Comunicato stampa del 24 febbraio 2012
Delocalizzazione DITEC, l'Ue tutela i diritti dei lavoratori
Interrogazione congiunta alla Commissione europea di Andrea Zanoni (IdV), Sergio Cofferati (Pd) e Debora Serracchiani (Pd). "Ci vuole una risposta europea per contrastare il fenomeno della disoccupazione crescente in tutta Europa"
"Cosa intenda fare l'Ue sulla delocalizzazione immotivata della Ditec S.p.A a Quarto d'Altino (VE) e del conseguente licenziamento di 90 dei 130 dipendenti?". E poi ancora: "Cosa intenda fare l'Ue per impedire l'impoverimento del sistema produttivo europeo e le drammatiche conseguenze sociali causate dalle sempre più frequenti delocalizzazioni?". Lo chiedono alla Commissione europea con un'interrogazione congiunta gli Eurodeputati Andrea Zanoni (IdV), Sergio Cofferati (Pd) e Debora Serracchiani (Pd).
La multinazionale svedese Assa Abloy, che ha comprato la Ditec nel 2009, ha annunciato il 6 dicembre scorso la delocalizzazione della sede di Quarto d'Altino e il conseguente licenziamento di 90 dipendenti.
"Si tratta dell'ennesimo gravissimo episodio di delocalizzazione immotivata – attacca Zanoni - L'Europa può e deve dare risposte concrete di fronte all'impotenza dei singoli Stati membri nel gestire un fenomeno come quello della globalizzazione. Occorre stabilire a livello Ue norme rigorose, improntate alla difesa del proprio territorio e tessuto imprenditoriale che crea ricchezza e disincentivare quelle imprese che delocalizzano seguendo una logica speculativa di mero e cinico profitto".
"Perché l'economia europea torni a crescere è necessario difendere e rafforzare il nostro apparato produttivo, – sostiene Sergio Cofferati (Pd) - e in particolare tutte le attività di alto valore aggiunto e innovative dal punto di vista tecnologico, fondamentali per garantire un livello sufficiente di occupazione. Attraverso l'iniziativa europea si deve riproporre con forza il tema della responsabilità sociale d'impresa: non deve essere piu' consentito che un'impresa delocalizzi solo per avere un livello di profitto più alto, senza curarsi delle gravissime conseguenze sociali ed economiche per il territorio che lascia".
"L'Europa deve essere la comunità delle regole uguali per tutti, non un terreno di scorrerie finanziarie e sociali per multinazionali – conclude Debora Serracchiani - L'apertura del mercato è uno dei caposaldi dell'Unione, ma non è ammissibile che si giunga al controsenso di desertificare capacità produttive d'eccellenza di realtà come la Ditec, magari dopo aver usufruito di fondi comunitari".
Lo scorso 25 gennaio, Zanoni e Serracchaini, insieme ad altri colleghi eurodeputati, avevano già scritto al Commissario Ue responsabile per le Politiche dell'occupazione e degli affari sociali Laszlo Andor per interessarlo al caso della Ditec. L'11 febbraio, hanno scritto anche ad Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea e repsonsabile per l'Industria.
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