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Immigrati. Rastrellamenti? Memoria che non c'e'
Roma, 15 febbraio 2010. La parola "rastrellamenti", usata dopo gli incidenti nel quartiere multietnico a Milano, ricorda le operazioni di "pulizia" delle SS e dei repubblichini durante la seconda guerra mondiale. Di quella storia, come di quella degli emigrati italiani, che all'estero venivano chiamati "zingari", non c'e', o c'e' poca traccia, poca o punta memoria. Non va bene. Un popolo privo di memoria e' un popolo privo di se'. Forse qualche programma televisivo, che non sia un polpettone soporifero, potrebbe essere proposto all'attenzione degli italiani e rinfrescare un passato non lontano. L'invito e' alla Rai, per la quale paghiamo una tassa detta canone, ma anche alle altre emittenti televisive. Gli immigrati attuali, come gli emigrati italiani di un tempo, fanno lavori che nessuno vuol fare. Raccogliere pomodori o mandarini a 0,1 euro al chilo non e' lavoro per noi. Non siamo buonisti ma tra l'attenzione smielata e la voglia di rivalsa c'e' una via di mezzo percorri
bile.
Sembra, pero', che i nostri governanti, di qua' e di la', ne siano incapaci.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
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