lunedì 11 maggio 2020

SILVIA ROMANO. RISCATTO SHABAAB, JIHADISTI RAPITORI DI COOPERANTI PER FONTI DIRE PAGATI 3 MLN: IN MANO GRUPPO ANCHE CUBANI, TEDESCA

SILVIA ROMANO. RISCATTO SHABAAB, JIHADISTI RAPITORI DI COOPERANTI
PER FONTI DIRE PAGATI 3 MLN: IN MANO GRUPPO ANCHE CUBANI, TEDESCA

 
Roma - Per la liberazione di Silvia Romano sarebbe stato pagato un riscatto di tre milioni di dollari: cosi' fonti dell'agenzia Dire a Mogadiscio, che evidenziano come il rilascio della volontaria italiana non sciolga il nodo dei sequestri in Somalia, con ostaggi di diverse nazionalita' tuttora in mano ai ribelli islamisti di Al Shabaab.
Secondo le fonti, "i servizi di intelligence locali ritengono che del rapimento di Romano potrebbero essere responsabili miliziani gia' coinvolti in sequestri di cooperanti e operatori umanitari".
Romano e' stata liberata la settimana scorsa, dopo essere
scomparsa da un villaggio keniano il 20 novembre 2018. Il rilascio e' avvenuto a circa 30 chilometri da Mogadiscio, nei pressi della cittadina di Afgoye.
Le fonti della Dire ricordano che a oggi nelle mani di Al Shabaab, un gruppo affiliato ad Al Qaida che combatte il governo di Mogadiscio con incursioni e attentati, restano due medici cubani, due cittadini keniani, tre marinai iraniani e pure Sonja Nientiet, un'infermiera tedesca che lavorava per il Comitato internazionale della Croce Rossa, scomparsa nel maggio 2018.
Per il rilascio dei dottori cubani, Landy Rodriguez e Assel
Herrera, nel 2019 sarebbe stato chiesto un riscatto di un milione
e mezzo di dollari.
Proprio il rapimento di due cooperanti spagnoli di Medici senza frontiere, nell'ottobre 2011, era stata una delle ragioni addotte dal governo del Kenya quell'anno per avviare un'operazione militare in Somalia.

Al Shabaab si batte contro il governo e la missione di peacekeeping dell'Unione Africana che lo sostiene.
A marzo, in una localita' non precisata del sud della Somalia,
il gruppo ha anche tenuto cinque giorni di seminari con centinaia
di "saggi": in una sala finemente ornata, tra barbe rosse per
l'henne' e copricapi tribali, sono state approvate risoluzioni in
15 punti e pure una fatwa. Il convegno, senza precedenti,
intitolato 'Forum consultivo sulla jihad in Africa orientale', e'
stato occasione per fare il punto sulle "difficolta' dei musulmani sul terreno politico, economico, sanitario e dell'istruzione".
In primo piano la denuncia delle elezioni previste in Somalia a dicembre, le prime a suffragio universale, definite una farsa voluta dai "crociati" stranieri e dal governo "collaborazionista" di Mogadiscio. La fatwa e' diretta contro gli "invasori" dell'Etiopia e del Kenya, parte di una missione di peacekeeping dell'Unione Africana, e pure contro gli americani: quest'anno i raid Usa con droni hanno gia' colpito piu' di 30 volte, causando secondo Amnesty International anche una ventina di vittime civili.
Stando alla ricostruzione della radio somala Garowe, il Forum
e' stata una scommessa propagandistica in un periodo difficile
per i ribelli. Non solo per la perdita di Janaale, una citta'
strategica del Sud, ma anche per gli scontri interni. Ahmed Omar,
il capo di Al-Shabaab, ha espulso due comandanti non in linea
sugli attentati con autobomba a Mogadiscio. Uno degli ultimi
risale a dicembre: oltre 90 morti.


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