Con un No alla terra dei fuochi lo slow food diventa arte e denuncia sociale. Il 23 Giugno ad Expo Milano 2015 si terrà l’evento trasversale, un misto tra arte e gastronomia, “L’arte del Gusto – il Gusto dell’Arte” con l’artista Giuseppe Leone e dello chef Pietro Parisi. Action painting e gastronomia: muore Pulcinella metafora di una politica corrotta e del malaffare…
Milano, 20-06-2015 – EXPO 2015 apre le sue porte all’arte e all’eccellenza campana. Il 23 Giugno all’interno dello spazio istituzionale “La Piazzetta”, l’Associazione Culturale il Simposio delle Muse (in collaborazione con Città di Palma Campania ed il patrocinio del Padiglione Italia EXPO Milano 2015) nell'ambito delle iniziative del Ventennale del Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito® promuove un evento multi tematico sul rapporto tra arte e cucina.
Dopo la presentazione del nascente distretto enogastronomico della qualità di Palma Campania, si accendono i riflettori sulla performance a quattro mani dell’artista Giuseppe Leone e dello chef Pietro Parisi “L’arte del Gusto – il Gusto dell’Arte”. L’artista metterà le proprie opere, un trittico bidimensionale, a disposizione della creatività gastronomico-culinaria di Pietro Parisi, cuoco contadino di Palma Campania.
“Ritengo che il mio lavoro artistico possa rappresentare un’operazione slow food “, afferma Leone. “Leggendo un’intervista, fino a poco tempo fa inedita, ad Henri Matisse, mi sono accorto di come anche per il grande artista l’arte perdesse di forza e autenticità se banalizzata e ricacciata nel cantuccio della commercialità. Se infatti ci si arrende alla legge del mercato l’arte viene falsata come falsati sono i cibi da fast food”.
E continua: “Matisse definiva il lavoro del pittore un lavoro senza speranza nel senso più ingenuo del termine. Perché il pittore non dipinge per il compratore, ma per sé stesso. Perché l’arte ha i suoi ritmi lenti e deve insistere sul contenuto, oggi più che mai, visto il cannibalismo e la velocità ossessiva dei media”. Del resto Leone ha sempre sviluppato uno stile personalissimo, ma al contempo capace di tendere verso la variazione. “L’arte non può che essere trasversale“, spiega, “e non solo sul piano stilistico, ma anche nella capacità di fondere percorsi creativi diversi: ieri ho collaborato con Sovente e Caruso, artisti della parola, oggi collaboro con lo chef Parisi, artista del gusto”.
Pietro Parisi e Giuseppe Leone sono in effetti legati in maniera forte ad un certo discorso di creatività e territorialità. Le origini e le radici prima di tutto, sulla tela come nel piatto. E tale sinergia si rispecchia in maniera precisa nella performance artistica che sarà realizzata il 23 Giugno presso il Padiglione Italia di EXPO 2015 (spazio istituzionale La Piazzetta Regione Campania). Al centro della scena il trittico di Leone, tre opere.
Ognuna di esse richiama un colore della bandiera Italiana e ognuna prende vita da un elemento, un ingrediente della nostra tavola. Prima di tutto l’ulivo, l’olio e la Mediterranietà, poi il grano, i colori del Sannio e dell’entroterra campano e infine il pomodoro, l'oro rosso di Palma Campania e del Vesuvio, Napoli e la sua maschera per eccellenza: Pulcinella, metafora del pressappochismo e della superficialità. Parisi interverrà sulle tre opere, di cui due saranno poste proprio a mo’ di tavolo, a supporto dell’operato culinario, mentre quella centrale poggerà su cavalletto.
Quest’ ultima, con il Pulcinella incoronato da una ghirlanda di pasta prima e una cornice barocca poi, sarà inondata dalla mano esperta dello chef con un profumatissimo sugo che, come lava vesuviana, inonderà la maschera partenopea che resterà affogata nella lava incandescente. Pulcinella, personaggio non a caso ingordo e cristallizzato nel tentativo continuo di riempirsi la pancia, morirà per ingordigia, metafora-speranza di una fine della politica collusa e corrotta dal malaffare. A ribadire il fatto che si mangia non solo per fame, come quella nel mondo da combattere, (secondo il tema di Expo: cibo energia per la vita), ma anche quella smodata Pulcinella, ugualmente dannosa e da uccidere.
E poi c' è l'esaltazione del gusto che è pienezza di vita. Ma qual è il rapporto, allora, che va a materializzarsi tra arte e cucina? Sicuramente si va al di là della rappresentazione, quella della natura morta per intenderci. Leone entra nel vivo della materia. Il soggetto diventa magicamente strumento. La realtà non viene imitata, ma si manifesta prepotentemente: il grano è grano, la foglia d’ulivo è foglia, con tutto quello che significa. Stessa cosa accade con Parisi che condivide con il pittore gli stessi obiettivi, ricordandoci che nelle mani giuste anche l’ingrediente più semplice può svelare non solo le sue infinite possibilità, ma anche quel bagaglio gastronomico che l’Italia, e il Sud Italia, si porta addosso da sempre.
Non a caso lo chef di Palma Campania insiste sul local zero e su un menù che possa avere sulle spalle meno kilometri possibili. “L’Italia” spiega “ha una grande responsabilità. Se altrove la buona cucina può essere solo una moda qui è un processo alla cui base rimane un concetto di cultura dell’ingrediente“. Non stupisce allora che Parisi, con fare Michelangiolesco, sembri spogliare i propri piatti piuttosto che vestirli. “Se il prodotto è di qualità non ha bisogno di essere mascherato, non ha bisogno di nulla intorno, ma può restar nudo” aggiunge.
Ecco allora che si compie la magia di una performance che riesce ad unire al gusto dell’arte, l’arte del gusto. Da una parte l’occhio, dall’altra il palato ed in mezzo c’è tutto perché in mezzo c’è l’arte.
Per informazioni:
Mario Esposito, art director , 338. 9403745- 333. 9625011
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