venerdì 21 marzo 2014

Gravidanza: alcuni miti da sfatare

Tra le innumerevoli preoccupazioni delle neo-mamme, durante i mesi che seguono il parto, c’è quella del verificarsi di una nuova gravidanza durante la fase dell’allattamento al seno. Molti sono gli argomenti in materia: spiegazioni scientifiche o credenze popolari, più o meno fondate, che si tramandano di generazione in generazione; è tuttavia opportuno fornire una spiegazione del fenomeno che ne chiarisca i limiti e le manifestazioni.

Il ruolo della prolattina nel sistema produttivo femminile

In seguito alla gravidanza, inizia per la donna un periodo, della durata di circa sei settimane, chiamato puerperio, durante il quale si ristabiliscono tutte quelle funzioni sospesesi durante la gestazione. La ricomparsa delle mestruazioni, da non confondere con le lochiazioni (perdite di sangue e residui di gravidanza che variano di colore e consistenza nel tempo), si verifica dopo circa quaranta giorni dalla gestazione, e prende il nome di capoparto.

Le ragioni biologiche alla base del mito dell’impossibilità di una nuova gravidanza durante l’allattamento risiedono proprio nella convinzione che il brusco aumento della produzione di prolattina, l’ormone dell’allattamento, bloccando temporaneamente le mestruazioni e dunque il sistema produttivo, sia in grado di garantire la temporanea inibizione della fertilità. Nelle donne che allattano al seno il flusso mestruale si presenta con ritardo, generalmente durante il periodo finale dell’allattamento, quando i livelli di prolattina nel sangue si riducono favorendo la ripresa delle funzioni ovariche.

Sistema contraccettivo

In realtà, come molte donne sanno, durante la fase della gestazione e nelle settimane immediatamente successive, non necessariamente si verifica la scomparsa del ciclo mestruale, che tuttavia perde regolarità e può anche presentarsi in assenza di ovulazione. L’impossibilità di prevedere i periodi di sterilità e quelli di fecondità, dovuta alla irregolarità assunta dal ciclo mestruale nella fase post-parto, rende pertanto possibile il verificarsi di una nuova gravidanza anche in fase di allattamento. Sarà inutile durante questo periodo, fare affidamento a strumenti che si usano normalmente per il calcolo del ciclo biologico relativamente alla fertilità o alla possibilità di concepire. Anche se le più moderne applicazioni per iPad o smartphone garantiscono la massima efficienza, non sono in grado ancora di sostituirsi ad un medico o ad un esame clinico!

Recenti studi scientifici hanno dimostrato che il blocco totale dell’ovulazione durante l’allattamento, quindi della fecondità, si verifica solo in presenza contestuale di una serie di circostanze, tra cui la assenza totale di “spotting”, ovvero di perdite di qualsiasi natura, tanto ematica quanto di residui post-parto, allattamento esclusivamente al seno ed a richiesta del neonato, pause non superiori alle quattro ore tra una poppata e l’altra. Solo se le suddette circostanze si verificano contemporaneamente, si può ragionevolmente ritenere impossibile una nuova gravidanza in fase di allattamento.

Si tratta di una convergenza di elementi che rappresenta un metodo contraccettivo al 98-99% e solo per i primi tre mesi che seguono la gestazione, anche in assenza del capoparto. Il restante 1-2% è una probabilità da attribuirsi alla volontà della natura che, si sa, segue spesso un binario non parallelo a quello della scienza.

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