martedì 14 dicembre 2021

In bilico tra emergenza e ripartenza: il cauto ottimismo degli italiani dopo quasi due anni di pandemia

A distanza di 7 mesi dalla prima rilevazione del 2021, torna Stetoscopio: l'indagine che dal 2011 fotografa il sentire degli italiani.
L'aggiornamento dei dati analizza il "sentiment" della popolazione all'interno del contesto pandemico e integra la ricerca dello scorso aprile con il percepito su uno dei temi attualmente più rilevanti: la sostenibilità e il relativo senso di responsabilità.  

Attraverso Stetoscopio, uno studio nato all'interno della partnership Evolving Partners, l'istituto MPS - Evolving Marketing Research e la società di comunicazione e innovazione NT Next - Evolving Communication fanno il punto della situazione sulle conseguenze della pandemia, cercando di individuare e prevedere come e quanto i nuovi comportamenti degli italiani diventeranno parte di una nuova normalità, con l'obiettivo di delineare nuove rotte strategiche nell'area della comunicazione e del marketing.

Marzo 2020 ha segnato per tutti gli italiani un nuovo inizio: ognuno di noi ha dovuto confrontarsi con un cambiamento della propria quotidianità. Oggi, a quasi due anni di distanza, ci troviamo in bilico tra la fase di emergenza, non ancora superata, e quella di ripartenza.

Rispetto alla prima rilevazione di quest'anno, effettuata lo scorso aprile, emerge un miglioramento del sentiment degli italiani: quasi 8 intervistati su 10 valutano la situazione odierna in chiave positiva (ad aprile erano 7 su 10). Calano le preoccupazioni, anche di tipo economico, e cresce la convinzione che, da questa esperienza, si uscirà fortificati; a conferma del dato si registra un diffuso ottimismo nei confronti del 2022.

Sul piano economico si sta assistendo a piccoli segnali di ripresa che lasciano ben sperare per il 2022, ma che attualmente non sbilanciano gli italiani verso una maggior leggerezza agli acquisti. Molti gli intervistati che anche nello scorso semestre sono stati chiamati a rinunce (94%) e risparmi (57%). Il protrarsi della situazione emergenziale sembra infatti aver impattato in maniera negativa sulla fiducia degli italiani nella capacità di gestione del bilancio familiare. L'indice oggi è pari a 67, un dato in calo, sia rispetto ad aprile (70), sia rispetto ai risultati pre-pandemia (72). 

L'ambito sul quale la pandemia sembra aver avuto maggiormente impatto è quello della digitalizzazione, tendenza che oggi possiamo dire consolidata rispetto alla quotidianità pre-pandemica. 
La pratica degli acquisti online è ormai entrata nelle abitudini degli italiani, soprattutto per alcune categorie merceologiche. Se infatti prima della pandemia meno di 1 Italiano su 5 dichiarava di comprare regolarmente online prodotti culturali (libri, CD, ecc.), tecnologici/informatici e piccoli elettrodomestici, ora questi articoli sono acquistati prevalentemente online da 1 Italiano su 2.

I mesi di didattica a distanza e di smartworking, sempre più apprezzato dai lavoratori (il 63% degli occupati vorrebbe lavorare in modalità agile almeno 1 giorno a settimana), hanno contribuito ad un incremento delle skill digitali degli italiani e a un'evoluzione della sensibilità rispetto alla digitalizzazione, oggi molto più attenta alle tematiche sociali rispetto a quelle tecnologiche.

Oltre alla capacità di risparmiare tempo (38%), tra i principali benefici della vita digitale si registra la maggior possibilità di accesso alle informazioni (32%), che però non sembrano rispondere alle esigenze degli italiani.

Il 41% degli intervistati ritiene infatti il web lo strumento d'informazione meno attendibile (il 36% si scaglia contro i social network e il 5% contro i siti internet d'informazione).
Questa profonda sfiducia coinvolge in realtà anche gli altri canali d'informazione, nessuno dei quali gode realmente del consenso del pubblico. A conferma della tesi un dato altamente significativo: i telegiornali in TV, considerati le fonti più attendibili, sono indicati come tali solo da 1 italiano su 4.

La diffidenza degli italiani non si limita però all'informazione e accomuna anche le istituzioni, la politica e i servizi, disegnando un panorama tutt'altro che roseo. Solo il 22% degli italiani crede infatti che le cose in futuro miglioreranno, una percentuale nettamente inferiore ai pessimisti (50%) e a chi si riconosce invece in una visione più realistica, in bilico tra difficoltà e opportunità (28%).

L'ultima sezione dell'indagine prende in analisi il percepito degli italiani riguardo al tema della sostenibilità, aprendo a spunti di riflessione interessanti. 
Oltre al prevedibile 57% degli intervistati che ha associato il termine "sostenibilità" a temi di natura ecologica, a colpire è il 36% dei rispondenti che ha indicato le declinazioni di tipo sociale (25%) ed economico (11%) come tematiche principali all'interno del dibattito sull'argomento.
Un dato che suggerisce una sorprendente e completa concezione della sostenibilità, intesa come sintesi delle sue tre sfere: ambientale, economica e sociale.

Questa sensibilità è attestata dai comportamenti di acquisto degli italiani, che confermano la sostenibilità come vera e propria leva di mercato: un italiano su 2 la considera un vantaggio decisivo al momento della scelta del prodotto e 1 su 3 che si dichiara addirittura disposto a spendere di più per acquisti che siano realmente sostenibili. Questa incidenza sale ulteriormente nella fascia d'età compresa tra i 18 e i 24 anni, l'ennesima riprova dell'attenzione della Generazione Z nei confronti dell'argomento. 

Queste le principali considerazioni emerse dalla ricerca che, mercoledì 15 dicembre alle ore 17:00, guideranno MPS - Evolving Marketing Research e NT Next - Evolving Communication in una web conference di presentazione e approfondimento. Le due realtà offriranno uno sguardo più completo e analitico dei dati, esponendo la ricerca nella sua interezza e sviscerando gli argomenti di maggior rilevanza strategica, sia nel mondo del marketing sia in quello della comunicazione.


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