Per "FEMMINILE, plurale"Rassegna in tre atti a cura di Alessandra RedaelliBiffi Arte presentaNONSONOMAISTATAUNABAMBINAUna performance sull'infanzia abusata e maleamatadi Giovanna Lacedra,con Massimo FestiSabato 18 ottobre - Palazzo Pirola - Piazza della Repubblica 1 - Gorgonzola (MI)Maschera e progetto fotografico: Massimo Festi
Progetto performativo e testi: Giovanna Lacedra" Nascondi ciò che sono
e aiutami a trovare la maschera più adatta
alle mie intenzioni"
[William Shakespeare]Sabato 18 ottobre ore 19,00Palazzo Pirola - Piazza della Repubblica 1- Gorgonzola (MI)Sabato 22 Novembre ore 19,00Galleria Biffi ArteP.zza Sant'Antonino - Via Chiapponi 39 - 29121 Piacenzaapertura: da martedì a domenica 11,00 – 19,00Info: tel 0523.1720408La bambina è immobile. Ferma nel suo cerchio magico.
Non guarda, non sente. Si è chiusa, come una noce.
A passo lento le si avvicina una donna. Tacchi a spillo e una maschera di cieli ricamati sul viso. Reca in mano una pagnotta sventrata. Si china davanti alla bambina e la posa ai suoi piedi, fingendo pane a quella fame lontana che meritava invece null'altro che amore.
La donna si posiziona nel cerchio magico attiguo al suo. Le si affianca, dritta e ferma, le braccia lungo i fianchi. La guarda, cerca i suoi occhi. Ma la bambina non li ha più. Dormono vuoti, dietro la prigione delle sue mani. Non vuole sapere quale donna diventerà. Non crede più allo sguardo buono e amorevole dell'altro. I grandi sono subdoli. I grandi non ti accolgono. I grandi hanno paura di essere grandi. Per questo ti distruggono.
La donna vorrebbe conoscere la bambina che è stata. Ma questa è marmorea e distante. Abbassa allora lo sguardo… e si accorge di un album da disegno lasciato sul pavimento. La storia vera comincia da lì. Da un'immagine disegnata e poi cancellata. Da una verità inascoltata. Quella di una madre, di un padre, di un sole, di una bambina. E di un vuoto improvviso. La donna lo guarda. Ma non vede né sole né padre. Soltanto solchi. Soltanto segni come graffi, rabbiosi e incisivi, a raschiare la piaga più vera.
E tutto è fissità.
La donna, nel suo cerchio ieratica, lo sguardo verso il basso, commosso sul disegno.
La bambina, nel suo cerchio ieratica, lo sguardo sottratto al mondo e al suo pane vuoto.
Quando dal bosco delle ombre giunge a interporsi fra loro LA PAURA.
NONSONOMAISTATAUNABAMBINA è un discorso performativo sull'infanzia abusata.
Perché infanzia non è semplicemente un'età anagrafica. È un paesaggio interiore. È fede. Innocenza. Stupore. Fame d'amore. Bisogno di protezione e rassicurazione. Fiducia nell'adulto. Magia delle cose. Sapore della vita. Luce. Emozione. Sorriso. L'infanzia abusata è la negazione di tutto questo. E i modi per violare l'innocenza, per fare in modo che un bambino smetta di essere tale, sono innumerevoli.
Io non sono mai stata una bambina.
A scuola dicevano che ero pigra e distratta, ma quando mi domandavano se avevo capito riportavo una descrizione cavillosa delle nozioni appena ascoltate. Non ero necessariamente distratta. Né ero meno intelligente degli altri. Semplicemente, mi sentivo distante. Semplicemente, ero andata a vivere su un'altra stella, oltre la mia maschera. Avevo cercato un luogo dove potermi inventare la vita. Smettendo di essere la bambina-soprammobile, silente, matura e indisturbante che faceva così comodo a tutti.
"Sembra molto più adulta rispetto all'età che ha…"
No.
Io non ero matura, io non ero cresciuta. E soprattutto, non ero adulta.
Io volevo soltanto essere una bambina.
Ma non c'è stato tempo.
(Giovanna Lacedra | Nonsonomaistataunabambina)
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