Si chiama ittiturismo, l'altra possibilità per Taranto, Città dei Due Mari. Esso integra l'attività dei pescatori con una serie di servizi a terra. In tutta Europa e anche oltre, le antiche case dei pescatori vengono trasformate in punti di ristoro, musei del mare, ristorantini e centri di scambio culturale e ricreativo. In tal modo si valorizzano tutti gli aspetti socio-economico-culturali legati al mondo dei pescatori.
Molteplici le chiavi di lettura: fliera corta, kilometro zero, turismo eco-sostenibile, ambiente e cultura. Si pesca solo in funzione dello specifico bisogno del giorno e non più per i grandi mercati. E quindi il minore sfruttamento delle risorse ittiche è compensato da una rivalutazione del prodotto.
Le vecchie case dei pescatori, molte delle quali abbandonate, vengono riscoperte in funzione di una straordinaria opportunità legata al turismo che si traduce anche in valorizzazione di un intero borgo marinaro grazie alle ristrutturazioni che, casa dopo casa, ridonano nuova vita alle stesse.
In molti paesi d'Italia, in Francia, in Croazia, Spagna, ecc tutto questo è già realtà.
Ad esempio in Sicilia e precisamente a Trapani, è nata la cooperativa della pesca (La Tramontana) che ha ripensato il concetto di pesca riscoprendolo a cavallo tra ambiente e sostenibilità. Cosicché il pescato quotidiano è passato da merce da rivendere ai ristoranti a base per la produzione, preparazione e somministrazione di piatti tipici nei propri locali adibiti ora a ristorantino. Occasione ideale per degustare e acquistare prodotti aziendali (pesce salato, secco e sott'olio) e contemporaneamente diffondere una nuova cultura del mare e della pesca.
A Fregene, addirittura vi è il Villaggio dei Pescatori dove vecchie case di pescatori sono state riconvertite e trasformate in abitazioni alla moda.
A Genova, l'agriturismo del mare è una realtà ed è sostenuta anche da una legge regionale che ne agevola i contenuti.
Anche in Francia, a Cap D' Antibes, l'ittiturismo ha visto trasformare vecchie case di pescatori in strutture turistiche in linea con le richieste di numerosi turisti sempre in cerca di novità e particolarità.
In Croazia, isola di Murter, case di pescatori semplici e modeste, ma ristrutturate consentono ai turisti di rivivere il fascino del tempo che fu. Qui si usa ancora la cisterna con l'acqua piovana, il sole come sorgente di energia, frigoriferi a gas e doccia davanti casa, scaldata dal sole. Problemi e difficoltà trasformati ancora una volta in opportunità. Ma anche in altre isole (Kornati, Zut, Dugi Otok), antiche casette che venivano utilizzate come rifugio durante la pesca sono state rese adesso abitabili. Si trovano nei posti più sperduti, spesso senza nessun'altra casa nell'arco di parecchie miglia. Quasi di regola si raggiungono solo per mare, non hanno la corrente elettrica, ma panelli solari che offrono elettricità appena sufficiente per l'illuminazione.
Taranto ha dunque una grande opportunità. Possiede uno dei borghi dei pescatori più belli al mondo, apprezzati da numerosi turisti nonostante l'attuale stato di abbandono in cui versa la Città Vecchia. Imprenditori possono formare cordate in collaborazione con gli stessi pescatori. Si riscoprirebbe una nuova vocazione, quella del mare, il vero, autentico punto di ri-partenza di questa città. Soprattutto si tornerebbe a vivere di quello che la nostra terra da sempre offre e si concretizzerebbe la vera alternativa alle Grande Industria con posti di lavoro veri ed un'eco-sostenibilità attuata come si deve.
Made in Taranto ha qualche mese fa lanciato insieme a Jonian Doplhin Conservation ed Enza Tomaselli il progetto de Le Terre dei Delfini che già comprende queste idee. Sarebbe bello ragionarle insieme, affrontando il futuro con la grinta che serve ed un occhio all'ambiente, alla storia, al recupero di quel che Taranto è sempre stata: una città di mare.
Si allega foto del borgo di Levanzo (Sicilia), dove i pescatori si sono uniti per fare turismo.
Con preghiera di pubblicazione
Buona giornata
Molteplici le chiavi di lettura: fliera corta, kilometro zero, turismo eco-sostenibile, ambiente e cultura. Si pesca solo in funzione dello specifico bisogno del giorno e non più per i grandi mercati. E quindi il minore sfruttamento delle risorse ittiche è compensato da una rivalutazione del prodotto.
Le vecchie case dei pescatori, molte delle quali abbandonate, vengono riscoperte in funzione di una straordinaria opportunità legata al turismo che si traduce anche in valorizzazione di un intero borgo marinaro grazie alle ristrutturazioni che, casa dopo casa, ridonano nuova vita alle stesse.
In molti paesi d'Italia, in Francia, in Croazia, Spagna, ecc tutto questo è già realtà.
Ad esempio in Sicilia e precisamente a Trapani, è nata la cooperativa della pesca (La Tramontana) che ha ripensato il concetto di pesca riscoprendolo a cavallo tra ambiente e sostenibilità. Cosicché il pescato quotidiano è passato da merce da rivendere ai ristoranti a base per la produzione, preparazione e somministrazione di piatti tipici nei propri locali adibiti ora a ristorantino. Occasione ideale per degustare e acquistare prodotti aziendali (pesce salato, secco e sott'olio) e contemporaneamente diffondere una nuova cultura del mare e della pesca.
A Fregene, addirittura vi è il Villaggio dei Pescatori dove vecchie case di pescatori sono state riconvertite e trasformate in abitazioni alla moda.
A Genova, l'agriturismo del mare è una realtà ed è sostenuta anche da una legge regionale che ne agevola i contenuti.
Anche in Francia, a Cap D' Antibes, l'ittiturismo ha visto trasformare vecchie case di pescatori in strutture turistiche in linea con le richieste di numerosi turisti sempre in cerca di novità e particolarità.
In Croazia, isola di Murter, case di pescatori semplici e modeste, ma ristrutturate consentono ai turisti di rivivere il fascino del tempo che fu. Qui si usa ancora la cisterna con l'acqua piovana, il sole come sorgente di energia, frigoriferi a gas e doccia davanti casa, scaldata dal sole. Problemi e difficoltà trasformati ancora una volta in opportunità. Ma anche in altre isole (Kornati, Zut, Dugi Otok), antiche casette che venivano utilizzate come rifugio durante la pesca sono state rese adesso abitabili. Si trovano nei posti più sperduti, spesso senza nessun'altra casa nell'arco di parecchie miglia. Quasi di regola si raggiungono solo per mare, non hanno la corrente elettrica, ma panelli solari che offrono elettricità appena sufficiente per l'illuminazione.
Taranto ha dunque una grande opportunità. Possiede uno dei borghi dei pescatori più belli al mondo, apprezzati da numerosi turisti nonostante l'attuale stato di abbandono in cui versa la Città Vecchia. Imprenditori possono formare cordate in collaborazione con gli stessi pescatori. Si riscoprirebbe una nuova vocazione, quella del mare, il vero, autentico punto di ri-partenza di questa città. Soprattutto si tornerebbe a vivere di quello che la nostra terra da sempre offre e si concretizzerebbe la vera alternativa alle Grande Industria con posti di lavoro veri ed un'eco-sostenibilità attuata come si deve.
Made in Taranto ha qualche mese fa lanciato insieme a Jonian Doplhin Conservation ed Enza Tomaselli il progetto de Le Terre dei Delfini che già comprende queste idee. Sarebbe bello ragionarle insieme, affrontando il futuro con la grinta che serve ed un occhio all'ambiente, alla storia, al recupero di quel che Taranto è sempre stata: una città di mare.
Si allega foto del borgo di Levanzo (Sicilia), dove i pescatori si sono uniti per fare turismo.
Con preghiera di pubblicazione
Buona giornata
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