E' evidente che colgo in questo articolo, di cui condivido buona parte, la realta' di una serie di problemi, di lunga data, che hanno la caratteristica della difficile soluzione. In tutti questi anni di slogan, frasi pietistiche, campagne e quanto necessario a risaltare il problema, c'e' stata un elemento che ha accompagnato il percorso e che e' sempre apparso come la madre sfruttatrice del problema: "il business dei canili", chiaramente slogan indirizzato ai privati. Ebbene, in questo articolo ci sono passaggi che colgono, ed aggiungo, centrano il problema e le relative rilevanti responsabilita', anche se facendo apparire la vera fonte marginale nel sistema.
"Qualcuno di volontariato "ci campa"". Ed il business esentasse si allarga con canili, agenzie di comunicazione, uffici legali, ambulatori, staffette, donazioni, eredita', ( aggiungerei parti civili opportunistiche )ecc… E' tutto qui. Un mercato il cui valore supera i 500.000.000,00 di euro annui (2.000.000.000,00 di euro di filiera) che e' per il 75% nelle mani di associazioni. Piu' che di "Business dei canili" lo chiamerei "Associazioni animaliste SPA".
Concordo sul volontariato benemerito, che ritengo indispensabile, da lodare e soprattutto da valorizzare, in quanto troppo offuscato da bandiere ed etichette che altro non fanno che rastrellare fondi per bilanci milionari permettendosi di spendere centinaia di migliaia di euro sotto le voci "campagne istituzionali" o "promozione dell'associazione".
Mentre piu' risorse nelle mani dei veri volontari farebbero seri risultati, la potenza mediatica, politica ed economica di chi ha acquisito questo mercato, tentando anche di monopolizzarlo, e' riconoscibile dal fatto che i maggiori "lagher" italiani sono gestiti da associazioni animaliste travestite, eppure, la repressione organizzata e' indirizzata su altri.
Campagne "svuota canili" dove poi si scopre che le destinazioni dei cani siano canili gestiti da chi ne predica lo svuotamento. Da una nostra verifica abbiamo constatato che i prezzi, passata la fase cosiddetta mediatica e finalizzata all'occupazione del territorio, lievitino, sotto una serie di voci nascoste qua e la' nelle delibere, incredibilmente. Risultato finale: nessun risparmio per i Comuni che, pur di sottrarsi ad una pressione continua da parte delle associazioni travestite, cedono e molte volte si chinano ad affidare loro canili e servizi. Dove e' finito il principio del volontariato quando le associazioni vivono e navigano nel mondo delle gare di appalto per centinaia di migliaia di euro?
Leggevo in questi giorni un articolo di Francesco Parmiciano, Segretario di FederFauna Campania, che riflettendo su questa realta' del settore si poneva una domanda e si dava anche una sensata risposta: ''Ma quale impresa? Con gli animali meglio una bella Onlus!''. Cosa che da qualche anno e' serio oggetto di valutazione anche nella nostra associazione . Elencava una serie di vantaggi difficilmente opinabili e che si acquisivano per il solo fatto che ci fosse il marchio "associazione animalista": un nome una garanzia.
D'altronde, chi vive il settore sa benissimo e non puo' negare che gia' dai controlli effettuati nelle strutture dalle Autorita' preposte l'approccio cambia come per incanto, mostrandosi tra strutture private e quelle gestite dalle associazioni, rispettivamente, pieno di pregiudizi per i primi, disponibile ad illimitate comprensioni e concessioni per gli altri.
Ritengo il sistema messo in campo da questo settore "travestito" in ordine all'acquisizione dei servizi di gestione dagli enti pubblici mediante affidamenti e gare di appalto, tra i piu' ingegnosi degli ultimi decenni, perche' fondato su una architettata credibilita' che esenta da attenzioni "opportune" su procedure di dubbia ( molto dubbia, moltissimo dubbia, certamente dubbia, documentabilmente dubbia) regolarita'. Eppure, fidatevi, nemmeno le certezze reggono il confronto con la forza delle etichette. Difficile trovare volontari veri che comprano case nel Mar Rosso con i contributi finalizzati all'assistenza dei cani. Difficile trovare volontari veri che adoperano la loro posizione politica per spazzare dalle gestioni di canili pubblici volontari veri, o societa' private per poi accaparrarsi appalti con conseguenti pessime gestioni.
Credo che basti vedere dove sono gli interessi, chi li gestisce, come li gestisce e con quali risultati, al di la' delle operazioni mediatiche studiate a favorire questa o quella organizzazione associativa, questo o quel politico, ed allora forse si comprendera' perche' non si risolve il problema.
Mi piace concludere, come faccio spesso, con una frase che spiega la realta' della situazione: bisogna distinguere chi da una passione si inventa un progetto da chi dai progetti si inventa le passioni. Lavorare guadagnando, pagando tasse ed impiegando risorse umane e' legittimo oltre ad essere il principio su cui si fonda la nostra Costituzione, nascondersi dietro false passioni per sottrarre soldi pubblici illecitamente, non pagando tasse, non contribuendo alla forza lavoro, sottraendo soldi sotto la voce "rimborsi spese"dovrebbe essere, com'e', un vero motivo di vergogna.
Michele Visone, Presidente AssoCanili, Consigliere Nazionale FederFauna
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venerdì 20 settembre 2013
Randagismo, AssoCanili concorda con SIVeLP: ''qualcuno di volontariato ci campa''
"La gestione dei cani randagi e' per il 75% nelle mani delle associazioni animaliste. Ed il business esentasse si allarga con canili, agenzie di comunicazione, uffici legali, ambulatori, staffette, donazioni, eredita', costituzioni di parti civili, ecc." Concorda in buona parte con l'articolo intitolato "+ microchip + sterilizzazioni = - randagi", scritto da Angelo Troi, Segretario Nazionale del Sindacato Italiano Veterinari Liberi Professionisti, il Presidente dell'Associazione di Categoria dei Gestori di Strutture di Ricezione degli Animali Domestici e Consigliere Nazionale FederFauna Michele Visone.
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