Roma, 16.08.2021:- "<<Il cadavere di Matteotti rinvenuto in una boscaglia>> cosi titolava il quotidiano L'Avanti a seguito del tragico ritrovamento dopo due mesi dalla scomparsa, il 16 agosto 1924, del corpo nudo, straziato ed in avanzato stato di decomposizione di Giacomo Matteotti, rapito sotto casa il 10 giugno, trucidato dai sicari fascisti e seppellito alla meno peggio nel bosco della Quartarella nel paesino di Riano" -cosi Enzo Pirillo, Presidente del Circolo Saragat Matteotti di Roma
"Matteotti era ben consapevole del rischio che correva, sia per le pesantissime accuse pronunciate in Parlamento nel Suo ultimo celebre discorso "Vi è una milizia armata, composta di cittadini di un solo Partito, la quale ha il compito dichiarato di sostenere un determinato Governo con la forza, anche se ad esso il consenso mancasse […] Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano […] domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni" che, probabilmente ancora di più, per il discorso che avrebbe dovuto fare proprio quel 10 giugno in Aula alla Camera.
Matteotti -prosegue Pirillo- tramite fonti inglesi, aveva infatti documentato il pagamento di cospicue tangenti versate dalla compagnia petrolifera statunitense Sinclair Oil a favore dei Savoia, di membri del Governo e del fratello del Duce, Arnaldo Mussolini (in questi giorni alla ribalta della cronache per il caso dell'intitolazione del parco di Latina), per ottenere esclusive concessioni di sfruttamento dei giacimenti in Emilia Romagna, Sicilia ed in Libia; Per un caso fortuito, o per gli effetti del delitto, gli accordi economici con la Sinclair Oil furono cancellati nel novembre del 1924, ma la sottile linea rossa tra il delitto Matteotti e lo scandalo petrolifero era ormai tracciata. Anche da morto, Matteotti, aveva inferto un altro colpo al regime fascista".
"Secondo le autorità il ritrovamento del corpo di Matteotti avvenne per puro caso, ma una serie di incongruenze nel racconto sollevo più di un dubbio sulla regia occulta del ritrovamento, organizzato ad dal regime arte nel momento ritenuto opportuno per tentare di chiudere le polemiche ed il malcontento che ancora gravavano sulla vicenda.
Al contrario, con il ritrovamento di quel corpo straziato, rabbia e indignazione si riaccesero a tal punto che, per evitare disordini, il ministro dell'Interno Federzoni, su indicazione di Mussolini, vietò i funerali a Roma ordinando di far trasferire il corpo di Matteotti a Fratta Polesine, autorizzando solo un funerale in forma privata. Il treno con a bordo il feretro di Giacomo Matteotti partì da Monterotondo il 20 agosto alla volta di Fratta Polesine, lungo tutto il tragitto, migliaia e migliaia di persone omaggiarono il martire antifascista, tutti in rigoroso silenzio e con il cappello in mano in segno di profondo rispetto verso quell'Uomo che sin dalla sua elezione a Segretario della Camera del lavoro, aveva speso la propria vita per difendere le categorie sociali più deboli, dagli operai ai contadini. Il Popolo riconobbe il forte impegno ed il grande coraggio.
Stesse qualità dimostrate anche dalla moglie di Giacomo Matteotti, Velia Titta, che in una lettera indirizzata al ministro Federzoni e pubblicata dal Corriere della sera scriveva: "Chiedo che nessuna rappresentanza della Milizia fascista sia di scorta al treno, nessun milite fascista di qualunque grado o carica comparisca, nemmeno sotto forma di funzionario di servizio. Chiedo che nessuna camicia nera si mostri davanti al feretro e ai miei occhi durante tutto il viaggio, né a Fratta Polesine, fino a tanto che la salma sarà sepolta".
Fermezza caratteriale e grande coraggio, che esempio! -conclude Enzo Pirillo- Dovremmo tutti imparare qualcosa!"
Enzo Pirillo, Presidente del Circolo Culturale "Giuseppe Saragat - Giacomo Matteotti"
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