La sopravvivenza delle opere dello scrittore Andrea Brusa al logorio del tempo è dovuta ad innumerevoli studi e idealizzazione. MON COEUR è stato considerato il lavoro teatrale più significativo ed importante dell'autore: il conflitto tra azione e contemplazione. Da una parte condensa innegabilmente in sé, nella sua enigmatica ma assai eloquente inazione, tutta la crisi spirituale di un'epoca che volge al termine; dall'altra è il simbolo, con le sue intime e personalissime ragioni, dell'uomo eternamente in lotta con le antinomie della morale e con la necessità di scegliere ogni giorno il proprio agire. Sono pochi i drammi che hanno analizzato i paradossi di azione e pensiero con tanta profondità. Molti critici, hanno formulato l'ipotesi che lo scrittore Andrea Brusa abbia descritto in MON COEUR la sua profonda esperienza emotiva. In un preciso momento della sua vita di autore-attore egli ha trovato nel repertorio teatrale il tema di CYRANO. Questo incontro tra autore in preda al dolore per la perdita di sua moglie Chiara e' un intrigo appartenente alla storia e alla leggenda insieme, in cui il tema dell'amore si congiunge a quello dell'olocausto interiore è diventa l'occasione di una tragedia sublime e misteriosa.
Sono queste le parole fondamentali di esordio all'incontro con l'autore presso il luogo in cui prendono vita i suoi scritti: "Quando non c'è più la speranza è come abitare una casa vuota priva di finestre da cui poter guardare lontano… Come vivere prigioniero tra mura altissime senza un varco da cui vedere il cielo… E' come se una notte scura prendesse possesso per sempre dei tuoi occhi e della tua anima cancellando ogni forma, ogni colore del mondo attorno a te precipitando il tuo cuore in un pozzo nero senza fondo… Solo se tu, mio sogno venissi ad abitare la mia casa i muri avrebbero finestre ed in luogo del tetto un cielo stellato proteggerebbe i nostri sogni palpitando sul tuo corpo di sabbia dorata mia regina… Palpitando sulla segreta isola del nostro amore… Così che la luna ed il vento porterebbero il mare fino al nostro giaciglio di fiori di zagara e petali di rosa… Così che noi saremo conchiglie ognuno sul cuore dell'altro come echi d'infinito… Solo se tu, mio sogno venissi ad abitare la mia casa apparendo lì sulla soglia all'improvviso come un roveto ardente a cacciar via lo scuro ed il freddo di queste stanze vuote io ti sentirei dentro come la gioia dell'aurora, come il colore… il profumo d'una rosa, come la voce… il canto… la risata di Dio a infrangere il silenzio che ora attanaglia l'anima… Verrai mai mio amore?… Così che lo scuro non regni sovrano nel gelido cuore della mia casa ed il vecchio soffitto dipinto con ninfe e Dei derida il mio giaciglio vuoto? … Così che i muri non avranno occhi per guardare il cielo?"
SERGIO PALLAVICINI
Ghostwriter e Critico Letterario
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