| | " Tap e Salento, energia a vocazione turistica . Le Pro Loco delle Marine di Melendugno per un sistema efficace di sviluppo del turismo, golf e business nel territorio " . http://www.golfpeople.eu/?p=88480 Golf People Club Magazine consolida ogni giorno il proprio ruolo di testata leader , temuta ed invidiata , tale affermazione è suffragata dal fatto che , oggi , sull ' account Facebook del Movimento No TAP , dopo averla trafugata , è stata pubblicata integralmente la prima bozza del progetto riservato ed indirizzato ai vertici di TAP Trans Adriatic Pipeline , impianto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che connetterà Italia e Grecia attraverso l'Albania , permettendo l' afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso , del Mar Caspio ( Azerbaigian ) e , potenzialmente , del Medio Oriente . Tale business plan , elaborato personalmente dai vertici aziendali di Golf People Club Magazine , prevede un investimento stimato di 410.000 euro da parte di TAP per lo sviluppo turistico , culturale , golfistico ed enogastronomico nel Salento , in particolare nel territorio della Pro Loco di San Foca , presieduta da Leonardo Fuso , partner Golf People Club Magazine la cui ricaduta sarà di centinaia di posti di lavoro in zona e di decine di migliaia di turisti stranieri con elevatissima capacità di spesa in visita . TAP annovera tra i propri azionisti la norvegese Statoil ( 20% ) , l'inglese BP ( 20% ) l' azera SOCAR ( 20% ) , la belga Fluxys ( 19% ) , la spagnola Enagás ( 16% ) , la svizzera Axpo Holding ( 5% ) . La sede romana di TAP , in via 4 novembre 149 coincide con gli uffici della Commissione Europea . http://www.youtube.com/watch?v=NMjhtG86O3o#t=34 http://www.youtube.com/watch?v=cCKB_WvMbu8#t=0 http://issuu.com/golfpeoplecm/docs/masullobit La richiesta a TAP di finanziare un progetto che valorizzi il territorio, avanzata dalla Pro Loco di San Foca , è la dimostrazione di quanto tempo e di quante opportunità siano state perse in questi anni di sterili quanto improduttive battaglie": è quanto sostiene il presidente del gruppo consiliare "La Puglia prima di tutto" alla Regione, Francesco De Biasi. In tempi davvero non sospetti ed in pieno isolamento – dice il presidente – avevamo sostenuto che poiché questa struttura era stata decisa dal governo di Romano Prodi e nessun governo, tra quelli che si sono succeduti (di centrodestra, di centrosinistra, tecnici o di larghe intese), aveva mai cambiato nulla, avremmo potuto contrattare benefici per tutta la Puglia e per il Salento in particolare . Invece ci siamo attardati colpevolmente a cercare un'alternativa che non esiste. Peraltro, ben sapendo che il 'no' della Regione era solo consultivo e non aveva alcun valore decisionale". Secondo De Biasi è andata in scena "una indegna guerra tra poveri, che non ha fatto onore alla Puglia e, soprattutto, non ha prodotto alcun vantaggio". "Il coraggio mostrato dalla Pro Loco di San Foca – conclude De Biasi – potrebbe essere il primo passo per un riavvicinamento con TAP, a cui forse faremmo ancora in tempo a chiedere un aiuto per affrontare e risolvere alcuni problemi del nostro territorio. E dovrebbe fare altrettanto anche la Regione Puglia, che in questi anni sul tema ha inseguito populistiche demagogie, non si capisce a quale titolo, cercando perfino di mettere contro le popolazioni, nel tentativo di spostare l'insediamento in altre zone. Con l'aggravante di illudere quella parte di salentini che pensavano ancora di poter cambiare le sorti dell'approdo TAP". Fonte Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Puglia, 11 dicembre 2014 TAP TRANS ADRIATIC PIPELINE è una grande opportunità per l ' economia italiana e lo dimostrano i numeri contro i quali tutto il resto sono solo parole al vento . TAP Trans Adriatic Pipeline , impianto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto che connetterà Italia e Grecia attraverso l'Albania, permettendo l'afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio (Azerbaigian) e, potenzialmente, del Medio Oriente passerà da San Foca – Lecce – , numeri relativi sono i seguenti : valore complessivo dell ' opera pari a 40 miliardi di euro , 800 km di lunghezza , una portata di 10 miliardi di metri cubi di gas , 80 milioni di euro di sviluppo sul PIL , 150 posti di lavoro direttamente creati , 380 milioni di euro di indotto sull ' economia e 220 occupati come ricaduta generale . L'Italia, un Paese che non cresce e ha uno Stato super indebitato, ha bisogno disperatamente di aumentare i flussi degli investimenti dall'estero - diretti e di portafoglio - per finanziare infrastrutture, sostenere ricerca e sviluppo, ricapitalizzare Pmi. La crisi multipla europea, prima finanziaria-bancaria, poi del debito sovrano e ora economica ha portato gli ultimi governi (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) a ripensare e riscrivere le politiche di attrazione dei capitali dall'estero. Si va dai «regimi agevolati e semplificati per gli investimenti diretti esteri» al «rafforzamento dello sportello unico doganale e delle imprese»; dalle «misure di prevenzione e repressione della corruzione e illegalità nella Pa» alla «regolazione delle lobby», dallo sviluppo di «chiari modelli di partenariato pubblico-privato» alla «disciplina speciale per gare, bandi, procedure e contratti». Sulle slides in powerpoint le misure suonano molto market-friendly. La Turchia, che non applica sanzioni né all'Iran né alla Russia, ha ottenuto da Putin uno sconto sulle forniture di gas prospettando di portare l'interscambio dagli attuali 33 miliardi di dollari a 100. Il presidente russo ha pure annunciato che intende sostituire il South Stream con una pipeline che convoglierà il suo gas in Europa attraverso la Turchia. Erdogan è abbastanza opportunista per non sacrificare sull'altare della politica estera le chance della Turchia di diventare un hub dell'energia tra Europa e Asia, oltre a volere confermare i tassi di crescita che gli garantiscono il consenso in attesa delle politiche del giugno 2015 . Renzi ha qualche buona carta da giocare con Erdogan. Una sua telefonata al presidente ha sbloccato la partecipazione della Turchia all'Expo di Milano era stata annullata. Ma soprattutto c'è il ruolo, in contrapposizione a Germania e Francia, che l'Italia può rivestire a favore della Turchia in campo europeo, come ha dimostrato in queste ore anche la visita ad Ankara di Lady Pesc, Federica Mogherini. Pil del Mezzogiorno giù del 13,5% - A Nord-Est calo dell'8,1%, a Nord-Ovest del 5,1% Il divario dal Centro Nord si è fortemente accentuato . Il bilancio degli anni della crisi (dal 2007 al 2013) intitolato «L'economia delle regioni italiane,l'evoluzione durante la crisi», curato dall'Ufficio studi di Banca d'Italia e presentato nei giorni scorsi a Napoli, certifica un dualismo sempre più accentuato pur in un quadro generale di declino. Una lunga sfilza di numeri fortemente negativi contrassegna l'andamento economico e sociale del Mezzogiorno d'Italia nei sei anni analizzati. Il Pil,a esempio,al Sud si è ridotto del 13,5%, mentre nel Nord Est si è ridotto dell'8,1% e nel Nord Ovest del 5,1 per cento. Cala fortemente, sempre nel periodo della lunga crisi, il valore aggiunto dell'industria (compreso le costruzioni che pesano fortemente sul dato) che al Sud tocca -29,9%, al Centro-20,4,nel Nord Est -16,6 e nel Nord Ovest -15,8%. E in rapporto alle altre grandi aree del Paese cala ancora di più il valore aggiunto del settore dei servizi: che perde il 7,9%, contro il 4% del Centro, il 3,5% del Nord Est e appena lo 0,6% del Nord Ovest. Sotto la voce servizi si considerano anche quelli della pubblica amministrazione, che al Sud hanno subito tagli particolarmente forti e incisivi in conseguenza dei tagli alla spesa pubblica e dei piani di rientro nel settore sanitario adottati dalle regioni con gravi deficit e indebitamento. Il Sud, insomma, per lo studio di Banca d' Italia, soffre le conseguenze di una eccessiva dipendenza dal settore pubblico nel senso che ha subito maggiormente i tagli ed è riuscito meno a compensare a esempio con esportazioni. Così per quanto riguarda l'occupazione. Nel Mezzogiorno è calata del 9,5%, rispetto all'1,1% del Centro Nord . La dinamica peggiore si registra laddove nel 2007 già si registrava un tasso di occupazione inferiore. E mentre nel Centro Nord la dinamica del lavoro nei servizi ha in parte compensato le perdite dell'industria e delle costruzioni, nel Mezzogiorno il calo nel settore dei servizi è stato altrettanto rilevante, avendo inciso, anche in questo caso, il taglio della spesa pubblica e il ridimensionamento del settore pubblico. In sintesi, Banca d'Italia stima un divario nel tasso di occupazione tra Mezzogiorno e Centro Nord di ben 21 punti percentuali, sebbene sia calato in entrambi le aree del paese colpendo sopratutto i giovani. Sarà anche per questo che è cresciuta l'emigrazione interna tra Sud e Centro Nord, ma non solo, visto che in molti casi i giovani meridionali si iscrivono a scuole superiori e università delle regioni centro settentrionali. Nel 2012 hanno cambiato residenza circa 1,6 milioni di persone, e per buona parte dal Sud d'Italia. «Perchè nel Mezzogiorno è andata peggio? – si domanda Luigi Federico Signorini, vice direttore generale della Banca d'Italia – Hanno influito carenza di infrastrutture, uso distorto delle risorse pubbliche, lentezza della giustizia civile, economia sommersa, in una parola un contesto poco competitivo». | | | | | |
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