giovedì 3 dicembre 2009

Lettera aperta a Ahmadinejad

LETTERA APERTA A AHMADINEJAD

24 NOVEMBRE 2009

Lettera aperta dell'Assemblea Spirituale Nazionale del Brasile al Sig. Ahmadinejad: E' responsabilità dei governi di difendere gli interessi dei loro cittadini con giustizia e dignità

Signor Presidente,
la vostra visita in Brasile, invitato dal Presidente Lula, provoca una riflessione sulle relazioni tra i due paesi. Brasile e Iran, nello scenario mondiale, sono due paesi emergenti, con enorme influenza geopolitica, e una popolazione segnata dalla diversità.
Niente di più naturale, quindi che, per promuovere questa approssimazione, condividere le buone pratiche e verificare la possibilità di cooperazione.

In nome della somiglianza di cui sopra, chiediamo la vostra attenzione sul punto seguente: considerando che il Brasile ha adottato un modello di convivenza nella diversità, con le politiche volte a intensificare la partecipazione e il rispetto dei diritti umani, in Iran ci sono pratiche sconsiderate di restrizione dei diritti e della persecuzione di minoranze razziali, di sesso, etnia, orientamento sessuale e identità religiosa.

In Iran, i Bahá'í (la più grande minoranza religiosa nel paese) affrontano le gravi conseguenze della discriminazione religiosa, avendo loro negato il permesso di lavorare, come pure l'accesso all'istruzione e alla giustizia. Le loro proprietà e i loro Luoghi Sacri sono stati confiscati e distrutti. Negli ultimi 30 anni, più di 250 baha'i sono stati giustiziati, dal 2005, oltre 200 sono stati imprigionati arbitrariamente con intimidazioni e vessazioni - tutto questo perché non rinnegano la loro fede. I loro 7 leader nazionali sono stati imprigionati arbitrariamente da più di 18 mesi, la loro difesa è costantemente ostacolata.

I media controllati dal Governo offendono i bahá'í con centinaia di articoli, programmi radiofonici e televisivi, messaggi web e volantini con discorsi di odio, promossi dai sacerdoti e funzionari governativi - considerando che ai bahá'í è vietato esercitare il loro diritto alla risposta.

Qui in Brasile, i Bahá'í prendono parte alla costruzione della democrazia e dello sviluppo delle loro comunità - le attività sono riconosciute dal governo brasiliano e dalla società. Qui, possono praticare la loro fede con libertà e sicurezza, in armonia con i principi di unità del genere umano, dell'uguaglianza di razza e di genere, della promozione della pace e del servizio all'umanità.

Com'è possibile giustificare questa differenza di trattamento? Perché i bahá'í, in molte parti del mondo, sono visti come persone di buona volontà, impegnati per il progresso della società, senza alcuna partecipazione alla politica partitica, e in Iran, proprio là dove la loro fede è nata nel 19° secolo, ricevono un trattamento degradante?

È responsabilità dei governi di promuovere il bene comune, di difendere gli interessi dei loro cittadini e di stimolare lo sviluppo umano, con giustizia e dignità.
Ci auguriamo che il dialogo tra i due Presidenti possa stimolare la riflessione sulla necessità di nuove politiche in Iran, che consentono ai seguaci di tutte le religioni, compresi i bahá'í, di contribuire al progresso della loro patria.

http://bahaiviews.posterous.com/on-the-national-spiritual-assembly-of-brazils

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