domenica 24 novembre 2013

un libro sulla prima vittima di femminicidio riconosciuta dallo Stato italiano : DOMANI IN LIBRERIA "Santa che voleva solo vivere" e che invece nel 1991 morì

Domani, Lunedì 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, esce in libreria "Santa che voleva vivere" di Alfredo Traversa, noto autore di pieces teatrali, ultima delle quali "Il silenzio della clausura" presentato in anteprima al carcere della Giudecca di Venezia la scorsa primavera.

 

Il 15 marzo 1991 a Palo del Colle in provincia di Bari moriva – a soli 23 anni - Santa Scorese, prima vittima di femminicidio riconosciuta dallo Stato italiano in anni in cui lo stalking era un reato senza denominazione e soprattutto senza codifica giudiziaria. A Santa, già Serva di Dio ed il cui diario ha dato vita alla causa di beatificazione in corso, il comune di Bari ha dedicato una strada. Alfredo Traversa con la sua opera ne ripercorre la vita.

 

 

 

 

Santa che voleva solo vivere
di Alfredo Traversa

Non scriverà molto Santa su questa infame persecuzione di un uomo che voleva farsi prete, che si dichiarava figlio di Dio, che perseguitava una credente: "Bella come la Madonna" la chiamerà. […] Non ci sarà molto tempo per rendersi conto di quello che sta accadendo, appena tre ore, e metà del corpo svuotato da due litri e mezzo di sangue.

«Morire perché si ama Dio, che contraddizione enorme». Ma questo è quanto accaduto a Santa Scorese il 15 marzo 1991. 23 anni appena, eppure già vittima delle attenzioni moleste di un uomo più grande che neanche conosceva. E, a rendere unica e speciale la sua storia, c'è un diario a cui Santa confida il suo amore ardente per Dio e la sua scelta di servirlo tra gli uomini facendosi suora.
Alfredo Traversa incrocia la vicenda di questa speciale ragazza pugliese, di Palo del Colle, e la racconta nelle pagine della novità delle edizioni la meridiana: Santa che voleva solo vivere (collana passaggi, pp. 48, Euro 10,00).
È una vicenda particolare quella di Santa, prima vittima di femminicidio riconosciuta dallo Stato italiano in anni in cui lo stalking era un reato senza denominazione e soprattutto senza codifica giudiziaria. È una vicenda ricca di dettagli e retroscena in cui la storia di persecuzione, a cui Santa fa fronte indifesa per tre anni, si intreccia con la crescita della sua spiritualità, del suo servizio in parrocchia, l'avvicinamento al movimento dei Focolarini, all'amore totale per Dio.
Santa non conosce Giuseppe, il suo persecutore, il quarantenne che le invia lettere, le telefona, la intercetta in qualsiasi parte d'Italia vada, la segue, tenta di abusare di lei, giunge a minacciare 'di farla secca'. Piero, il papà di Santa, poliziotto presso la Questura di Bari, si mobilita per ottenere protezione per la figlia. Ma invano: non ottiene neppure di farlo curare per la schizofrenia di cui è affetto. Santa, allora, è costretta a girare scortata: la mamma all'università, gli amici la sera negli spostamenti di paese. Tranne quella piovosa sera del 15 marzo 1991.
Tredici coltellate inflitte nel portone di casa, dove quell'uomo la attendeva. Una corsa disperata in ospedale non riuscirà a salvarle la vita. Una tragica vicenda resa ancora più dolorosa dalle lettere successive dell'assassino indirizzate alla famiglia Scorese, in cui asserisce di poterla riportare in vita con un procedimento d'ingegneria genetica da lui ideato. C'è anche una lettera indirizzata al giornalista Umberto Galimberti in cui si firma come Santa Scorese e racconta quella vicenda cinque anni dopo l'omicidio («Però mi è costato caro, infatti adesso mi trovo in una tomba ridotta al mio solo dna», scrive). Sfregi ulteriori alla memoria di una santa ragazza che ha raccontato le sofferenze, e anche le incomprensioni, nel diario che ha dato vita al causa di beatificazione in corso (Santa Scorese è già Serva di Dio).
Una giovane vita spezzata dall'odio mascherato da amore, martire della dignità della donna, santa fino al sacrificio della vita. "Santa Scorese, vittima del femminicidio": così la ricorda il Comune di Bari intitolandole una via, fatto rarissimo, se non unico, in Italia. Sepolta col il suo vestito rosso acquistato per sostenere l'esame universitario, ha precorso i tempi, inconsapevole, per sensibilizzare al problema dello stalking. Rosso come la passione morbosa di cui è stata vittima. Rosso come il sangue versato. Rosso come la vita.

Alfredo Traversa, regista e attore, dopo l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "S. D'Amico" fonda la Quarta Espressione con Daniela Ardini mettendo in scena opere contemporanee. Ha dapprima lavorato per le sedi Rai di Bari, Roma e Napoli, poi in teatro. Elabora progetti di teatro civile coinvolgendo, primo in Italia, gli extracomunitari e i rifugiati, collaborando con il Ministero dello Spettacolo, il Comune e l'Università di Siena per uno spettacolo su Dante Alighieri in lingue diverse. Significativa è l'attività per il recupero di spazi altri per il teatro, e l'attività filmica, che lo porta ad occuparsi di P.P. Pasolini e W. Chiari. In Puglia inventa il Teatro di Fantiano e fonda il Teatro della Fede. 

 

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