mercoledì 17 settembre 2014

LUCIANO LONGO: IN MOSTRA A “SPOLETO INCONTRA VENEZIA”

Grande fermento mediatico sta suscitando l'imminente inizio di "Spoleto incontra Venezia", evento curato dal Professor Vittorio Sgarbi, che si svolgerà dal 28 settembre al 24 ottobre 2014 nella splendida Venezia, tra le possenti mura di Palazzo Falier, nobile edificio secolare costruito sulle sponde del Canal Grande. La direzione organizzativa è del manager produttore Salvo Nugnes. Si annunciano nomi di fama internazionale in mostra tra cui Dario Fo, Eugenio Carmi, Pier Paolo Pasolini, José Dalì. Il pittore Luciano Longo è stato selezionato nell'elenco prestigioso dei partecipanti.

 

L'arte monologica di Longo è seriamente impegnata nella ricerca di una verità di un livello più alto: si chiude in nature morte, ma è grazie a questo, che dialoga con l'assoluto, che si rinnova continuamente trovando in questo anche la transitorietà dell'essere. I dipinti sono collegati geneticamente uno con l'altro. Il tema della natura morta di tempo in tempo viene ripreso e rielaborato. La ripetizione richiama quella disponibilità, quell'abilità e quella conoscenza del mestiere nel quale l'autore è capace di dire nuovamente ciò che in un altro momento aveva già detto in modo differente.

 

Sulle immagini di Longo tutto risulta in vita, rivitalizzato, ma comunque effimero, plastico e statico. Le forme, i disegni seguono il paradigma delle nature morte dei Paesi Bassi nel Seicento: danno la sensazione delle tre dimensioni. Le ombre e i riferimenti all'architettura classica rinforzano la sensazione di vedere una carta geografica.

 

Di lui hanno scritto "Nessuno degli oggetti è presente nei quadri per lo scopo dell'utilizzo oppure come il risultato di esso, ma solo per gli occhi attenti. La nostra vista viene soddisfatta, perché ciò che ci appare è solo cibo per lo sguardo. Ma non soltanto per gli occhi, in quanto i registri dell'anima e dello spirito si riempiono di una particolare essenza, che supera l'umano. Così non sono gli occhi, che definiscono la vista, ma lo fa l'offuscamento e lo schiarimento dell'esistenza stessa. Gli oggetti salutano l'essere transitorio delle cose terrene presentandosi in una realizzazione inebriata, in una maturità inasprita. I temi sono silenziosi, contenuti".
 
Valentina Rossi

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