Può l' accordo commerciale che creerà la più grande area di libero scambio del mondo (TTIP) distruggere regole, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione della merce, norme sulle sostanze chimiche tossiche, leggi sanitarie, prezzi dei farmaci, libertà di Internet e la privacy dei consumatori, l'energia, i brevetti e copyright e gli albi professionali? E se sì è possibile mai che le multinazionali abbiano tanto potere?
La risposta in entrambi i casi è sì, altrimenti i negoziati per l'approvazione dell'Accordo di libero scambio Ue – Usa (Ttip: "Transatlantic Trade and Investment Partnership" – trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti) non si sarebbero tenuti per molto tempo a porte chiuse, i documenti segreti e soprattutto l'esito non sarebbe quello che vediamo abbozzato in qualche documento che comincia a circolare.
Il fatto è che in nome della soluzione della crisi economica imperante vorrebbero venderci l'idea che il trattato, che coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d'America e le 28 nazioni dell'Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini, 45% del PIL mondiale, creerà nuovi posti di lavoro e crescita economica, grazie all'incremento degli scambi commerciali e degli investimenti fra le due aree.
La realtà è ben altra. In primo luogo il trattato impone l'abbattimento delle barriere non tariffarie, il che significa in termini giuridici, le normative vigenti in Europa a salvaguardia dell'ambiente, della salute e del cibo. Ma quale benessere potrebbe mai derivare ai cittadini europei dall'eliminazione degli standard di sicurezza e di controllo dei prodotti e beni in circolazione? Il Principio di precauzione, di tracciabilità e l'etichettatura dei prodotti sarebbero sacrificati a favore di una maggiore ricchezza dei paesi stipulanti l'accordo. Peccato …che la ricchezza e il benessere di uno Stato sono strettamente coincidenti e che non esiste ricchezza senza benessere dei cittadini che ne fanno parte.
Il "Made in Italy" così rischia di saltare definitivamente con buona pace di tutti, senza parlare del mostro giuridico partorito dal trattato in discussione, ove prevede l' "investor-state dispute settlement"(soluzione delle controversie Stati/ multinazionali). affidata a collegi arbitrali, che aumenterà il potere di ricatto delle multinazionali nei confronti degli Stati, permettendo alle stesse di citare in causa quei governi le cui normative e/o politiche economiche avessero l'effetto di compromettere i loro profitti con una evidente ulteriore castrazione del principio di responsabilità sociale dell'impresa emerso e condiviso nelle collettività moderne ed evolute.
Giacché tutto ciò che riguarda il commercio estero è delegato alla Commissione Europea sarebbe il caso di capire meglio ed in dettaglio quello che ai piani alti stanno decidendo per noi non bastando ancora la dichiarazione del 6 gennaio di Daniel Rosario, portavoce della Commissione Ue: "Non concorderemo con gli Usa di ridurre la protezione delle nostre indicazioni geografiche…L'Ue – aggiunge – ha chiarito alla controparte che la protezione delle indicazioni geografiche è la nostra principale priorità. Le discussioni in corso sul Ttip con gli Stati Uniti riguardano la protezione della proprietà intellettuale, incluse le indicazioni geografiche negli Stati Uniti e non cambiare o abbassare gli standard qualitativi sul cibo in Europa" (fonte ANSA).
Il TTIP può essere una reale opportunità solo se ci si posiziona con standard rivolti verso l'alto e non verso il basso come al momento è.
Sara dell'Ariccia – Consorzio SAVE ITALY – VITALE & Partners
Nessun commento:
Posta un commento