In data 8 novembre si è svolta la seconda conferenza pubblica organizzata dall'APS
Gianni Ballerio, presso la sala Polivalente di Via Turra 35, - Vicenza - sul tema "Etica ed economia per un nuovo ordine mondiale" relatore Ing. Giuseppe Robiati che ha esordito rivolgendo una sala con 35 persone- dicendo che i presenti dovevano essere proprio degli eroi per decidere di partecipare ad una conferenza di economia in un caldo ed assolato pomeriggio anziché trascorrere la giornata al lago: dopo meno di un minuto eravamo tutti completamente a nostro agio.
L’economia è un argomento fondamentale al giorno d’oggi, essendo questa a dirigere più di ogni altra cosa i movimenti del mondo; più della stessa politica le cui azioni infatti -proprio per questo motivo- ne vengono sempre più influenzate.
La constatazione è però che spesso l’argomento economia viene trattato in modo impreciso o come meglio dire, non etico.
Riflettendo sull’attuale situazione diffusa di crisi, diffusa perché non di interesse di un singolo Paese, bensì di interesse internazionale, solitamente si è portati a pensare che l’economia sia l’elemento che faccia sviluppare il pianeta oppure, ne causi la sua distruzione senza vie di mezzo.
L’oratore ha chiesto quindi di pensare sul perché siamo in crisi; cosa succede alla società, cosa lega l’economia allo sviluppo. Avvalendosi di semplici schemi ed esempi Robiati ha mostrato come storicamente lo sviluppo dell’umanità non sia stato lineare ed uniforme come può essere una parabola ascendente, bensì tale andamento è stato discontinuo e poco armonico, più simile quindi ad un andamento a gradini schematizzabile tramite una scala, dove i gradini costituiscono i “livelli” evolutivi nei quali l’umanità è stata costretta (per finalità di mero benessere come maggiore protezione e qualità della vita) ad organizzarsi per meglio adattarsi alle sempre mutevoli necessità che si sono presentate durante le varie epoche. I livelli evidenziati sono stati: · individuo; · comunità o famiglie; · tribù; · villaggi; · città (città dipendente da un’altra città, città indipendente, città-stato); · impero; · nazioni (intorno al 1700).
sofferenza per l’uomo: la crisi.
Tale passaggio è stato sempre accompagnato dalla lotta dell’uomo per il mantenimento e per l’occultamento delle risorse, la cosiddetta “guerra guerreggiata”. Oggi siamo proprio all’apice di uno di questi passaggi dolorosi e ce ne accorgiamo proprio dalla società “in fibrillazione”. Cinque sono le principali turbolenze (identificabili anche come risorse) che è possibile avvertire che in questo momento: l’ambiente, il lavoro, la sanità, le donne e l’economia mondiale. Esistono le crisi perché siamo in un periodo di crescita, di rinnovamento.
Come in passato la mancanza delle risorse disponibili ha portato una profonda mutazione del sistema sociale, politico, educativo, economico ed amministrativo per evolvere da un livello al successivo anziché soccombere sotto l’influsso della crisi e della “guerra guerreggiata”, in egual modo oggi è richiesta un’ulteriore mutazione e cioè l’evoluzione dall’attuale livello nazionale al successivo livello internazionale, per poi giungere all’unità mondiale. Ma per far questo è necessario trovare una nuova risorsa, che per la prima volta nella storia, non è l’economia avendo questa fallito il proprio scopo creando maggiore povertà nel pianeta rispetto quella che c’era prima.
La risorsa è la conoscenza, tanto quella scientifica tanto quella dei valori.
Finora si è data troppa importanza alla conoscenza scientifica ignorando quasi completamente quella dei valori, cioè le virtù. Solo gestendo le cinque turbolenze sopra elencate, tramite la conoscenza ad un livello internazionale, senza curare l’interesse della singola nazione, possiamo ottenere l’unità mondiale. Ma pur disponendo ipoteticamente di tutte le strutture sociali, politiche, educative, economiche ed amministrative per gestire l’unità mondiale, non si potrà raggiungere la vera unità del pianeta fintanto che non si passerà da una visione di cittadinanza nazionale ad una visione di cittadinanza dell’intero pianeta.
Occorre uno sforzo enorme da parte dell’umanità per abbandonare l’identificazione con la propria nazione, con la propria religione, con le proprie abitudini, al fine di abbracciare una causa planetaria dove ci si possa sentire “cittadini del mondo”. Divenire “cittadini del mondo” oggi vuol dire comprendere che: - Dio è uno solo, a prescindere da come lo abbiamo sempre chiamato, pregato e adorato. - La specie umana è una sola, sebbene infinitamente diversificata negli aspetti secondari della vita come colore della pelle, provenienza, cultura, sesso o credo. - Avere un’etica comune. In conclusione Robiati ha posto l’accento sul fatto che ovviamente siamo ancora lontani da questo obiettivo. Ma la storia ci insegna che l’umanità ha impiegato secoli e millenni per giungere dai suoi albori allo stadio attuale: noi oggi mettiamo i semi; siamo i costruttori di questo nuovo sistema che porterà nei prossimi secoli la nostra società, da uno stato nazionale ancorato ai pregiudizi di razza, religione e culture, ad una cittadinanza mondiale ed ad un concetto di fratellanza internazionale.
Alessandro, Elena
GIUSEPPE ROBIATI
Amministratore Delegato di un gruppo industriale con sede a Milano e attività sia in Italia che in altri paesi europei. Ricopre cariche manageriali in vari gruppi industriali. Autore di diverse pubblicazioni su: economia, lavoro, risorse umane, etica e globalizzazione, docente di corsi universitari presso le Università di Bari e Macerata. È membro della Comunità Internazionale Bahá’í e del Consiglio direttivo della Comunità Bahá’í italiana. È co-fondatore dell’EBBF - European Bahá’í Business Forum, associazione no-profit presente nei cinque continenti, formata da un network di oltre 350 professionisti, uomini e donne, con cultura e professionalità eterogenee, convinti dell’importanza di applicare forti principi morali alle attività imprenditoriali e commerciali.
LIBRI: Economia per un nuovo ordine mondiale.
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