giovedì 14 ottobre 2010

Interrogazione sul carcere di Lecce:in servizio solo 8 educatori sui 14 previsti in organico!

Interrogazione a risposta scritta:


ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:

nel corso della visita ispettiva di esponenti radicali, il 19 agosto 2010, nel carcere di Lecce, a fronte di capienza regolamentare di 650 posti e una capienza tollerata di 1.100, si è registrata la presenza di 1.471 detenuti (divenuti nel frattempo 1.485, secondo un comunicato stampa della UIL del 27 agosto);

il carcere di Borgo San Nicola ha così raggiunto il record storico per numero di detenuti e risulta essere il secondo per sovraffollamento in Italia;

in quasi tutte le celle, di circa 10 metri quadrati, originariamente previste per ospitare un solo detenuto, sono allocati letti a castello a tre piani, il che non assicura nemmeno i 3 metri quadrati calpestabili a testa, considerato lo spazio minimo al di sotto del quale si configura un trattamento disumano e degradante secondo la Corte europea per i diritti umani;

le celle non sono provviste di doccia, ed essendo le 28 docce in comune a giudizio degli interroganti non del tutto efficienti, con i piatti delle stesse che hanno perso l'impermeabilità e le conseguenti infiltrazioni tra i vari piani finiscono per interessare il box in uso al personale di sorveglianza ai passeggi;

erano evidenti incrostazioni e un'abbondanza di muffe che richiamano la necessità di interventi urgenti, anche sul piano della salubrità;

nel carcere, dotato di un sistema fognario realizzato a suo tempo per un numero nettamente inferiore di detenuti, continuano a verificarsi problemi di scarico che per evitare rotture all'impianto soprattutto d'estate consigliano la sospensione

forzata di fornitura d'acqua per consentire il rinvaso nelle vasche di raccolta;

nei turni notturni salta, per molte ore, l'energia elettrica e i gruppi elettrogeni interni non sono per nulla sufficienti a sostituire la rete pubblica, lasciando il personale e la popolazione detenuta nel totale buio e isolamento;

è stato segnalato inoltre un generalizzato aggravamento delle condizioni strutturali soprattutto per quanto concerne le infiltrazioni di acque piovane; dalle intercapedini di giuntura tra i prefabbricati e dai tetti, infatti, le copiose infiltrazioni interessano anche i punti di derivazione elettrica tanto da rappresentare concreto pericolo di corto circuito o di folgorazioni;

anche la staticità della struttura, con la molto probabile corrosione del ferro dei solai, è tutta da verificare;

nel reparto ove sono allocati i detenuti «collaboratori di giustizia» non sono presenti servizi igienici destinati al personale che è costretto, suo malgrado, a operare in ambienti poco illuminati e per nulla arieggiati;

le terrazze dei vari padiglioni e le reti di protezione dei passeggi si connotano per l'abbondante spazzatura depositatavi, per lo strato di guano rilasciato dalle varie specie di volatili (piccioni e gabbiani) e dalla presenza di carcasse degli stessi uccelli;

su una pianta organica che prevede 763 agenti di polizia penitenziaria, il 19 agosto 2010 erano 723 quelli che risultavano assegnati e 756 gli agenti effettivamente in servizio di cui però 106 erano assenti per malattia (divenuti 140 al 27 agosto secondo la UIL) e 61 avviati alla commissione medica ospedaliera di Taranto per patologie da stress o ansioso-depressive; delle unità restanti circa 200 erano assenti a vario titolo (ferie comprese); 60 erano i pensionamenti non integrati con l'ultimo concorso che si è svolto nel 2003;

questa disastrosa situazione del personale, secondo la UIL, comporta il dover espletare turni di 8, 9 e anche 10 ore al giorno, senza peraltro poter garantire i livelli minimi di sicurezza previsti;

occorre richiamare anche l'esigenza di adeguare i sistemi di sicurezza e di tutela poiché è stato segnalato come il personale operante negli ambienti detentivi non solo non ha a disposizione box idonei, ma è anche sprovvisto dei previsti sistemi di allarme e antiaggressione;

quanto agli educatori, su 14 persone previste dalla pianta organica, il 19 agosto 2010 vi erano 6 educatori assegnati e 8 effettivamente in servizio, mentre risultavano 6 gli psicologi effettivamente in servizio;

nel carcere di Lecce, dove sono ristretti 242 tossicodipendenti, di cui 62 in terapia metadonica e 18 sieropositivi, 350 affetti da epatite C e 140 con patologie di tipo psichiatrico, si è riscontrata una grave carenza di specialisti presenti solo 2 giorni a settimana per 2 o 3 ore il che comporta la necessità di trasferimenti dei detenuti che hanno bisogno di visite specialistiche dal carcere presso le apposite strutture sanitarie con ulteriore sottrazione di agenti di polizia penitenziaria alle esigenze del penitenziario;

i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria risultavano essere 195, i lavoranti in carcere per conto di imprese e cooperative 20 e i detenuti semiliberi che lavorano alle dipendenze di datori di lavoro esterni solo 16;

si è riscontrata inoltre una forte ritrosia, da parte della procura e della magistratura di sorveglianza leccesi, a concedere le misure alternative al carcere e perfino il beneficio della liberazione anticipata, lo sconto di pena di 45 giorni al semestre che viene normalmente concesso per la buona condotta intramuraria e che a Lecce viene invece riconosciuto solo se nulla osta da parte degli organi di polizia, investigativi e antimafia locali;

in queste condizioni, a giudizio degli interroganti, incivili e illegali della detenzione sotto il profilo amministrativo, della custodia e dell'assistenza sanitaria, da gennaio 2010 si sono verificati due suicidi e ben 11 tentati suicidi sventati in extremis dalla polizia penitenziaria, l'ultimo dei quali nella notte tra il 24 e il 25 agosto 2010, quando un giovane detenuto, a causa delle difficoltà di vedere i suoi due piccoli figli, ha cercato di impiccarsi -:

quali iniziative urgenti intenda assumere rispetto al problema del sovraffollamento del carcere di Lecce per assicurare spazi di detenzione conformi ai criteri minimi fissati dalla Corte europea dei diritti umani e condizioni più civili;

come intenda far fronte all'esiguità dei contingenti di polizia penitenziaria e a un'organizzazione dell'istituto che mostra più di qualche lacuna;

quali misure intenda adottare a fronte di un tasso di assenteismo, anomalo rispetto alla media, che interessa la polizia penitenziaria del carcere di Lecce;

in che tempi e con quali risorse intenda fornire i mezzi per sistemare le aree critiche dell'istituto come descritte in premessa e per adeguare i sistemi di sicurezza e di tutela del personale operante negli ambienti detentivi;

se e come intenda dotare l'istituto di fondi delle mercedi per consentire a un più elevato numero di detenuti almeno la possibilità di lavorare;

quali siano i dati statistici circa l'operatività della magistratura di sorveglianza leccese in materia di applicazione di misure alternative e benefici penitenziari, comparati a quelli di altri tribunali di sorveglianza e in rapporto al numero della popolazione detenuta;

nel caso di evidenti discrepanze statistiche, se e quali iniziative di competenza intenda adottare per incrementare l'operatività della magistratura di sorveglianza leccese;

quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di ricondurre le condizioni di detenzione vigenti all'interno dell'istituto penitenziario di Lecce alla piena conformità al dettato costituzionale e normativo.

(4-08616)
 
 

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