L'interesse per l'impiego del litio in campo medico risale alla metà del 1800 quando A. Lipowitz ed A. Ure descrissero la sua proprietà di dissolvere "in vitro" i cristalli di acido urico; sulla base di questa osservazione si pensò che esso potesse essere utile nel trattamento della gotta.
Il medico inglese Sir A.B. Garrod, convinto sostenitore dell'impiego del litio nel trattamento di tale patologia, si adoperò per stabilirne i dosaggi terapeutici e, per primo, ne descrisse i principali effetti collaterali. Furono tuttavia gli scritti di Alexander Haig a rendere il litio popolare; Haig sosteneva che diverse patologie quali angina pectoris, asma, artrite, depressione, mal di testa, ipertensione ed epilessia potessero essere causate da una disfunzione metabolica a carico dell'acido urico: il litio, alla luce delle sue proprietà favorenti la dissoluzione dei cristalli di urato, avrebbe dunque potuto svolgere un ruolo importante nel trattamento di queste patologie.
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A cura del Dr. Giuseppe Ruffolo, Psichiatra – Istituto di Scienze del Comportamento "G. De Lisio", Pisa
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