mercoledì 24 agosto 2016

Confessioni di un POVERO scrittore SENTIMENTALE

Se ho atteso 47 anni – dichiara l'autore Andrea Brusa - per essere il povero che sono e per condurre una vita al limite della sopravvivenza nonostante al pubblico appaia ben altro ... non me ne vergogno e se qualcuno è depresso cerco di capirlo. Non sono poi così orgoglioso come si possa pensare dei miei "successi". Pur di avere mia moglie al mio fianco rinuncerei a tutto all'istante. Povero per amore, ora sogno la mia famiglia.

È necessario lasciare per cominciare, vendere per trovare, abbandonare per ricevere, rinunciare per riavere. E lo stesso autore della LA VIA DEI MIRACOLI e dello spettacolo MON COEUR attualmente in TOURNE' annuncia la necessità di perdere ma non per avere ma per seguire. Perdere i beni significa perdere certezze, sicurezze, garanzie, e allora perdere vuol dire perdersi. "Per seguire bisogna perdersi", perché solo quando si è persi si è disposti a seguire. "Mi sono perso guardando un uccello volare in alto, lontano, al limite del visibile – dice l'autore - Ero lì con lui, lo seguivo. Seguendolo ho perso la mia condizione per un po'; il cielo cambiava colore verso l'arancione della sera estiva e io non mi ricordavo nemmeno più i miei problemi. Senza farmi domande sul come o dove stesse andando, mi ero perso. Non è facile da spiegare come condizione, ma quando mi sono 'svegliato' ho cominciato a ragionare sul fatto che per seguire bisogna perdersi. Ebbene sì, sono povero e conduco al di là della mia vita pubblica un'esistenza allo sbando. Tuttavia sostengo che non si debba regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede".

E così, ora, Andrea Brusa vive di espedienti avendo rinunciato per amore della sua donna ai proventi degli spettacoli e alle royalties sulle vendite dei sui libri ormai presenti capillarmente in tutta Italia e non solo, suscitando le polemiche di chi lo conosce personalmente. "Io non posso fare altro, purtroppo la mia vita è questa adesso – risponde lui – Loro devono soltanto stare zitti un attimino perché io non sporco, non faccio rumori, non faccio niente, se non scrivere per mia moglie e dedicare a lei ogni battito del mio cuore nonché ogni mio 'spettacolo'.

Ma vuoi mettere un uomo che dice che la sua donna è l'unica sua ragione di vita? Che l'ama così follemente da rinunciare a tutto? Eppure la moglie sembra non sapere niente di tutto ciò. Quello che vi posso dire essendone stato testimone è che vivere la carità, vivere l'amore autentico verso il prossimo scomoda. Svuotare l'armadio nel cambio stagione nel cassone della Caritas non è scomodarsi più di tanto, c'è il solo disturbo di arrivare al centro raccolta rifiuti. Dare un'offerta, se ci priva di un poco di superfluo, non è scomodarsi. Quando per aiutare un altro devi togliere a te qualcosa di utile o necessario lì si vede se lo ami davvero. Lì si vede se siamo persone che vivono la carità o filantropi. Far fronte alla povertà nel quotidiano non è cosa facile e non favorisce un'esistenza positiva e spensierata, ma questo non significa che bisogna lasciare che le proprie condizioni materiali ci rendano prigionieri dell'amarezza. Si può essere molto felici, con pochi soldi. Si può uscire dalla mentalità consumista e trovare gioia e soddisfazioni al di là del portafoglio. Spero quindi che tutte le persone che si trovano in ristrettezze economiche non si lascino corrodere dalle difficoltà e dallo sguardo che la società spesso porta alla povertà. Dimentichiamo gli sbocciatori di champagne del venerdì sera e concentriamoci su quanta bellezza possiamo trovare e possiamo creare nel mondo, gratis. Da un uomo come lo scrittore piemontese c'è davvero tanto da imparare.Peccato che sua moglie non ne sia orgogliosa.

CARMINE SALLUSTIO 

Editorialista

 

 

 

 

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