Walter Gropius, il padre del Bauhaus, aveva ben chiara l'esigenza di superare l'antica separazione tra arte e vita, tra arte e artigianato: «Architetti, pittori e scultori devono ricondurre ad unità il carattere composito di un edificio. Solo allora il loro lavoro sarà imbevuto dallo spirito architettonico che si è vanificato nell'arte da esposizione. Le vecchie scuole d'arte sono incapaci di creare questa unità. Come potrebbero, dal momento che l'arte non può più essere insegnata? Esse devono ritornare alla pratica di laboratorio. Il mondo del disegno e della pittura, dei progettisti e degli artisti artigiani deve ritornare ad essere il mondo del costruire ( ... ) Non vi è una sostanziale differenza fra artista e artigiano. L'artista è un artigiano ispirato. In rari momenti di ispirazione, momenti che superano il controllo della sua stessa volontà, un particolare stato di grazia può fare sì che il suo lavoro si trasformi in arte. La competenza professionale nel suo mestiere è essenziale al vero artista. Là risiede una sorgente di immaginazione creativa. Lasciateci creare una nuova categoria di artigiani, senza la classica distinzione che alza una arrogante barriera fra artigiano e artista». Nel breve ma intenso periodo di attività della scuola Bauhaus (fondata nel 1919, a Weimar, fu messa al bando dai nazisti e chiusa il 10 aprile del 1933), che ebbe tra i suoi grandi maestri, fra gli altri, Paul Klee e Kandinsky, il concetto dell'arte per l'arte divenne del tutto anacronistico; gli oggetti della quotidianità e i modelli per l'industria entrarono a far parte, con piena dignità, della creazione artistica. A distanza di decenni, anzi, la lezione del Bauhaus sembra concentrarsi, in massima parte, proprio nell' esigenza di portare la fantasia e l'inventiva proprie dell' artista sul terreno concreto della produzione, fosse essa finalizzata all'industria oppure ad oggetti di uso comune. Il Kron di Lucien Rochat si ispira a questo importante capitolo della storia dell' arte contemporanea. E se la sua impostazione geometrizzante trova riscontro in alcune interpretazioni dello spazio proprie dei maestri del Bauhaus, è soprattutto la sua filosofia di base ad avvicinarlo alla scuola di Gropius. Chiariamo meglio. L'orologio è un oggetto di uso assolutamente comune: tutti ne possediamo almeno un esemplare, esattamente come possediamo una sedia o una caffettiera. All'interno di queste categorie, però, è possibile scegliere tra una gamma potenzialmente illimitata di modelli, ognuno rispondente a criteri di estetica e di funzionalità propri, ognuno realizzato con materiali e forme diverse, ognuno, insomma, nato da un diverso progetto creativo. Soprattutto, gli oggetti che appaiono oggi un po' fuori dagli schemi comuni, se sono sorretti da un autentico e profondo progetto creativo, saranno, con molta probabilità, i classici di domani: è accaduto a tanti oggetti nati nel Bauhaus e, con molta probabilità, accadrà al Kron di L.R. : già, perché questo orologio, oltre a possedere una grande forza persuasiva, ha alle spalle la serietà e la professionalità di una Maison che non annovera, nella sua storia, compromessi sulla qualità e l'ispirazione delle sue creazioni. Una Maison nata ufficialmente nel 1925 come "Maison Suisse d'Horlogerie Lucien Rochat", ma con una tradizione ben più antica: la famiglia Rochat era nota nella Vallée de Joux sin dal diciottesimo secolo, quando si dedicava alla costruzione di sofisticati automi e movimenti di precisione. I cronografi Rolex vengono pubblicizzati a partire dagli anni Trenta e dovranno attraversare decenni e subire variazioni e perfezionamenti prima di essere apprezzati anche per la loro estetica, come orologi da indossare con piacere in ogni occasione. Inizialmente i cronografi Rolex vanno in produzione in un numero molto contenuto (la moda dell'epoca puntava su modelli più classici e piatti), condizione che li rende oggi molto preziosi e ricercati. Negli anni '40 l'orologio migliora la propria vestibilità al polso grazie a piccoli accorgimenti tecnici e la Rolex inizia anche a realizzare una serie di cronografi caratterizzati da casse molto particolari, come la Ref. 2705 di misura oversize, le Ref. 2916 e 2917 in stile Art Déco, la Ref. 3529 con cassa quadrata e pulsanti rettangolari e il modello Gabus con cassa carré galbé, angoli arrotondati, ghiera concava e anse a fiocco. Un altro modello avveniristico è il Rolex 6238, noto come pre-Daytona perché anticipatore del celebre modello divenuto un mito dell'alta orologeria. Il 6238 va ricordato anche come ultimo cronografo Rolex con ghiera liscia senza incisione.
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