Il presidente russo ha vinto le elezioni ma sembra aver perso il paese. Soprattutto la classe media, che ora prova a organizzarsi per contrastare lo strapotere dello zar. La sfida a Washington sullo scacchiere Asia-Pacifico e l'immobilismo nel Caucaso del Nord. Il ritorno di Putin Il ritorno al Cremlino di Vladimir Putin è un evento di estrema importanza sotto diversi profili. Le elezioni presidenziali del 4 marzo – e soprattutto le manifestazioni di piazza che le hanno precedute e seguite – segnano infatti uno spartiacque nella storia russa recente. Le prossime mosse dell'opposizione e del circolo di potere fedele al presidente russo sono dunque al centro dell'attenzione dei media, così come i risvolti geopolitici del ritorno di Putin al vertice della Federazione russa – in particolar modo quelli concernenti le relazioni con gli Stati Uniti. Senza dimenticare che Vladimir Terzo dovrà fare i conti anche con i separatisti caucasici. Le scelte dello zar Julia Ioffe ha offerto senza dubbio una delle cronache più interessanti delle manifestazioni di piazza andate in scena a Mosca la notte della vittoria elettorale di Putin. La corrispondente di Foreign Policy dalla Russia, racconta le vicissitudini del leader del partito d'opposizione Russia Giusta Gennadi Gudkov e di suo figlio Dmitri, strattonato e persino fermato dalla polizia nonostante continuasse a sventolare il tesserino di deputato della Duma. Secondo la Ioffe, la decisione di Putin di reprimere le proteste costituisce una conferma del fatto che quando il leader russo si trova in una situazione difficile e deve scegliere tra due alternative, tende inevitabilmente a optare per quella peggiore. [...]
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