sabato 9 novembre 2019

Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?

Quesito dibattuto nella "Berlino della Società  del mercoledì" e nella sua rivista mensile Berlinische Monatsschrift (1783-1796) negli anni di Federico il Grande e non veramente risolto fino ai nostri giorni a causa della visione non unitaria dovuta alle molteplici e diverse esperienze vissute, seppur similari, nell'Io nell' Aufklarun, nella traslazione, nel rischiaramento.
Ecco divenire non universalizzabile l'Illuminismo che è atto individuale, libero, senza guida seppur  universalizzabile il suo pensiero.
"ABBI IL CORAGGIO DI SERVIRTI DEL TUO PROPRIO INTELLETTO!"
Il motto dell'Illuminismo racchiude ciò che Kant intende quando alla domanda: Che cos'è l'Illuminismo?!. egli risponde:
<< ILLUMINISMO E' L'USCITA DELL'UOMO DALLA MINORITA', CHE E' A SE STESSO IMPUTABILE>>
Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza guida di un altro.
 E', ad affermazione di Kant, codardia, un difetto di risoluzione e di coraggio. Non rientrano quindi in quest'esigenza minori e minorati che necessitano di Tutori che talvolta abusano del loro ruolo divenendo cattivi Tutori conservatori dello stato minoritario a garanzia del loro Status.  Rimanere quindi nello stato minoritario è rimanere minori, minorenni inteso dal profilo delle responsabilità, condizione comoda e pigra.
Ne vediamo esempi in vari racconti dove si scorge il peso del ruolo accettato a patto di "esser serviti" (pago - ricevo). Per "NON ESSERE IO"  si diviene quindi scarafaggio (Gregor Samsa), scimmia (nella mimesi – "Una relazione accademica"). In Kafka nel suo racconto inconcluso, il protagonista esce dalla "Tana" ma la contempla come luogo sicuro, la "felicità del nido - prigione", l'abbraccia e protegge l'uscio mimetizzandosi avendo paura di camminare e cadere non contemplando il cadere stesso come normale, essenziale e propedeutico alla successiva deambulazione decisa e ferma. Un esempio ancora risiede nella "Caverna di Platone" come nel naufragio nell'isola deserta di Robinson Crusoe.
Foucault conduce ad un punto di riflessione:  perché non vedere le possibilità e le scelte  che si possono adempiere dopo l'uscita dallo stato di "dipendenza" invece di tremare al pensiero delle difficoltà d'affrontare per uscire dalla "schiavitù"?!. Ovviamente si parla ancora di chi effettivamente può uscire dal bisogno. Una soluzione meno gravosa  da ottemperare nel "passaggio" potrebbe essere secondo Jessica Benjamin non la rottura dei legami ma la loro trasformazione, l'autonomia trasforma la dipendenza.
La morale di cui parla Kant, per finire, è l' aiuto;  quella scevra da ogni interesse e ritenuta fallimentare e da pazzi da Adorno e Horkleiner.
Palermo 09.11.2019
Nel mio diritto all' uso pubblico della ragione.
Lidia Bobbone
www.sferoe.com

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