martedì 16 gennaio 2018

La battaglia ad oltranza a difesa dei cd. “avvocati esodati”: intervista all’avv. Eugenio Gargiulo.

Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

La battaglia ad oltranza a difesa dei cd. “avvocati esodati”: intervista all’avv. Eugenio Gargiulo.

E’ stato recentemente proclamato dall’autorevole “Google Zeitgeist” (una delle Bibbie del web) l’avvocato italiano “più cliccato sul web” per l’anno 2017; laureatosi a soli 22 anni con il massimo dei voti, ed abilitatosi alla professione di legale a 25 anni ( tra i primi dieci più giovani avvocati in Italia) , è lui l’avv. Eugenio Gargiulo, 47 anni di Foggia, con il quale intendiamo fare il punto dell’attuale situazione dell’avvocatura italiana.

Avvocato Gargiulo , ci può dire quali sono per lei le cause principali della crisi in cui si dibatte in questi ultimi anni l’avvocatura italiana?

“Sono sicuramente da rintracciarsi nell’elevato numero di avvocati presenti sul territorio italiano, un fenomeno questo che ha come effetto collaterale quello di creare difficoltà economiche che i professionisti si trovano ad affrontare, vittime di una spietata concorrenza . Basti pensare che i legali italiani sono 269 ogni 100mila abitanti, una cifra superata in Europa solo dalla Spagna (277). In Germania, invece, gli avvocati ogni 100mila abitanti sono 191, in Francia invece 84! La conseguenza inevitabile è che in Italia ci sono troppi professionisti forensi in molti casi sottopagati perchè l'offerta supera di gran lunga la domanda"

Avvocato, ci può sinteticamente spiegare cos’è la cd. legge “taglia-avvocati”, varata dal governo Monti, e recentemente entrata in vigore?

Si tratta della legge 247/12, entrata in vigore però solo da circa due anni , grazie al regolamento di attuazione varato dal governo Renzi nell’agosto 2014 ,che ha rappresentato una vera iattura per circa 30.000 avvocati italiani, in quanto ha imposto tutta una serie di regole capestro basate fondamentalmente su criteri economici. Difatti, in forza di questa nuova legge di riforma della professione forense, ad ogni avvocato è stato imposto, a pena di cancellazione dall’albo, l’obbligo di pagare degli onerosi contributi annuali alla Cassa Forense, di adempiere al pagamento delle quote di iscrizione al Consiglio dell’Ordine, e di stipulare obbligatoriamente una polizza assicurativa a copertura della responsabilità civile per l’esercizio della professione. Tutto questo a prescindere da quello che possa essere il reddito mensile ed annuale effettivo percepito dal singolo avvocato”.

Quali conseguenze negative ha prodotto la suddetta legge sull’avvocatura italiana?

“Obbligando gli avvocati con reddito basso, e quindi impossibilitati a far fronte a tutti i nuovi oneri economici imposti dalla legge di riforma, a scegliere tra la cancellazione dall’albo o il pagamento di quanto richiesto, ha di fatto compiuto, in due anni dalla sua entrata in vigore, una vera e propria “mattanza” di circa 30.000 avvocati italiani , costretti a chiedere forzatamente la cancellazione dai rispettivi albi di appartenenza per una esclusiva motivazione economica! Naturalmente , ad essere maggiormente penalizzati da tale situazione sono stati soprattutto gli avvocati più giovani e quelli recentemente abilitatisi, in quanto fisiologicamente e comprensibilmente aventi un reddito basso poiché ancora con una scarsa clientela affezionata”.

Cosa pensa lei, avv. Gargiulo, della suddetta legge di riforma della professione forense ?

“ Come leader nazionale del movimento dei cd. avvocati esodati , ovvero quegli oltre 30.000 avvocati costretti alla cancellazione forzata dagli albi, mi sto battendo da tempo affinchè la Corte Costituzionale ravvisi , per l’appunto , dei profili indiscutibili di incostituzionalità nella l. 247/12.

Nello specifico, come riconosciuto ultimamente anche dal Tar Lazio- in una sua sentenza di giugno 2016- nell’obbligo di iscrizione automatico alla Cassa per tutti gli avvocati iscritti all’albo, con consequenziale obbligo di pagamento degli onerosi contributi previdenziali, pena la cancellazione dall’Ordine, è ravvisabile una palese violazione del principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini, nonché una negazione giuridica dell’art. 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che vietano qualsiasi forma di discriminazione professionale fondata esclusivamente sul patrimonio e sul fattore economico”.

“In definitiva, ed in sintesi, non è legittima una norma che imponga il pagamento di un contributo previdenziale minimo obbligatorio a prescindere dall’età, dagli anni di iscrizione e , soprattutto, dal reddito prodotto annualmente dal libero professionista quale è l’ avvocato!”

Foggia, 16 gennaio 2018                               avv. Eugenio Gargiulo

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