La posizione di Anti Digital Divide è quella di ritardare l'approvazione dell'offerta Alice 20Mbps fin quando Telecom Italia non commercializzi l'offerta bitstream (che si era impegnata a presentare entro la fine del 2004). Il calcolo del prezzo all'ingrosso di Alice 20Mbps dovrà basarsi sul metodo cost plus e non retail minus. Si dovrà chiarire, nel modo più trasparente possibile, che prestazioni ci si dovrà attendere da questa nuova offerta, se la velocità di 20 Mbps sarà raggiunta per tutte le operazione che si fanno in rete o solo nel caso di fruizione di contenuti Video e/o acquisto di contenuti payperview, violando così il principio di neutralità della rete. Dovrà essere spiegato per quale motivo si è deciso di adottare una velocità di upload di soli 384kbit/s, che potrebbe compromettere le prestazioni complessive del servizio, e per quale motivo non si è aumentata la banda minima garantita (MCR), rimasta ad una velocità di 20-40kbit/s, scandalosamente bassa rispetto alla velocità nominale di 20Mbps, rischiando il ripetersi dei problemi avuti con le Adsl a 4Mbps (in molti casi più lente delle adsl ad 1Mbps), problematica presa in esame anche nel documento sul "QoS dei servizi di accesso ad internet" già discusso da questa autorità, discussione a cui Anti Digital Divide ha indirettamente partecipato grazie al CNU, che ha riportato le posizioni di ADD.
Per Alice 20 mega ma anche per le altre offerte, nella descrizione ed in tutte le campagne informative/pubblicitarie, dovrà essere indicata la velocità minima garantita e leventuale presenza di meccanismi che limitino le caratteristiche dellofferta, come ad esempio i filtri P2P. Questo ora non avviene, come dimostra proprio la campagna pubblicitaria di Alice 20 Mb, per cui ADD ha chiesto l'intervento dell'IAP, al fine di bloccare questa pubblicità che oltre ad essere ingannevole è anche offensiva per gli utenti digital divisi, che non possono usufruire del servizio adsl non per loro scelta, ma per colpe imputabili nella maggior parte dei casi a Telecom Italia.
Se non vi sono garanzie minime, si rischia che l'utente paghi di più per ottenere un servizio qualitativamente peggiore, tutto questo non è assolutamente accettabile, considerando che le norme a difesa dei consumatori pongono in primo piano la tutela degli utenti, la loro libertà di scelta tra i servizi ed il rispetto dei principi di obiettività, trasparenza e non discriminazione.
Il testo integrale del documento inviato all'Agcom può essere consultato a questo indirizzo.