martedì 19 luglio 2016

Andrea Brusa ed il mestiere dello scrittore. Dialogo con l'autore. "La mia famiglia ha la precedenza su tutto"

"I libri che amo sono i libri estenuati di prostrazione e di gioia, scritture rese stupide dalla loro intelligenza brutale, libri malati di salute che reinventano ogni volta un nuovo genere di lettore. Manca il termine per definirli. Si può a malapena tentare un elenco: tutto Rilke, tutto Pascal, tutto Dostoevskij. E così via. Questi libri sono scritti con la parte sommersa dello spirito, là dove tocca le acque oscure dell'inconscio, nelle profondità del profondo ... (....).... Questi libri partecipano dell'idiota e del divino: non si può raggiungere questa luce del profondo senza attraversarne la propria stupidità, con il rischio di riportarne un poco in superficie, come alghe impigliate nelle reti dei pescatori. È un grande rischio o è sforzo di apparire sempre intelligente; uno sforzo sterile e, contemporaneamente, un esempio di stupidità'. La scrittura è una zingara che si accampa a casa mia a intervalli irregolari, che parte senza preavvertirmi. È suo diritto lasciarmi senza spiegazioni, è un diritto elementare di coloro che amo. A quelli che amo chiedo solo di sentirsi liberi da me e di non rendermi mai conto di ciò che fanno o non fanno. L'amore funziona solo con la libertà. La libertà funziona solo con l'amore". Lamore e' la chiave di tutto.  Non so se sia colpa dell'estate, degli ormoni un po' in subbuglio con il cambio di stagione, ma io in questo periodo ho lo stomaco aggrovigliato, i pensieri incasinati ed un tasso di nostalgia alle stelle. E in questo periodo, complice un'estate che mi mette sempre un po' d'ansia - non tanto per la prova costume ormai un miraggio - non riesco a progettare un nuovo viaggio, a pensare ad una nuova meta, o meglio a pensare ad un luogo perché in testa ho solo i ricordi così vivi della Val D'Orcia in cui ci sono stato in viaggio di nozze con la mia amata moglie Chiara. Che lo so che è solo un luogo in Toscana, cioè non è mica un viaggione intorno al mondo quello che ho fatto, ma questa volta mi sento più nostalgico che mai. Ho nostalgia di quei tramonti, di quel mare, delle lunghe spiagge, delle strade a tratti deserte, e di quel cielo! Ed è proprio quel cielo immenso, sterminato, quel blu così acceso che mi manca. E mi mancano le emozioni che ho provato, quella sensazione di libertà e di leggerezza che qui spesso fatico a trovare. Lassù, infatti, il vento è una specie di respiro misterioso del pianeta. Vi soffia la brezza che la mattina corre in direzione del mare e che a sera ritorna, più calda, verso terra. Da quell'oasi che si apre accogliente al mio esodo, intuisco l'ozio dei vegliardi, ascolto l'ascesa del fragore sordo e chioccio degli uccelli verso il canto, il silenzio, il grido di felicità che colma il giorno, l'operosità della valle che rimbalza e si risponde in opere artigiane, in mugli di motori spinti al solco delle arature. Amo la mia famiglia, ti adoro moglie mia, tesoro... ed adoro nostra figlia. So quanto le piace sentirselo dire – ma non lo scrivo solo per questo: lo faccio perché scriverlo mi scalda il cuore. Ma adesso, mia cara moglie, so di dover fare quello che ho sempre rinviato e che ho fatto così spesso in passato. Voglio dirti che ti amo. Che voglio amarti. Che ti amerò sempre. Faccio fatica a capire cosa significhi amarti ora che te ne sei andata, ma ho ancora voglia di darti conforto e prendermi cura di te, e così come voglio che tu mi ami e ti curi di me. Voglio affrontare i problemi con te, voglio fare piccoli progetti con te. So che mi darai dello sciocco, che vuoi vedermi pienamente felice e non desideri essere un ostacolo per me. Scommetto che sarai sorpresa di sapere che dopo due anni non vivo che per te. Ma non puoi farci niente, cara, e nemmeno io. Ci sei solo tu, per me. Tu sei reale. Mia cara moglie, ti adoro. Amo mia moglie e mia figlia... amo la mia famiglia che ha la precedenza su tutto!

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