nel 1960 Di Bello ottiene una prima personale alla Galleria 2000 di
Bologna. Nel '65 inizia a inserire la fotografia nei suoi lavori, nel '66 ha la prima personale alla Modern Art Agency di Lucio Amelio, nel 1967 comincia a usare direttamente la tela fotosensibile e si trasferisce a Milano.
L'anno seguente espone con il gruppo della Mec-Art, teorizzata da Pierre Restany. Di Bello indaga sulle possibilità di scomposizione dell'immagine, sulle icone dei protagonisti delle avanguardie storiche e dei propri miti artistici (Klee, Duchamp, Man Ray, Mondrian e i costruttivisti russi) sviluppando così un'idea di arte come riflessione sulla storia dell'arte moderna.
Espone per la prima volta a Milano da Toselli nel '69 e nel '70 alla Galleria Kuchels, Bochum, alla Galleria Wspòlczesna, Varsavia e alla Galleria Bertesca di Genova e alla Biennale di Venezia.
Dal 1971 inizia la collaborazione con lo Studio Marconi: un'installazione composta da 26 tele fotografiche con la scomposizione dell'intero alfabeto. Vi esporrà ancora nel '74, nel '76, nel '78 e nell'81. Dai primi anni Settanta sulle sue tele fotografiche compaiono parole e concetti che, scomponendosi e ricomponendosi, animano un gioco di perdita e di ritrovamento del significato. Nel '74 espone alla Galleria Art in Progress a Monaco e alla Kunsthalle di Berna, nel '75 alla Galleria Müller di Stoccarda e all'I.C.C. di Anversa, nel '77 alla Galleria Lucio Amelio di Napoli e al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. Espone nel '78 alla Galleria Rondanini di Roma e nell'estate 1980 realizza un grande lavoro per il Festival di Spoleto.
Altri lavori degli anni Settanta/Ottanta sono eseguiti disegnando sulla tela sensibile direttamente con il raggio di luce di una torcia elettrica, e negli anni Ottanta Di Bello sperimenta un nuovo modo di usare la tecnica fotografica, giustapponendo tra la fonte luminosa e la tela figure umane e oggetti che proiettano su quest'ultima le loro ombre, sviluppando poi la tela fotosensibile con larghe pennellate di rivelatore come in Apollo e Dafne nel terremoto, eseguito per la collezione Terrae motus allestita da Lucio Amelio nel 1987 ed esposta a Parigi - Grand Palais, ora in permanenza presso la Reggia di Caserta.
A partire dagli anni Novanta si dedica allo studio di nuove tecnologie operando ricerche sulle immagini sintetiche, la fotografia digitale e le nuove geometrie visualizzabili al computer.
Bruno Di Bello vive e lavora a Milano.
Fondazione Marconi
Via Tadino 15 - 20124 Milano
Tel. 02 29 41 92 32 - Fax 02 29 41 72 78
info@fondazionemarconi.org - www.fondazionemarconi.org
Inaugurazione: 22 maggio dalle ore 18.00
Durata della mostra: dal 23 maggio al 27 luglio 2018
Orario (fino al 9 giugno): dal martedì al sabato 10-13 / 15-19 (chiuso il 2 giugno)
Orario (dall'11 giugno): dal lunedì al venerdì 10-13 / 15-19
Ingresso gratuito
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