Secondo gli analisti di Anima Select, con i processi e i dati che continuano a crescere in maniera esponenziale, si passerà dai 20 miliardi di oggetti oggi connessi in rete ai 30 miliardi entro il 2020, in una nuova iperconnettività trasportata dal grande fiume di dati sempre in piena che scorrerà costantemente in ogni momento.
Chi sono oggi realmente I driver della raccolta e diffusione delle notizie? Nella società del calcolo l'informazione è solo quello che si vede? A queste domande complesse anche l'Ordine dei Giornalisti ha deciso di tentare di dare una risposta, avviando un percorso per intervenire direttamente nel processo di elaborazione dei nuovi formati tecnologici.
Il primo appuntamento, dal titolo "Algoritmi in redazione, negoziabilità del codice e autonomia del giornalista", è previsto a Roma, il 12 dicembre 2018 dalle ore 9,30 alle 13,30, presso la Biblioteca Nazionale ed è valido per la formazione dei giornalisti con 6 crediti deontologici (iscrizioni aperte sulla piattaforma Sigef).
Il problema, sottolineano gli analisti di Anima Select, è che non sono solo gli esseri umani ad effettuare accessi ed operazioni: il fenomeno riguarda entità quali macchine, applicazioni, software e device dietro ai quali sempre più spesso si celano degli algoritmi.
«Eppure affidarsi ad un algoritmo è come guidare una macchina senza la garanzia che, sterzando a sinistra, girerà a sinistra. E nonostante ciò oggi -chi più e chi meno- senza accorgercene lo facciamo tutti» sottolinea Giuseppe Gambardella, ideatore e ceo di Anima Select.
L'Internet of Everything è ormai realtà, con oggetti che si rendono riconoscibili ed acquisiscono intelligenza artificiale, sveglie che suonano prima in caso di traffico o scarpe che trasmettono tempi e velocità per gareggiare con altri sportivi dall'altra parte del globo.
E dietro ci sono sempre ed immancabilmente degli algoritmi a governare tutto.
Algoritmi che -con le loro classificazioni e divisioni in classi di prezzo e disponibilità-
stanno disumanizzando la società.
Per quanto riguarda più specificamente le
relazioni umane e quindi anche l'amore,
gli algoritmi utilizzati dalle app non fanno che creare coppie "scoppiate" in partenza. L'ideatore e ceo di
Anima Select ne è profondamente convinto.
E sì, perché
gli esseri umani sono dotati di una «visione» che le macchine non potranno mai avere. Essi hanno un punto di vista unico che nasce dall'interazione con il mondo e con gli altri esseri umani e che può portare a qualcosa di
così straordinario come l'amore, qualcosa che una macchina non potrà mai apprendere e capire.
«Quella dei match determinati dai computer può essere al massimo un'illusione, come i disegni generati da algoritmi frattali, che solo al profano possono sembrare arte autentica. Ma è solo a partire da un percorso di crescita personale che si può arrivare a conquistare tutto ciò che si vuole, non solo un uomo o una donna -a seconda dei casi- ma anche successo, wellness finanziario e tutto il resto» assicura
Giuseppe Gambardella.
Non è quindi un algoritmo il cupido del futuro, non è una macchina e non è neanche una persona qualunque. È un esperto formato nelle
«discipline analogiche» create dal celebre psicologo
Stefano Benemeglio, che mette il suo talento a disposizione di chi vuole raggiungere il benessere e la felicità emotiva. Così funzionano gli abbinamenti emotivi di
Anima Select.
Anima Select rilancia così un
nuovo umanesimo che mette al centro la persona e non solo nell'ambito dell'amore, ma in tutti i campi: a cominciare dal
benessere personale fino al
mondo del lavoro.
Senza l'aiuto delle discipline analogiche benemegliane non tutte le coppie sono destinate a durare. Spesso c'è attrazione fisica o si sta bene insieme, ma alla fine la coppia scoppia:
senza affinità analogica nel 98% dei casi l'attrazione finisce entro i primi 18 mesi. Questa è la vera rivoluzione che
Anima Select sta portando al mondo delle relazioni.
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