venerdì 15 gennaio 2016

PETRUZZZELLI, ON. DISTASO: "NIENTE DI PEGGIO DEI SEPOLCRI IMBIANCATI"

INCHIESTA  PETRUZZELLI, ON. DISTASO: "I 'SEPOLCRI IMBIANCATI' IN QUESTA VICENDA SONO PEGGIORI DELLO STESSO SCANDALO"

Dichiarazione del deputato dei Conservatori e Riformisti, on. Antonio Distaso

Il governatore pugliese Emiliano si indigna e minaccia querele nei confronti di un collega del Movimento 5 Stelle che ha "osato" rivolgergli qualche domanda sulle ultime scandalose vicende che riguardano  la gestione del Teatro Petruzzelli.

Rinunciando, sin da ora, ad avvalermi di ogni guarentigia parlamentare e quindi pronto a essere anch'io querelato, anch'io ho degli appunti che vorrei rivolgere al presidente della Regione, sindaco di Bari per dieci anni (fino al giugno del 2014), in qualità di ex presidente della Fondazione Petruzzelli. Mi chiedo e gli chiedo: come può egli oggi indossare i panni di "Alice nel Paese delle Meraviglie" prendendo le distanze da Vito Longo, in qualità di direttore amministrativo dell'ente lirico, solo perché nominato dal suo predecessore Simone di Cagno Abbrescia? Anche in Regione, dove lui è arrivato da pochi mesi, il suo predecessore Vendola aveva nominato uomini di sua fiducia in ruoli apicali e dirigenziali e come leggiamo la prima operazione messa in atto è quella di una totale riorganizzazione della "macchina", con conseguente azzeramento di ruoli passati. Perché non lo ha fatto al Petruzzelli, dove, non solo ha mantenuto nel ruolo Longo, ma ha nominato sua moglie, Antonella Rinella, nel primo mandato da sindaco assessore della sua Giunta e nel secondo come Capo di Gabinetto, a conferma di un rapporto umano e politico di natura personale.

I rapporti, poi, per così dire molto amichevoli fra il direttore amministrativo Longo con il  dipendente (responsabile di luci e fonetica )-fornitore del Petruzzelli,  Mele,  non erano un mistero per nessuno né nel teatro né nel Comune di Bari. Per altro, come riportato anche da cronache giornalistiche, i coniugi Longo-Rinella erano stati anche testimoni di nozze di  Mele e di sua moglie imprenditrice-fornitrice del teatro. Il ruolo di  "tuttofare"  di Mele era così noto che nella campagna elettorale per le Amministrative del 2014, quando Emiliano passò il testimone a Decaro, che fu proprio lui a occuparsi dell'allestimento dei palchi "elettorali" sia  in occasione dell'arrivo a Bari del premier Matteo Renzi per il comizio a favore del candidato sindaco del Pd, sia per la chiusura della campagna elettorale con il concertone sul mare.

Emiliano "poteva non sapere"? Oppure il "non poteva non sapere" si applica solo quando ci sono esponenti  di centrodestra?

 Un capitolo a parte lo riserverei, poi, ad  "altri sepolcri imbiancati" ovvero ai novelli "savonarola" che hanno sì portato le "carte" in Procura, ma prima si sono assicurati che ad accompagnarli ci fosse qualche telecamera. Anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, e tutto il Partito Democratico non possono tirarsi fuori dalle responsabilità, che se non proprio gestionali, sono sicuramente  politiche e morali.

 

Bari, 15 gennaio 2016
t.

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