venerdì 13 settembre 2013

LE VITE DI CESARE mostra fotografica di Giancarlo Capozzoli dal 23 al 30 settembre presso Ecos Gallery, Roma


LE VITE DI CESARE

fotografie di Giancarlo Capozzoli


a cura di Roberta Giulieni

con il Patrocinio dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale

Inaugurazione lunedì 23 settembre 2013, ore 18.00

Ecos Gallery via Giulia 81/a Roma

www.ecosgallery.com


La Ecos Gallery di Roma presenta, dal 23 al 30 settembre 2013, gli scatti realizzati da Giancarlo Capozzoli, nella Casa Circondariale di Rebibbia, nuovo complesso, sezione alta sicurezza, durante le prove per la messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare, che si sono svolte durante il mese di maggio del corrente anno.

Le fotografie scelte per la mostra sono prevalentemente ritratti degli attori, alcuni dei quali hanno partecipato anche alla realizzazione del film Cesare deve morire dei fratelli Taviani, che, dalla rappresentazione cinematografica della loro vita in carcere, sono passati alla "recita" della loro vita precedente fatta di libertà e omicidio, di lealtà e vendetta, di giustizia, ingiustizia e condanna, attraverso l'interpretazione del dramma Shakespeariano. Perché, credo, che si tratti davvero di vite distinte, diverse, separate, da un prima e da un dopo, da una condizione vissuta nella collettività, nel senso più ampio del termine, ad una di isolamento.

Questi scatti, in bianco e nero, nati con l'intento di documentare il coinvolgimento di questi uomini in un progetto teatrale che desse loro la possibilità di "vivere" e fare esperienza di una nuova possibilità di espressione del se, attraverso la lettura, l'interpretazione e la messa in scena di una storia molto spesso aderente alla loro e attraverso una diversa lettura della propria condizione ed uno scambio con l'altro, vengono formalmente reinterpretate dallo sguardo del fotografo, per restituire la sensazione provata durante l'incontro avvenuto in una situazione di reclusione, in una situazione altra rispetto alla "normale" quotidianità.

Una condizione vissuta senza mezzi termini, in una zona grigia in cui non esistono però le sfumature, almeno non apparentemente. E così dal fondo nero o da una luce accecante emergono volti bianchi e occhi che guardano chi osserva, sguardi aperti e disponibili allo scambio e al racconto di se.

La saturazione usata come mezzo tecnico è la stessa saturazione che viene vissuta da chi ogni giorno vive la medesima condizione, un copione ripetuto, moltiplicato, sempre uguale a se stesso, almeno fino a quando ne viene consegnato uno nuovo, più vicino alla "vita". Come silhouettes, questi uomini ritagliati dall'esperienza di una condizione di libertà, per scelte e azioni al di fuori della "legalità", ricordano quell'umanità colta al limite anche dal grande maestro della fotografia italiana Mario Giacomelli, quegli esseri fragili di Ninna Nanna, I miei fratelli, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, che pur raccontando di disagi mentali, ospizi e vecchiaia, esprimono la medesima condizione di isolamento e separazione, sia da se stessi che dal mondo, che crea a sua volta un'altra forma di fratellanza in cui si trova comunque il modo di ricreare una nuova comunità fatta di individui che si "riconoscono" gli uni negli altri.

L'Umanità prima di tutto abita in questi scatti, quella di uomini al limite delle proprie vite e delle proprie scelte, al limite della vita di borgata, quella da cui provenivano anche i personaggi, non solo personaggi, di Pier Paolo Pasolini, calati ora in immagini memori dei racconti del grande regista e poeta, di quel neorealismo, che talvolta, per l'estremismo dei gesti che narra, cade nella rappresentazione del suo opposto, in una dimensione al limite del surreale. Realtà e surrealtà quasi si fondono, o tendono a coincidere, creando una nuova forma di esistenza. Nasce così una nuova vita come nasce una nuova aggregazione di individui e di umanità, in cui Giovanni, Antonio, Vittorio, Gerardo, Giancarlo, Gennaro, Roberto, Umberto, Angelo, Antonio recitano la parte di Cesare, lo stesso Cesare dalle molteplici vite.

Giancarlo Capozzoli nasce a Napoli il 6 maggio 1977. Nel 2009 si laurea in Filosofia presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Come attore e aiuto-regista, all'interno delle Case Circondariali di Rebibbia, Regina Coeli e il nuovo complesso di Civitavecchia, si occupa del reintegro dei detenuti, e dell'attività da svolgere in carcere anche in funzione terapeutica e re-socializzante.Vincitore della prima edizione del MArteLive nel 2001, ha collaborato con il CIR (Consiglio Italiano Rifugiati), con diverse testate giornalistiche quali La Repubblica, L'Unità, Il Manifesto e Carta, cantieri sociali e scrive per Il Manifesto e Micromega. Attualmente espone presso la Takeaway Gallery di Roma.

Nel corso della settimana, a compendio della mostra, si terranno performance musicali e teatrali.

Inaugurazione lunedì 23 settembre ore 19:
Raffaella Vitangeli legge brani tratti da "Come una bestia feroce", di Edward Bunker.
ore 21, Stefano Scarfone chitarra solo.
martedì 24, ore 20: Hangover duo. Valerio Mileto e Alessio Berardi jazz/tango
mercoledì 25, ore 20: Lilith Primavera e Giulia Anania in "I frattali di Giulia, letture poetiche e suoni
giovedì 26, ore 20: Fabio Ciccalè propone la performance #00#
venerdì 27, ore 20: Ginomaria Boschi chitarra solo
sabato 28, ore 20: Corrado Sciò in "Vuoti di scambio"
domeinca 29, ore 20: Loo Prene dj set




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