lunedì 28 aprile 2014

Sburocratizzazione e contributo dei privati. La ricetta di Confcultura









Sburocratizzazione e contributo dei privati. La ricetta di Confcultura

ROMA, 28 aprile 2014 - «Sburocratizzazione e contributo dei privati». E' questa in sintesi la ricetta che Patrizia Asproni, presidente di Confcultura, spiega in un editoriale pubblicato su artemagazine.it.
"E' necessario - scrive Asproni - fare il punto sulle 'questioni aperte' in tema di cultura, patrimonio e turismo in Italia".
"Se il turismo è opportunamente tornato a pieno titolo tra le competenze espresse, - continua la presidente di Confcultura - c'è un altro passaggio da fare, trasformando il "Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo" in " Ministero della Cultura e del Turismo".

Si tratta - per Asproni - di un passaggio concettuale che introduce nella responsabilità del ministero, accanto alla tutela e la conservazione del patrimonio – anche immateriale – la sua valorizzazione." In sostanza, continua Asproni: "Il MiBACT deve mutare il suo ruolo da "gestore diretto" a "controllore intelligente".

Per Asproni, "il Ministero ha bisogno di essere profondamente riformato nella direzione di una completa sburocratizzazione. Delle strutture e dei processi. Esperienze a vocazione centralistica come quelle di società in house hanno mostrato inefficacia e inefficienze non più sostenibili, mentre è necessario che le istituzioni culturali territoriali – musei in primis – possano muoversi con maggiore autonomia, sperimentando una maggiore integrazione con il territorio".
E infine, come puntualizza Asproni, è di fondamentale importanza il dialogo tra pubblico e privato, affrontato anche dal Ministro Franceschini, con un riferimento particolare al tema del mecenatismo. "Dialogo con i privati - continua Asproni - che va sdoganato non solo nella logica del reperimento delle risorse economiche, ma piuttosto dell'investimento territoriale condiviso".
Insomma secondo la presidente, "con un Ministero vigile ma più libero, l'apertura al contributo dei privati non corrisponderebbe, come molti temono, ad una sorta di selvaggia deregulation, ma potrebbe invece rappresentare un volano per la creazione di plusvalore occupazionale, innovazione e crescita economica e sociale a base culturale".
Ma non è tutto. Asproni pone l'attenzione sul lato 'utente', ovvero il pubblico quale fruitore culturale: "Se dobbiamo pensare ai luoghi della nostra cultura come hubs che interagiscono col territorio e con la cittadinanza, è necessario tirarli fuori dalla gabbia degli orari e dei biglietti e procedere a liberalizzarli, per poter adattare il loro funzionamento alla domanda effettiva. E dove possibile, - conclude la presidente -portare i musei fuori da se stessi, investendo di arte le città in modo innovativo, intelligente e partecipativo".


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